“Con i guanti bianchi”, il viaggio di Giosuè Romano tra storia e radici familiari
La presentazione del nuovo romanzo dell'autore malnatese è stata un momento intimo e sincero. Una serata che l’autore ha trasformato in un momento di autentico confronto
La presentazione del nuovo romanzo di Giosuè Romano, “Con i guanti bianchi” (Guida Editori), all’Aula Magna della scuola media di Malnate, è stata un momento intimo e sincero. Una serata che l’autore ha trasformato in un confronto, a tratti anche commovente, con il proprio passato e le proprie radici. Un momento impreziosito dai “musicanti”, tromba e chitarra, che hanno eseguito brani musicali rigorosamente scelti dall’autore (Imagine, Moon river, Ipanema, Il cielo in una stanza e Cielito lindo), dalla splendida voce di Titti Pedroli e dalle letture di Tina e Francesco Romano.
LA TESTIMONIANZA DELLA COMUNITÀ
Una cosa è certa: “Con i guanti bianchi” rivela la cifra narrativa di Romano che ha accettato e affrontato con coraggio la sfida del romanzo storico. Se la sfida è stata vinta lo diranno i lettori. In attesa del sacro responso, ci ha pensato il pubblico dei suoi concittadini, a partire dal sindaco Nadia Cannito, dal consigliere regionale Samuele Astuti e dal presidente della Pro Loco Gianni Furini, a riconoscere il ruolo importante che ricopre Romano nel panorama della cultura malnatese.
L’universalità dei valori che contraddistinguono i personaggi di questo romanzo fa sì che la storia delle famiglie Pisacane, Pepe e Trotta appartenga ad ognuno di noi. Non importa a quale latitudine si svolgano i fatti, ciò che importa è il messaggio che quei fatti fanno arrivare alla contemporaneità.
LA STORIA DEI SARRASTI
La storia si svolge a cavallo di due secoli, tra la fine dell’Ottocento e quasi tutto il Novecento, funestato da due guerre mondiali e una dittatura violenta, ed è ambientata a Sarraste, terra di un’aristocrazia guerriera che popola quella parte della Campania bagnata dal fiume Sarno. «È la zona dell’agro nocerino sarnese – ha spiegato l’autore-. Un’area che prima del dominio romano fu colonizzata dai Sarrasti un popolo pelagico che veniva dal Peloponneso in compagnia del dio Sarru. Il re dei Sarrasti che si chiamava Ebalo, figlio di Telone e di una ninfa che regnavano su Capri, era stato alleato di Enea quando fuggi da Troia. Questo Ebalo era anche alleato del re dei Rutuli che a sua volta era contro Enea».
I NOMI DI FAMIGLIA
Gli antenati di Romano vengono da quell’area, in particolare da Scafati. «I nomi della mia famiglia sono strepitosi – continua lo scrittore -. Il mio bisnonno si chiamava Carlo Antonio e aveva dei figli che si chiamavano Orlando, Rinaldo e Fioravante. Si portavano l’opera dei pupi a casa».
Il titolo di un romanzo, quando non cede alla volontà dell’editore, ha sempre una ragione di essere fondato. “Con i guanti Bianchi” non fa eccezione. «Quando mio nonno, che si chiamava Giosuè, andava a corteggiare mia nonna, che si chiamava Anastasia – spiega lo scrittore – si metteva i guanti bianchi per coprire il verde lasciato sulle mani dopo la raccolta delle mammole (i carciofi ndr)».
RITI PRE-CRISTIANI
Giosuè Romano ci conduce nel cuore di un mondo dove i culti cristiani e quelli pre-cristiani trovano un punto di equilibrio nelle tradizioni contadine. I balli a piedi scalzi davanti al sagrato dei santuari, gli gnocchi a San Pietro e i pellegrinaggi a Lettere e sul Monte Vergine. Un sincretismo affascinante capace di andare oltre le umane cose e perpetuare riti che hanno al centro figure femminili.
Sono loro le grandi protagoniste di questa saga familiare a cominciare da Luciella la Janara, Melina Pepe e Lucia la piccola.
Mimì (Domenico) Pisacane, protagonista con la sua famiglia di un’autentica epopea, durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, ha ereditato a sua volta il nome di una stirpe che ha fatto la storia a cominciare dal quel Carlo Pisacane, grande e sfortunato patriota italiano.
Un consiglio: prima di iniziare il romanzo, rileggete “La spigolatrice di Sapri”.
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