Erminio Frigerio: da Milano a Dumenza, il riscatto di un artista in mostra a Colmegna
Dopo una carriera artistica avvolta nell'ombra, le opere di Frigerio tornano a risplendere con una mostra in programma il 27 ottobre nella frazione lacustre
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Nelle foto lo scultore Francesco Messina che premia Erminio Frigerio con medaglia d’oro
Talvolta dai meandri della storia, quasi all’improvviso, si manifestano inattesi bagliori. Si tratta di artisti rimasti immeritatamente in ombra, oscurati dalla fama di chi è stato lesto ad accaparrarsi il giudizio non sempre oggettivo di sedicenti critici d’arte. Il tempo però è un grande giustiziere, soprattutto quando inevitabilmente si attenua il fragore pubblicitario di artisti costruiti più per motivi commerciali che per genuina espressione. Non così è stato per Erminio Frigerio che avrebbe potuto avvalersi dell’amicizia e della stima di illustri scultori coi quali ebbe modo di collaborare presso la fonderia d’arte Battaglia di Milano.
C’erano tra loro gli Francesco Messina che lo premiò con medaglia d’oro, c’erano Giacomo Manzù, Enrico Manfrini, Arnaldo Pomodoro ed altri grandi maestri dell’arte contemporanea. Nessun sentimento di vanagloria lo attraversò anche se trascorreva notti insonni per elaborare un nuovo linguaggio espressivo che gli consentisse di evadere dalla prosastica realtà quotidiana per ripercorrere a ritroso le epoche passate, affascinato com’era dall’antica civiltà egizia con le sue opere monumentali, ma anche con un suo decorativismo geometrico non privo però di raffinatezze cromatiche. Nel campo della scultura, Erminio privilegiò i volti familiari e quelli della cerchia amicale in cui trasfondeva un’intensa partecipazione emotiva. Ed è questo flusso di sentimenti che conferisce valore imperituro alle sue opere.
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Lo percepiranno gli intenditori d’arte visitando domenica 27 ottobre la sua mostra presso il Ristorante Miralago di Colmegna, in occasione della “pizzoccherata” benefica a sostegno del villaggio di Nzong. Potranno, infatti, riscoprire il lascito di un’artista che ebbe l’immotivato timore di non essere all’altezza di altri coetanei più disinvolti di lui.
Eppure, come gli artisti rinascimentali, anche Erminio, dopo gli studi a Brera, sotto la guida del maestro Eugenio Pelini, si formò in una bottega d’arte, la fonderia più prestigiosa della Milano del tempo. Ora la critica renderà, purtroppo tardivamente, giustizia ad un uomo che, nell’ottica della filosofia socratica, fu un vero sapiente guidato dalla consapevolezza che in ogni istante della propria vita possano aprirsi sconosciuti orizzonti del sapere. Una riabilitazione postuma per un’artista che non si è lasciato sedurre dalle ingannevoli malie di evanescenti sirene per concentrarsi su una sofferta ricerca di nuove forme espressive.
Erminio Frigerio aveva scelto come suo “buen retiro”, dopo il pensionamento, la casa di Stivigliano nel comune di Dumenza. Qui, nel 1988, aveva finalmente raccolto la produzione artistica di tutta una vita in due esposizioni al salone “Raffaele Casnedi” di Runo e al Centro Culturale “Vittorio Sereni” di Agra. Un successo inaspettato per un uomo che aveva fatto della modestia una regola di vita. Poi nel 1997 la scomparsa.
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