In aula a Varese parla l’amministratore pubblico accusato di maltrattamenti: “Mai cinghiate a mio figlio, la nostra non era la casa dell’orco”
L’uomo, 60 anni, titolare di una carica elettiva nel Varesotto ha preso la parola durante l’esame di fronte al giudice: “Contesto i metodi del codice rosso, che hanno distrutto la mia famiglia”
«Mai visto violenze in quella casa». Sfilano due fratelli, una cognata, un amico di famiglia, l’ex vicesindaco e il messo comunale. Tutti a dire che no, che lui, l’amministratore pubblico della provincia di Varese a processo per maltrattamenti in famiglia ai danni della moglie e del figlio minore (è per questo che mai faremo il nome della località e del personaggio, sebbene pubblico poiché ricopre carica elettiva: proprio per non rendere riconoscibile il giovane, che è parte offesa). La vicenda è ormai nota alle cronache, punta di spillo dinanzi all’enorme mole di maltrattamenti in famiglia che compaiono quotidianamente dinanzi ai collegi giudicanti del Varesotto, e dell’intera penisola, ma non per questo reati minori. Anzi.
Il punto sono i fatti di cui l’uomo, 60 anni, è imputato: di avere cioè maltrattato il figlio minore dal 2018 al maggio 2021 con percosse con cucchiaio in legno e cintura dei pantaloni e per averlo apostrofato come buono a nulla e con epiteti da biasimare se rivolti a chiunque, e in special modo ad un minore, più ancora se tuo figlio: «Checca, frocio, finocchio…». E poi di aver maltrattato la moglie fra il paese di residenza e le località di mare dove la coppia si recava per le vacanze, dal 2004 al maggio del 2021 (anche in questo caso parole pesanti rivolte alla consorte, ma anche sberle e spintoni rivolti alla consorte, che ha così deciso di denunciare facendo scattare il “codice rosso”).
Dunque è stato il giorno della difesa dell’imputato (salvo una prima testimone d’accusa, l’ultima, vale a dire l’amica della moglie che l’ha ospitata in casa per qualche giorno) testimoni chiamati dal difensore avvocato Marco Bianchi che tutti hanno negato condotte violente o irriverenti dell’imputato rivolte alle parti offese rappresentate in giudizio dall’avvocato Riccardo Rolandi Riccardi. E poi ha parlato l’imputato.
Ha scelto la strada dell’esame, di fatto senza domande di pm (dott.Carlo Bray) e parte civile: semplicemente una serie di spontanee dichiarazioni che hanno portato alla ricostruzione del menage familiare scomposto, studiato, analizzato compiutamente durante l’intera fase dibattimentale, tanto da aver ascoltato nella precedente udienza le due figlie maggiorenni dell’imputato che hanno con le loro dichiarazioni scagionato il padre. «Finalmente dopo oltre 3 anni posso dare la mia versione», ha esordito il sessantenne specificando di conoscere la moglie dal 1996: «Abbiamo passato insieme 25 anni di vita, fatto tre figli, e in questi anni non vi è mai stata alcuna difficoltà psicologica da parte sua».
L’imputato, oltre a criticare apertamente il sistema del “codice rosso“ contro le violenze domestiche poiché ha innescato un procedimento tale da allontanare il figlio dalla casa famigliare – «ora vive come un emarginato: come è possibile, in virtù di quel meccanismo portare via dalla sua famiglia un bambino perché pilotato dalla madre?» – ha respinto con fermezza le accuse che gli vengono mosse: «Ma quali cinghiate? Quali sedie date sulla schiena? Non ho mai picchiato nessuno. La nostra non era la casa dell’orco che spaventa tutti».
I motivi dell’allontanamento della moglie secondo l’imputato sono da ricercarsi nell’esito di un delicato intervento chirurgico che avrebbe cambiato la moglie, allontanatasi via via dalla famiglia «perché resasi conto che non era in grado di gestire la situazione, di stare dietro alla casa». Un esame durato quindici, venti minuti dove è stata data la possibilità al Collegio – presidente dottor Andrea Crema – di ascoltare senza alcuna interruzione quanto l’uomo ha voluto specificare in merito alla sua condizione di imputato quindi innocente fino a prova contraria. Ora il giudice dovrà sentire l’ultimo teste, una psicologa che ha redatto una consulenza tecnica d’ufficio nelle more di un procedimento civile di separazione, e in seguito si passerà alla discussione prevista per la fine di novembre. Poi la decisione.
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