Le castagne spingono il turismo d’autunno, ma in provincia di Varese la produzione è sottotono: -40%
L’andamento climatico e le piogge di inizio autunno hanno condizionato pesantemente la raccolta, anche se le pezzature sono buone. Ridotta anche la finestra temporale utile
Luci, ma soprattutto tante ombre per la raccolta delle castagne nel Varesotto: buone pezzature, ma raccolta in forte calo (si parla di un 40% di flessione rispetto alla media): inoltre, prodotto da lavorare subito, causa umidità. E un periodo di raccolta ridotto, entrato nel vivo dopo la prima settimana di ottobre e ormai alle battute finali, con le ultime due settimane di raccolta.
Dalla raccolta fai da te a quella professionale, il risultato non cambia: poche castagne nei boschi della provincia prealpina, molte meno del solito. Colpa del clima eccessivamente piovoso di queste settimane, con una situazione diametralmente opposta all’annata passata: nel 2023, di contro, era stato invece un quadro eccessivamente secco a penalizzare la stagione.
Indispensabile alimento per la sopravvivenza di molte generazioni di contadini, oggi marroni e castagne stanno provando a tornare al centro della vita delle comunità montane alimentando anche un turismo di prossimità che prolunga la stagione, oltre a rappresentare un’opportunità di integrazione del reddito agricolo per diverse piccole aziende, per lo più a conduzione famigliare.
Il castagno è da sempre l’ultimo dei frutti estivi a sbocciare ma questa tendenza sarà sempre più accentuata in futuro: si tratta di una specie arborea che soffre il caldo e gli sbalzi termini e quest’anno si sono visti entrambi. Se non piove la pianta blocca l’accrescimento dei ricci in attesa dell’arrivo delle nuove piogge anche deboli di settembre quando riprende a vegetare continuando così a sviluppare i suoi frutti.
«La scarsità di raccolto accentua la necessità di controllare bene la provenienza sugli scaffali della distribuzione, dove stanno arrivando diverse produzioni straniere sbarcate sul nostro mercato da Turchia, Grecia, Spagna e Portogallo. Ancora peggiore è – spiega Coldiretti Varese – la situazione dei trasformati, per i quali non vi è l’obbligo di etichettatura di origine e per le farine di castagne che, non avendo un codice doganale specifico, non è neppure dato a sapersi quante ne vengano importate».
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