Per la morte di Filippo Guenzani aperta in Francia un’indagine giudiziaria, “era un ragazzo d’oro”
È pesante la perdita per lo sportivo di 38 anni molto conosciuto negli ambienti sportivi di Casorate Sempione. Lo stazio della moglie: “Abbiamo fatto e visto cose all'estremo di questa esperienza umana. Ti amerò per sempre”
Una grande perdita, che lascia senza parole. E non solo per i parenti partiti domenica notte alla volta della Francia, dopo che le autorità locali avevano avvisato i Guenzani, imprenditori del settore alberghiero e dell’intrattenimento sportivo a Casorate Sempione, che c’era da riconoscere la salma. Sono partiti alla volta dell’Alta Savoia per Filippo, 38 anni, morto a causa di qualcosa che non ha funzionato nel suo lancio dalla «chaîne des Fiz».
Le comunità che lo piangono sono quelle di Gallarate, dove era nato, e di Casorate Sempione, sua seconda casa fino all’età universitaria al Politecnico di Milano, dove si era laureato in ingegneria meccanica. Dopo le prime esperienze lavorative, con compiti di grande responsabilità nel settore motoristico presso “FCA”, ha ricoperto un incarico di maggior rilevanza in Maserati, lavorando per anni a Modena, sede centrale.
Successivamente, ha deciso di tornare a Casorate per occuparsi del settore sportivo dell’attività dei genitori, fino a quel nuovo incarico che l’aveva portato negli Stati Uniti, dove ha scoperto la passione per il volo e il base jumping, quelle ali indossate che permettono di lanciarsi in picchiata, librarsi come un’aquila e poi planare. Dopo l’accaduto, a piangerlo c’è la grande famiglia degli sportivi di questa disciplina che non perdona.
Lo sapeva, Filippo: «Abbiamo perso degli amici sulla strada del volo veloce. Sappiamo che ogni errore che facciamo potrebbe portarci alla morte. In tutte le lunghe camminate verso l’uscita portiamo con noi questo peso. Niente di bello a questo mondo ha un prezzo basso, più alto è il prezzo, più capisci quanto vuoi quella cosa specifica», scriveva il 7 settembre sul suo profilo Facebook.
Ma cosa è accaduto di preciso sulle montagne dell’Alta Savoia? Nessuno, per il momento, lo sa. O meglio, le autorità francesi, i vertici della Gendarmerie Nationale della Compagnia di Chamonix-Mont-Blanc, in ossequio alle tanto discusse regole sulla presunzione di innocenza che viene pretesa con discrezione anche oltralpe, fanno sapere che c’è un’indagine giudiziaria in corso e che pertanto non è possibile fornire dettagli utili a ricostruire quanto avvenuto, in particolare per capire quali accertamenti tecnici sono stati disposti e se vi siano o meno testimoni dell’accaduto, e quale abbigliamento tecnico indossava la vittima.
La stampa locale, con cronache piuttosto sobrie, ha liquidato la vicenda come un incidente, fatto molto probabile, visto che ci sono già state tre vittime di questa disciplina sportiva estrema negli ultimi mesi.
Vittime lombarde, come Raian Kamel, 36 anni, bresciano, scomparso il 6 agosto scorso in Alto Adige. E il caso di Alessandro Fiorito, ex pilota d’aereo di Gallarate che ha perso la vita ad Abadia Lariana per la sua “vela“ che mal si è aperta al momento del rientro a terra.
Filippo Guenzani è stato trovato nel fondovalle da un residente che ha dato l’allarme poco prima delle 15 di domenica, anche se è probabile che il volo sia avvenuto nella mattinata dello stesso giorno. Rimane il vuoto e l’amarezza per la perdita di un giovane educato, rispettoso delle regole e dei ruoli: «Un ragazzo d’oro. Era il figlio dei proprietari, ma mi chiedeva ogni volta, dandomi del lei, se potesse giocare a tennis. Ai tempi ero presidente del circolo tennistico “Le Querce“. Lo conosco da quando era bambino, e per quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo, è una perdita enorme», ha spiegato Mario Rossetti, amico di famiglia e per vent’anni presidente del circolo tennistico “Le Querce“.
La moglie della vittima, anche lei appassionata di volo libero, ha dedicato parole dolci e al contempo strazianti al suo compagno di vita: «Amore, gli anni più belli della mia vita, i voli e i salti più belli sono stati quelli insieme. Abbiamo fatto e visto cose all’estremo di questa esperienza umana. Abbiamo condiviso tante piccole cose, tanti viaggi e la gattina. Grazie per tutto quello che mi hai dato. Ti amerò per sempre».
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