Caporalato a Samarate, nella fabbrica vivevano anche bambini. “Potenziare i controlli degli Ispettorati”
Il caso della fabbrica illegale vicino a Malpensa, dove erano ricavati anche alcuni alloggi indecorosi, è finito alla ribalta a livello nazionale come caso di caporalato. "Una piaga che colpisce da Nord a Sud" dice il senatore dem Alfieri. È il quarto caso di fabbriche abusive scoperte nel Gallaratese, che lavorano con la moda
La notizia che ha avuto una eco anche nazionale: la scoperta di una fabbrica illegale, con lavoratori in nero e ridotti a vivere nel capannone, a Samarate, nell’opulento territorio intorno al principale aeroporto di Milano, Malpensa. Un caso che ha colpito anche per un altro elemento: all’interno dello stabile vivevano, nelle stanze ricavate abusivamente, anche alcuni bambini e ragazzini, in condizioni indegne.
La maggior parte di loro si sono poi trasferiti subito presso parenti o conoscenti, tranne un dodicenne che – insieme alla madre – è stato per alcuni giorni in un alloggio di emergenza trovato dal Comune di Samarate, prima che la madre trovasse un’altra sistemazione.
Dentro nella fabbrica illegale le famiglie vivevano in cubicoli indecorosi, con vestiti e cibo accumulati negli stessi spazi, privi di servizi degni. Aree “residenziali” ricavate in modo totalmente abusivo (per questo, oltre all’imprenditore cinese, è finito nei guai anche il proprietario dello stabile, denunciato per abusi edilizi)
«Sul tema dei diritti e la tutela dei lavoratori non facciamo ancora abbastanza ed episodi come questo, in territori che si pensano immuni, lo testimoniano». Lo dice il senatore Alessandro Alfieri. «Grazie al lavoro di indagine delle Fiamme Gialle del comando provinciale di Varese apprendiamo che anche nella nostra provincia ci sono realtà che si avvalgono del caporalato. Una piaga che colpisce da Nord a Sud e per la quale non facciamo ancora abbastanza in termini di prevenzione e repressione».
«A Samarate, come in altre parti d’Italia, gli episodi di caporalato colpiscono le fasce più vulnerabili della società, come immigrati o minori, che privi di ogni conoscenza sui loro diritti si ritrovano quotidianamente a svolgere turni massacranti di lavoro in condizioni igienico sanitarie indegne per qualsiasi paese civile» continua Alfieri. «Non c’è progresso economico e sociale che possa prescindere dalla tutela dei diritti del lavoratore e da una paga giusta. Per questo – conclude – è necessario potenziare l’attività di controllo degli ispettorati del lavoro e promuovere iniziative di formazione sui diritti dei lavoratori».
Quei laboratori che producono per la moda italiana
L’ultimo aspetto che ha fatto notizia, di questa vicenda (l’irruzione della Finanza è di inizio ottobre, anche se resa nota solo oggi), è il fatto che la fabbrica abusiva produceva capi di abbigliamento per conto di griffe della moda italiana, che li rivendevano a prezzi notevoli, “a due zeri”. I nomi delle griffe non sono stati resi noti, anche perché solitamente in casi come questi i capi vengono confezionati in subappalto, il che non sempre consente di dimostrare che i primi committenti fossero consapevoli delle condizioni di produzione.
La normativa italiana infatti non prevede la completa tracciabilità, dunque non consente di estendere la responsabilità (neppure quella etica) ai committenti, nonostante da tempo ci siano pressioni – con una campagna nazionale – perché si arrivi a una filiera trasparente, in collegamento con un’iniziativa internazionale.
Tra l’altro non è l’unico caso in zona del Gallaratese: nel 2017 era stata individuata dai Carabinieri una fabbrica abusiva a Lonate Pozzolo che produceva parti di capi di lusso, nel 2018 erano stati scoperti dalla Polizia due laboratori a Gallarate e Samarate, in condizioni ancora più gravi dal punto di vista della sicurezza.
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