La musica de “Il Muro del Canto” porta a Milano l’aria friccicarella di Roma
Un successo il concerto della band romana "Il Muro del Canto" al circolo Arci Bellezza di Milano. Fra i brani proposti dal nuovo album anche un omaggio a Pierangelo Bertoli
C’era un po’ di tutto fra il pubblico che ha raggiunto l’Arci Bellezza mercoledì 27 novembre per il concerto della band folk rock “Il Muro del Canto”.
Romani trasferitisi a Milano, gente che magari ha vissuto qualche anno nella Capitale e prova nostalgia per le strade intorno al Pigneto, ma anche ragazzi dal perfetto accento meneghino, che cantavano i brani del repertorio della band a squarciagola.
La formazione romana è tornata nel capoluogo lombardo dopo un anno e mezzo dall’ultimo concerto, in un tour che li sta facendo scorrazzare per tutto lo Stivale, con serate a Pescara, Salerno, Torino, Bologna (stasera, 28 novembre, ndr) e Siena, in attesa dei prossimi mesi quando gli appassionati musicisti potrebbero tirar fuori dal cilindro altre date.
Occasione per questo viaggio, la presentazione del nuovo album “La mejo medicina”, ricco di brani diversi fra loro, ma nei quali si registra fedele il marchio della band, che – senza mai dimenticare le tradizioni e mamma Roma – sa parlare di emozioni, amicizia, abbracciando temi sociali e guardando in faccia le contraddizioni del crescere e del diventare adulti.
L’album è stato anticipato dall’uscita del singolo “Montale” e le grida entusiaste del pubblico alle prime note, mostrano come in breve tempo sia già entrato di diritto fra le hit più amate.
Il dramma della disoccupazione fra le canzoni della band
Fra le canzoni nuove, uno dei momenti più attesi è stata l’esibizione con Bianca Giovannini, che con intensità ha duettato con Daniele Coccia Paifelman sulle note di “Sotto n’artro cielo”: brano che sa parlare dello smarrimento del crescere e di disoccupazione, delle difficoltà a reinventarsi da adulti perché “nun se impara a quarant’anni a annà a rubbá”. Versi che narrano di quando un treno o un’auto caricata all’inverosimile possano rappresentare la sola via di fuga da un’esistenza all’insegna del precariato.
Il problema dei “cervelli in fuga” e la dignità del lavoro come urgenza umana non sono slogan da partiti o propaganda, “Il Muro del Canto” lo ha raccontato anche questa volta come sa fare: con le parole, la musica, l’uso del dialetto che avvicina e toglie le maschere.
L’omaggio a Bertoli fa cantare tutti
Ovazione anche per il tributo a Pierangelo Bertoli, omaggiato nell’ultimo album con una reinterpretazione del brano “Eppure Soffia”. Come in tutta la sua carriera, la band romana sa schierarsi e prendere posizione e in questi anni di contraddizioni e disastri ecologici, sceglie un inno alla salvaguardia all’ambiente.
Emozionati dall’affetto della gente e capaci di divertirsi insieme a loro, “Il Muro del Canto” ha regalato, a questo angolo di Milano in via Giovanni Belllezza, una serata da gustare e cantare. Occasione anche per presentare i nuovi membri del gruppo e rinnovare quel patto di lealtà con chi li segue, inciso in ogni canzone.
E in ogni brano ciascuno dei presenti ha potuto ritrovare solo emozioni autentiche, quelle che passano dal tritacarne della vita: un modus vivendi che si spoglia di metafore astratte e si concretizza in gesti reali.
Sentimenti che puoi toccare, come un amico che ti versa un bicchiere di vino e ti ascolta parlare di quello che non va. Perché dopotutto, a noi, a tutti noi “ce frega il core”.
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