La storia di Andrea Volpe e le Bestie di Satana raccontata da Gianluca Herold
L'autore è stato alla libreria Mondadori di Arona per presentare il suo libro "Il più bel trucco del diavolo". «C'è ancora molto da scoprire intorno a questo caso»
Era il 2004 quando l’Italia si accorse delle Bestie di Satana: la setta ispirata al satanismo attiva in provincia di Varese e responsabile degli omicidi di Chiara Marino, Fabio Tollis e Mariangela Pezzotta e del suicidio indotto di Andrea Bontade. A 20 anni di distanza, Gianluca Herold racconta la storia di Andrea Volpe (uno dei membri più influenti del gruppo) nel libro Il più bel trucco del diavolo edito da Rizzoli. L’autore ha presentato il libro alla libreria Mondadori di Arona giovedì 21 novembre.
L’infanzia difficile, l’abuso di droghe, l’ingresso nella setta, gli omicidi, il carcere e infine il matrimonio. Gianluca Herold ripercorre la vita di Andrea Volpe con precisione e lucidità. Il libro è frutto di un lungo lavoro di ricerca tra carte processuali, perizie psichiatriche e le testimonianze di chi Volpe lo ha conosciuto in momenti diversi della sua vita; ma soprattutto delle numerose interviste che l’autore ha svolto a tu per tu con lo stesso Volpe nel corso di due anni.
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È servito infatti del tempo prima che tra l’autore e Volpe si instaurasse un rapporto di fiducia. «Inizialmente – ricorda Herold – Volpe tendeva a esagerare la sua statura di criminale. Solo dopo diversi incontri decise di raccontare i suoi anni all’interno delle Bestie di Satana con maggiore sincerità. “Eravamo degli scavazzati” mi confessò un giorno».
Il Volpe che si racconta nel libro è come una moneta con due volti, che oscilla tra una personalità timida e spaventata legata alla sua infanzia e un’altra più impulsiva e aggressiva. «È un uomo – racconta Herold – alla ricerca del suo equilibrio. Al momento, Volpe ha alcune persone vicino a lui che lo stanno aiutando in questo percorso, ma se un giorno queste persone non dovessero esserci più, nessuno può sapere come affronterebbe quel momento».
Se da un lato Il più bel trucco del diavolo riesce a restituire un’immagine di Andrea Volpe come persona a tutto tondo (raccontando la sua vicenda e le sue difficoltà senza mai giustificare le sue azioni), il libro lascia però immaginare quanto ancora rimanga da conoscere su questo caso. «Nelle carte del processo – sottolinea l’autore – c’è una nota con elencati i traumi degli imputati. Per Andrea Volpe si indica solo l’abuso di sostanze, ma in questo libro ho mostrato che in realtà nella sua storia c’è molto di più. Ci si domanda quindi, quanto ancora si potrebbe trovare scavando nel passato degli altri?».
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