L’ultima frontiera dell’informazione tra podcast e digital journalism. Gli esempi di Will e Chora Media
Francesca Milano e Luca Castelli hanno raccontato come è fatta una media company dove al posto dei giornalisti ci sono gli autori, i producer, i creator e sound designer e al posto dei lettori c'è una community
Un giornalismo di frontiera o l’ultima frontiera del giornalismo o forse il primo avamposto oltre il giornalismo. Il podcast e il digital journalism possono essere tutte e tre le cose. Di questo si è parlato nel primo incontro del mattino di sabato a Glocal, il festival del giornalismo di Varesenews, con Francesca Milano, head of Chora Live, e Luca Castelli, responsabile social di Will.
Will e Chora Media sono due realtà sorelle che condividono anche la stessa sede: «Non la chiamo redazione perchè siamo una media company che mette insieme competenze di diversi settori: abbiamo autori, social media manager, creator, creativi, videomaker» – ha spiegato Luca Castelli. «Competenze che lavorano insieme a differenza di ciò che avviene in una redazione dove la figura principale sono i giornalisti e gli altri sono figure collaterali» – ha spiegato Francesca Milano che ha aggiunto altre figure professionali necessarie per un podcast come il sound designer, e il producer.
Non per questo l’informazione che viene veicolata ha un valore minore anche perchè è, come sempre, il lettore il giudice supremo e se i giornali perdono appeal a vantaggio di podcast e piattaforme social un motivo ci sarà: cambia la società, cambiano gli strumenti, cambiano le esigenze.
Nell’ambito del podcasting si tratta di approfondimenti verticali creati per community molto circostanziate e super interessate: «I podcast sono essenzialmente un approfondimento di un fatto o di una storia. Ci sono i podcast che analizzano fatti del passato come la maggior parte delle storie crime oppure quotidiani che approfondiscono una notizia o una vicenda». Anche per quanto riguarda Will l’attenzione alle regole del giornalismo è fondamentale e il pubblico è una comunità che cerca quel tipo di informazione: «Quando scegliamo un tema da trattare che sia attraverso un video o un meme l’attenzione ai dati e alla veridicità è comunque fondamentale».
Queste due realtà, così come altre (Torcia o Factanza), sono da qualche tempo sotto la lente d’ingrandimento dell’Osservatorio del Giornalismo Digitale realizzato in collaborazione con il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti anche perchè l’intreccio tra marketing e informazione è continuo e necessario. Francesca Milano ha spiegato che nel processo di scelta della realizzazione di un podcast la questione della sponsorizzazione è importante: «Quando si tratta di storie esterne, che richiedono anche uno sforzo economico perchè va pagato l’autore, questo aspetto va tenuto in considerazione».
In Will, invece, il ragionamento alla base delle partnership pubblicitarie si basa sull’accettazione da parte del committente di sposare una linea di cambiamento: «I progetti commerciali – ha affermato Luca Castelli – sono integrati coi progetti editoriali. I contenuti in partnership riguardano temi di cui parleremmo comunque ma senza budget sarebbe impossibile realizzarli. I partner che ci scelgono non entrano nel contenuto. Un’azienda che collabora con noi deve far parte del cambiamento».
Infine è stato affrontato il tema dei dati: «A Chora i dati sono fondamentali per valutare un progetto ma non sono l’unico metro di giudizio. La principale piattaforma di distribuzione che è Spotify (70%del mercato, gli altri sono Apple Podcast e Amazon) ha un problema di discoverability che ci penalizza e fa entrare e uscire un podcast dalla classifica seguendo diversi criteri. Abbiamo podcast a cadenza quotidiana o settimanale che hanno un pubblico importante (anche 100 mila ascolti) mentre sono rari quelli seriali che hanno successo (come ad esempio Pablo Trincia)». A Will i dati sono fondamentali per capire cosa si aspetta il pubblico: «Siamo una realtà data driven e abbiamo una figura specialistica che analizza i dati».
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