Pensioni contributive: il futuro imminente che cambia il welfare
Entro pochi anni, tutti i lavoratori riceveranno pensioni basate sul sistema contributivo. Al seminario Fabi di Varese, il sindacato affronta le sfide di un cambiamento che richiede previdenza complementare e formazione continua
Non capita tutti i giorni di assistere a un seminario dedicato a dirigenti sindacali provinciali nella sala di un cinema. Per parlare di esodi, pensioni, assegno straordinario e previdenza complementare, la Fabi provinciale ha scelto la Sala Saturno del Cinema Multisala Impero di Varese.
“Regista” di questa operazione è stato Vincenzo Saporito, responsabile del dipartimento nazionale welfare della Fabi, con l’aiuto alla regia di Alessandro Frontini, segretario provinciale Fabi.
(nella foto da sinistra: Frontini e Saporito)
La cifra dei lavoratori bancari coinvolti nei processi di ristrutturazione in Europa è impressionante: negli ultimi dieci anni sono stati fatti 400mila licenziamenti collettivi. Alla luce di questa situazione, parlare di ammortizzatori sociali a una platea di bancari, potrebbe sembrare facile. Ma non è così. Le implicazioni di questi processi sono molteplici e complesse. E non esistono risposte semplici a problemi complessi. Nel caso di un lavoratore esodato, bancario o non bancario che sia, i livelli di analisi sono almeno quattro: si passa da un piano strettamente economico a un impatto sociale, che va declinato a sua volta a livello famigliare e poi individuale.
L’ASSEGNO STRAORDINARIO DEI BANCARI
Per affrontare questa complessità sono fondamentali gli strumenti normativi a disposizione del sindacato a cominciare dagli ammortizzatori sociali di settore. Uno di questi è senz’altro l’assegno straordinario che consente ai bancari di uscire volontariamente dal mondo del lavoro in un modo “dolce”. «Il sistema bancario italiano è in ristrutturazione da anni e questo trend continuerà ancora – – ha detto Saporito -. Abbiamo creato uno strumento autofinanziato, quindi non a carico delle finanze pubbliche, che ci ha permesso di gestire queste ristrutturazioni in un modo socialmente accettabile garantendo un equilibrio sociale. I lavoratori sono stati accompagnati con una prestazione equivalente a quella della pensione».
Questo strumento normativo è stato dunque fondamentale per attenuare le tensioni occupazionali e gestire in Italia un calo di circa 80.000 unità lavorative. «A differenza di altri paesi europei, il sistema italiano ha dimostrato maggiore efficacia grazie a una combinazione di norme e contrattazioni sindacali» ha sottolineato il responsabile welfare della Fabi.
SULLA PENSIONE NON V’È CERTEZZA
Quando si parla di pensioni e previdenza in Italia, c’è un problema relativo alla normativa che è stratificata e in continua evoluzione. Questo è un aspetto che non aiuta il lavoratore a prendere una decisione con la certezza di aver fatto la scelta giusta. «È indubbio che le continue modifiche legislative hanno complicato la gestione del sistema previdenziale – ha ribadito Saporito -. Questa situazione ha reso necessaria una costante attività di armonizzazione da parte delle organizzazioni sindacali, che devono tener conto di eccezioni e particolarità durante le trattative. Inoltre, guardando al futuro, emerge una problematica cruciale: nei prossimi 10-15 anni, i lavoratori – non solo quelli del credito – riceveranno pensioni esclusivamente contributive, inferiori rispetto a quelle attuali. Questo richiede azioni preventive, soprattutto per colmare il divario lasciato dal sistema pubblico».
LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE
In un quadro del genere, emerge l’urgenza di promuovere la previdenza complementare e di far passare, fin dall’inizio della carriera lavorativa, l’importanza di accantonare risorse per la futura pensione. Sulla mancanza di questa consapevolezza tra i giovani, pesa moltissimo la precarietà dei loro percorsi lavorativi.
La Fabi si sta muovendo in questa direzione con azioni precise: diffondere sul tema una informazione capillare – sono già venti le province in Italia che hanno ospitato seminari sull’argomento – e sollecitare il legislatore.
FORMAZIONE CONTINUA
«Recentemente abbiamo presentato in Parlamento alcune proposte per rendere l’adesione alla previdenza complementare automatica, sul modello di quanto avveniva prima del 1993 – ha concluso Alessandro Frontini segretario provinciale Fabi – . E poi c’è la formazione come stiamo facendo questa mattina. Riteniamo che non sia possibile fare buon sindacato senza una formazione continua e aggiornata. La Fabi ha realizzato un sistema formativo nazionale, con format generali e specifici, e viene lasciata a ogni provincia la libertà di personalizzare le tematiche in base alle esigenze locali. Noi abbiamo intrapreso entrambe le strade: aderiamo alla formazione nazionale, ma appena c’è l’interesse dell’iscritto su determinati temi chiamiamo i massimi esperti a livello nazionale per formare i nostri quadri dirigenti, in modo che siano in grado di rispondere alle necessità degli iscritti e di contribuire attivamente alla crescita professionale e personale dei lavoratori».
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