Quel trillo al comando della Polizia di Gallarate che fa scoprire una storia di violenza

Alla tavola rotonda promossa da Francesca Caruso anche un episodio che racconta le difficoltà di conquistare la fiducia delle vittime di violenza. Un lavoro che cresce anche grazie a nuove professionalità

Tavola rotonda violenza

La giornata contro la violenza sulle donne serve «affinché nessuna debba mai più affrontare la violenza da sola», dice l’assessora alla Cultura di Regione Lombardia Francesca Caruso, che ha promosso una tavola rotonda sul tema, a Gallarate, città dove da delegata alla sicurezza ha lavorato molto sul tema della prevenzione e del contrasto.

Ascolto è una parola centrale. È una postura, una predisposizione, ma è anche una capacità che si costruisce nel tempo e che costituisce una professionalità da acquisire progressivamente, anche nelle forze dell’ordine.

Lo racconta anche un episodio – uno tra tanti – ricostruito dal comandante della Polizia Locale di Gallarate Aurelio Giannini: una giovane donna vittima di violenza da parte dell’ex compagno.
Una vicenda che viene alla luce lentamente, grazie alla comprensione e alle capacità di un agente del comando gallaratese. A partire dal campanello suonato a tarda sera al comando di via Ferraris: «La donna ha detto che aveva sbagliato a suonare al comando» raccontaGiannini. «L’agente ha controllato ha visto con telecamere, ha visto la lite con il fidanzato, è uscito in strada. Lei sul momento ha detto che andava tutto va bene, l’agente le ha chiesto comunque le generalità: grazie a una richiesta di residenza appena presentata ha recuperato il numero di cellulare e ha mandato un messaggio, garbato e chiaro, per chiedere se avesse bisogno. La ragazza solo la mattina dopo ha ammesso che lui non si rassegna alla fine della storia».

Da quel primo contatto è emersa una storia già articolata di violenza: il compagno, divenuto poi ex, la umiliava in ogni modo, in un caso la fa dormire in auto in inverno, un altro giorno la chiude in casa senza chiavi. Lei – rimasta incinta – finisce per abortire, alla fine è costretta anche a perdere il posto di lavoro (erano colleghi), per sfuggire a lui. «Una sera rischia di essere presa a pugni in strada, viene salvata solo da un automobilista in transito che interviene.
Poi lui la minaccia con un coltello: è quello il momento in cui decide di rivolgersi a noi, suonando quel campanello.

L’esito di quella storia di violenza era poi finito sui giornali: una sera l’ex compagno aveva seguito la ragazza, che era con un’amica, e l’aveva speronata: in quell’occasione era intervenuta la Polizia di Stato, la collaborazione tra i due comandi aveva poi consentito di far emergere pienamente la gravità e le prove (l’uomo è stato condannato in tribunale).

All’incontro promosso da Caruso con associazione Artemide di Francesco Carbone, le forze dell’ordine hanno raccontato come negli ultimi anni la formazione per l’ascolto delle vittime di violenza sia stata migliorata, così da assicurare una presenza garantita su tutto il territorio, nelle diverse articolazioni della Polizia di Stato e nel presidio territoriale dei Carabinieri, che prevede in ogni realtà marescialli e ufficiali appositamente formati (si usa il maschile, ma ci sono anche militari donne, come il maresciallo Virginia Convertino referente per la compagnia di Gallarate).

I dati continuano a mostrare una realtà che ancora talvolta si mette in dubbio: «La violenza avviene quasi esclusivamente dentro le mura domestiche».
Il vicequestore Luigi Marsico e il capitano Pierpaolo Convertino, rispettivamente per la Polizia e per i Carabinieri, hanno illustrato i numeri in città e sul territorio circostante, che segnalano una lieve flessione su alcuni fenomeni e un aumento su altri. Così emergono ad esempio un caso di revenge porn ogni anno negli ultimi due anni, un caso di sfregio al volto, un aumento dei casi di maltrattamenti e una diminuzione delle violenze sessuali. Se nel 2023 non c’erano stati omicidi di donne, nel 2024 se ne registra uno, dentro a un caso di omicidio-suicidio in famiglia.

All’incontro promosso da Caruso erano presenti anche gli amministratori di Gallarate (Sandro Rech, Claudia Mazzetti, Marco Colombo, Germano Dall’Igna, Chiara Allai, Rocco Longobardi) nonché il sindaco di Taino Stefano Ghiringhelli e la vicesindaca di Cassano Magnago Luisa Savogin.
Importanti anche gli interventi delle diverse associazioni del territorio, con cui Caruso ha collaborato già nei suoi anni da assessora alla sicurezza, che hanno segnalato anche una nuova sensibilità che inizia ad emergere soprattutto tra i giovanissimi.

«Sappiamo benissimo che non basta solo fornire risorse o infrastrutture: bisogna agire sul piano culturale, creando una società che non tolleri più la violenza, che sostenga le vittime che rompa il silenzio» ha detto Caruso. «Serve una nuova consapevolezza collettiva, di rispetto reciproco che coinvolga tutti: giovani e adulti, scuole, famiglie, aziende, istituzioni».

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Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Novembre 2024
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