Rito abbreviato a Varese per il curatore fallimentare “infedele“: sparito oltre un milione
Peculato e falso i reati contestati per nove capi di imputazione. L’ordine dei commercialisti di Varese ammesso al giudizio come parte civile
Si svolgerà con rito abbreviato il processo che vede imputato un commercialista di Varese (ora radiato) per i reati di “peculato“ e “falso“ (falsità materiale commessa da pubblico ufficiale): accuse pesanti che lo vedono dinanzi al giudice per l’udienza preliminare per essersi intascato complessivamente oltre un milione mentre era incaricato come curatore fallimentare e liquidatore giudiziale.
Nei nove capi d’imputazione per episodi dal 2015 al 2020 figurano accuse di distrazione di enormi flussi di denaro, pesanti giroconti sulle proprie coordinate bancarie (in un caso per la cifra di oltre 480 mila euro), o in quelle della moglie al fine di incamerare le somme o girarle a sua volta per l’acquisizione di quote societarie. In alcuni casi gli viene contestata la contraffazione di mandati di pagamento a proprio favore contraffacendo le firme dei giudici e dei cancellieri così da incamerare somme che non gli erano dovute, oltre alla relativa contraffazione degli estratti conto.
Un procedimento che vede difeso il professionista dall’avvocato Paolino Ardia, ma che ha visto l’ammissione a parte civile dell’ordine dei commercialisti di Varese patrocinato in giudizio dall’avvocato Daniele Pizzi. Il processo, come accennato in “abbreviato“ (quindi in camera di consiglio, e non aperto al pubblico) verrà celebrato il prossimo 25 marzo e permetterà all’imputato in caso di condanna di beneficiare la decurtazione di un terzo della pena. Il giudice per l’ideino preliminare è il dottor Alessandro Chionna, pm Lorenzo dalla Palma.
LE INDAGINI DELLA FINANZA
Le indagini di polizia giudiziaria condotte dai finanzieri del Gruppo di Varese hanno rivelato un consolidato sistema in cui l’indagato riusciva a sottrarre fondi dalle società in difficoltà, a danno dei creditori e per scopi personali completamente estranei all’incarico accettato nell’ambito delle procedure fallimentari, lasciando i creditori con gravi perdite e in difficili condizioni economiche. L’operazione investigativa è stata approfondita con l’ausilio di indagini tecniche sull’indagato, con raccolta di sommarie informazioni da persone a conoscenza dei fatti (altri curatori fallimentari, dipendenti del tribunale, soggetti in fallimento o titolari di società in concordato preventivo, dipendenti e collaboratori dell’indagato), oltre a verifiche bancarie e patrimoniali sull’indagato e i suoi collaboratori, e all’analisi della documentazione ottenuta dalla Cancelleria Fallimentare. Secondo la legge, il curatore, nell’esercizio delle sue funzioni, riveste il ruolo di pubblico ufficiale e amministra il patrimonio fallimentare, svolgendo tutte le operazioni previste dalla procedura sotto la supervisione del giudice delegato e del comitato dei creditori, nell’ambito delle competenze assegnategli.
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A seguito della pubblicazione di questo articolo il legale dell’imputato ha precisato a titolo di precisazione e rettifica:
Il mio assistito, contrariamente a quanto riportato nell’articolo, non è mai stato radiato dall’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, avendo viceversa richiesto spontaneamente la cancellazione, disposta senza difficoltà dallo stesso Ordine di appartenenza che ha sorprendentemente inteso costituirsi parte civile in seno al processo penale di cui si discute.
Peraltro, le somme versate nelle imputazioni evocate nel pezzo sono grandemente inferiori al milione di euro indicato dall’autore, il quale ultimo ben avrebbe potuto evidenziare la totale estraneità della consorte dell’imputato ai fatti per cui è processo.
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