Stefano Mancuso e l’intelligenza delle piante. A Glocal una nuova visione sulla natura
Le piante sono esseri intelligenti e studiarle può offrire soluzioni per affrontare le sfide del cambiamento climatico. Il botanico di fama mondiale ospite a Glocal 2024 sabato 9 novembre ore 21 alla Villa Napoleonica.
Quando era piccolo e pensava al suo futuro, diceva di voler fare l’archeologo. Stefano Mancuso oggi è uno scienziato botanico riconosciuto a livello mondiale. A renderlo famoso un’intuizione affascinante: mettere in relazione il comportamento delle piante con una forma di intelligenza vera e propria, cercando di dimostrare questa forma cognitiva in laboratorio.
Mancuso partendo da questa prospettiva nel 2005 ha fondato all’università di Firenze, dove insegna, il Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale (Linv). Questo scienziato non si è posto solo la domanda se le piante siano intelligenti, perché già altri nel passato se l’erano posta, ma è andato un passo oltre chiedendosi come si può dimostrare questa intelligenza. Una domanda che ha risvegliato l’attività di altri laboratori simili al Livn fiorentino, come quelli di Bonn, Pechino, Parigi e Kitakyushu in Giappone dove si studiano le piante come esseri cognitivi.
Nel libro “Verde Brillante” (Giunti), scritto a quattro mani da Stefano Mancuso e Alessandra Viola, gli autori ricordano che lo stesso Charles Darwin era così affascinato dal mondo vegetale al punto di «essersi convinto che nelle radici c’è qualcosa di simile al cervello di un animale inferiore. La pianta infatti possiede migliaia di apici radicali, ciascuno dei quali dotati di un “centro di calcolo”».
Lo scienziato specifica inoltre che «Da Darwin in poi nessuno ha mai pensato o scritto che nelle radici delle piante ci sia un cervello reale passato inosservato per millenni. Si è piuttosto ipotizzato che nell’apice radicale ci sia un analogo vegetale, dotato di molte funzioni del cervello animale. Nulla di cui scandalizzarsi».
Secondo Mancuso, nell’epoca in cui stiamo vivendo caratterizzata dal riscaldamento globale, sarebbe molto utile interrogarsi su cosa fanno le piante e come lo fanno perché le risposte poterebbero aiutarci a risolver alcuni problemi con il clima.
Lo scienziato ha imparato ad amare le piante grazie alla madre che in casa ne teneva moltissime. Il tentativo di capirle nasce proprio da quell’amore originario. Il vero problema è che sono talmente diverse da noi che bisogna studiarle molto approfonditamente per poterle capire.
Il colpo di fulmine scoppiò durante il dottorato di ricerca, quando il giovane Mancuso dovette fare un esperimento: ovvero studiare come una radice che scende nel terreno supera un ostacolo. Il ricercatore, a differenza di quello che c’era scritto nei libri, cioè che la radice doveva toccare l’ostacolo per poi evitarlo, notò che la radice girava ben prima di arrivare all’ostacolo. E non solo sapeva dove era posizionato ma sceglieva sempre la via più breve.
Le piante sono un universo straordinario: comunicano tra loro, adottano strategie per la sopravvivenza, hanno una vita sociale e sfruttano al meglio le risorse energetiche. Mancuso ci insegna che intelligenza, memoria, apprendimento e comunicazione non sono solo una prerogativa del regno animale. E soprattutto che le piante aiutano l’uomo a vivere sul pianeta Terra.
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