Giacomo Matteotti fu ucciso perché voleva denunciare la corruzione del Governo fascista
Si è concluso il simposio internazionale all’Università dell’Insubria dedicato alla figura di Matteotti. Oltre seicento gli studenti collegati al convegno
Si è concluso il simposio internazionale all’Università dell’Insubria e dedicato alla figura di Giacomo Matteotti dal titolo “Giacomo Matteotti antifascista: una vita per la democrazia (1924-2024)”, organizzato dal Centro internazionale Insubrico dell’Ateneo, diretto dal professor Fabio Minazzi nell’ambito della XVI edizione del progetto dei «Giovani Pensatori», coordinata da Stefania Barile, in collaborazione con il Laboratorio di filosofia e cultura «Mechrí» diretto da Florinda Cambria.
Un successo di pubblico notevole considerato che solo online, durante la due giorni del simposio, erano collegati 600 studenti.
«Questo convegno nasce da un profondo senso di dovere civico. Matteotti non era un pensatore o un filosofo nel senso tradizionale, ma rappresenta un modello di vita e di intervento che l’Italia non può permettersi di dimenticare. La sua figura incarna uno stile di analisi e di azione esemplare: per lui, l’ignoranza non poteva essere un argomento. Di fronte a qualsiasi problema, Matteotti lo affrontava con lo studio con una preparazione analitica approfondita, lasciando in eredità una lezione di educazione fondamentale di rigore e responsabilità» dice il professor Fabio Minazzi.
LO SPIRITO PROTESTANTE DI MATTEOTTI
Secondo il filosofo, un tratto distintivo del pensiero di Matteotti, come sottolineato durante il convegno, era ciò che Piero Gobetti definiva “spirito protestante“. «Matteotti credeva in un legame inscindibile tra parole e azioni – sottolinea Minazzi – un principio morale che imponeva coerenza e piena assunzione di responsabilità. Questo approccio rigoroso lo ha reso un esempio di integrità civica, e la sua lotta contro il fascismo resta un modello di intransigenza morale e politica».
MATTEOTTI DENUNCIA LA CORRUZIONE DEL FASCISMO
«Uno degli aspetti più rilevanti emersi dal convegno è il legame tra l’assassinio di Matteotti e le sue denunce contro la corruzione – continua il filosofo -. Secondo Mauro Canali, Matteotti non fu ucciso per il celebre discorso del 30 maggio 1924, in cui chiese l’invalidazione delle elezioni in Parlamento, ma per quello che avrebbe rivelato due settimane dopo sulla corruzione del Governo. In particolare, le sue indagini avrebbero svelato un accordo di corruzione tra il governo fascista che era stato letteralmente comprato dalla Standard Oil in cambio di una licenza cinquantennale per la ricerca del petrolio in Italia».
LA STORIA NON HA UN’UNICA NARRAZIONE
Il convegno ha messo in evidenza quanto sia essenziale, per comprendere pienamente una figura storica come quella di Matteotti, passare attraverso gli archivi, studiare i documenti e interpretarli con attenzione. «La storia, come dimostrato dai numerosi interventi, non può essere ridotta a una narrazione unica e definitiva – conclude Minazzi -. Ad esempio, le diverse interpretazioni delle cause della sua morte riflettono non solo la complessità del contesto storico, ma anche la vitalità della ricerca storiografica. Matteotti, lungi dall’essere una figura “archiviata”, rimane un personaggio da studiare e approfondire con rigore».
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