“Ha subito per anni una gelosia folle”, condannato a 3 anni e 8 mesi dal tribunale di Varese

A processo un cinquantenne per stalking e maltrattamenti in famiglia. “Era geloso anche del sindaco”. Il difensore: “Quanto successo è un altro film”

giudiziaria

Aveva altre relazioni fuori da quella coniugale, oramai assente, e pertanto non avrebbe avuto interesse a maltrattare la moglie. E le telecamere messe in casa per registrare la moglie durante la sua assenza, allora? “Spiegazioni che faccio fatica a capire”, ha detto nella sua discussione il pm Lorenzo dalla Palma nel corso dell’atto finale di un processo per atti persecutori, maltrattamenti e lesioni dove sono emerse anche ingiurie e minacce per fatti risalenti al 2021 .

“Gelosia ossessiva”, altroché, secondo l’accusa, sfociati anche in lesioni come la frattura di un dito della donna che ha denunciato e si è costituita parte civile con l’avvocata Antonella Sonnessa. Alcune delle condotte contenute nel capo di imputazione sono state riqualificate nel pesante reato di maltrattamenti in famiglia, e al termine della discussione il pm ha chiesto la condanna a 3 anni e 8 mesi di reclusione in forza anche della violenza assistita da un minore figlio della coppia.

La parte civile ha spiegato la genesi di questo processo frutto del confluire di numerose denunce: “Le condotte maltrattanti non si fermavano neppure di fronte alle richieste del figlio con problemi di autismo che gli chiedeva di fermarsi”. Un comportamento che era frutto della gelosia profonda dell’imputato che arrivò a sospettare anche di una relazione fra la parte offesa e il sindaco del paese di residenza: “Non era una situazione coniugale normale: la parte civile ha subito per anni una gelosia folle”. La richiesta economica per il danno subito dalla parte civile ammonta a 20 mila euro e una provvisionale non inferiore ai 10 mila.

“Il film che ho visto io, in questa storia, è nettamente diverso”, ha invece spiegato il difensore Giovanni Caliendo che ha spiegato come gli episodi ricostruiti nel processo possono venir letti in maniera nettamente diversa rispetto a quanto ipotizzato da accusa e parte civile: “Non è credibile la versione della parte offesa” in merito ad uno degli episodi contestati. “Valutazioni che possono essere viste e valutate in maniera differente, portando all’assoluzione dell’imputato”. Alla fine il Collegio presieduto da Cesare Tacconi ha emesso il verdetto mutuando la richiesta del pubblico ministero: 3anni e 8 mesi più pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici; risarcimenti di 7 mila euro per la parte civile e 4065 euro di spese processuali a favore della parte civile.

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Pubblicato il 17 Dicembre 2024
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