Imprese e sostenibilità: come B&ST trasforma le PMI di Varese
Dall’esperienza locale all’impatto globale: la società di Simona Briccola aiuta le aziende varesine a diventare sostenibili.

Si scrive B&ST, si legge “best”. In pratica, l’acronimo di Business&Sustainability srl, ovvero la società di consulenza di Varese che si occupa di portare la sostenibilità nelle aziende rendendola un asset di crescita. Fondata dall’imprenditrice varesina Simona Briccola dopo oltre dieci anni di esperienza maturata in ruoli manageriali nel settore manifatturiero italiano e forte della conoscenza dei mercati internazionali, B&ST si rivolge alle imprese di piccole e medie dimensioni per aiutarle a comprendere e a sfruttare al meglio le opportunità derivanti dalla gestione strategica dei fattori ESG (Environmental, Social e Governance), i tre elementi cardine della sostenibilità. Con sede operativa in via della Brunella 1, Business&Sustainability srl lavora ogni giorno non solo per aziende della nostra provincia ma anche per realtà estere. Il sogno di B&ST? Briccola, con un executive program di SDA Bocconi (in “Sustainability Strategy and Governance”), ne è convinta: che tutte le imprese adottino un modello di business sostenibile, non solo perché rappresenta l’unica via per il successo futuro ma anche perché senza il contributo fondamentale degli imprenditori non si potrebbero conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile individuati dalla comunità internazionale.
Prima di tutto, cosa si intende per sostenibilità aziendale?
Si intende gestire una serie di fattori che in passato non venivano considerati nella strategia d’impresa ma che oggi rappresentano un requisito per rimanere sul mercato ed essere competitivi. Ad esempio, fare business senza curarsi dei risvolti ambientali delle proprie scelte e attività non è più possibile, così come non ci si può più affidare alla fortuna per evitare che cyberattacchi compromettano l’operatività aziendale e mettano a repentaglio la sicurezza e la disponibilità dei dati dei clienti. Senza parlare del fatto che le risorse umane non solo vanno rispettate ma anche valorizzate, affinché apportino maggior valore all’azienda. Un fattore determinante, per fortuna, è stata una maggiore e diffusa consapevolezza data dalla condivisione rapida e facilmente accessibile delle informazioni su scala globale. La sostenibilità permette al “sistema azienda” (e più in generale al “sistema società”) di funzionare al meglio facendo muovere i suoi ingranaggi secondo la logica della responsabilità e del rispetto, piuttosto che dello sfruttamento e della mancanza di attenzione.
Chiariamo quindi un preconcetto molto diffuso. Per sostenibilità non si intende solo l’attenzione per l’ambiente, ma anche per il sociale e il mondo governance. Insomma, i tre cardini racchiusi nell’acronimo ESG. Perché questi tre fattori, insieme, rappresentano la sostenibilità e perché sono imprescindibili l’uno dall’altro?
Di fatto non sono imprescindibili: un’azienda potrebbe gestirne alcuni e altri no, fermo restando che a ogni fattore corrispondono rischi che l’azienda corre, impatti concreti che genera e opportunità che potrebbe cogliere. Se gestite responsabilmente e in modo strategico, le tematiche ESG salvaguardano e rafforzano l’operatività aziendale, permettono di crescere e di essere resilienti. In pratica, più rischi e impatti vengono gestiti, maggiore sarà il risvolto positivo per l’impresa.
Mi spiego con un esempio: se un’azienda si dimostra attenta al benessere dei dipendenti ma non si impegna a ridurre i consumi energetici, dal un lato il suo team performerà meglio, sarà più fedele e farà pubblicità positiva all’azienda (cosa che tra l’altro favorisce l’attrazione di nuovi talenti) ma dall’altro non solo non si allineerà alle aspettative dell’Unione Europea, che stanno progressivamente diventando obbligo di legge, ma continuerà a consumare potenzialmente molta più energia del necessario e quindi a sostenere costi che potrebbero essere evitati. In questo senso, quindi, la gestione di tutti i fattori risulta parimenti importante anche se le aziende possono attribuire loro diversa priorità in base alla propria struttura, alle attività che svolgono e a ragionamenti di carattere strategico. Se si ragiona da una prospettiva puramente interna alle aziende, salvo casi particolari, il fattore “sociale” tende ad incidere sulle performance in misura maggiore rispetto al fattore “ambientale”. Tuttavia, quest’ultimo ha spesso un’eco maggiore perché le problematiche relative all’ambiente in Europa sono oggi maggiormente attenzionate rispetto a quelle legate alle persone. Questo accade perché il sistema garantisce già un elevato livello di tutela dei lavoratori e dei consumatori mentre la gestione degli effetti dei cambiamenti climatici risulta ancora debole e fallace. Ciò non toglie il fatto che, se l’azienda gestisse sia l’uno che l’altro aspetto ridurrebbe i rischi su entrambi i fronti, prevenendo o mitigando gli impatti negativi che peggiorano le performance e rafforzando quelli positivi che invece permettono di crescere.
Ma perché un’azienda dovrebbe abbracciare la sostenibilità?
Ci sono tanti motivi, è più semplice rispondere alla domanda “perché non farlo?”. Non abbracciare le pratiche di sostenibilità aziendale comporta infatti il rimanere progressivamente esclusi dal mercato, non essere più attrattivi per i clienti, per i possibili partner commerciali e per gli investitori, ma anche per i lavoratori stessi. Significa incontrare crescenti difficoltà nell’accesso al capitale e nella partecipazione a bandi pubblici. Significa esporre la propria azienda a tutta una serie di rischi normativi, operativi e finanziari (o peggio ancora, a impatti concreti) che inciderebbero negativamente sulle sue performance.
Quali sono gli obblighi attuali per le imprese e chi ne è soggetto?
L’Unione Europea si sta muovendo in più direzioni a livello normativo. Da una parte interviene in modo puntuale per gestire temi di sostenibilità specifici, come l’impiego della plastica monouso e, più di recente, l’assicurazione contro il cambiamento climatico; dall’altra, agisce a più ampio spettro obbligando via via sempre più imprese a rendicontare la propria sostenibilità (e quindi di fatto a gestirla) e a occuparsi di quella della propria catena del valore. Mi riferisco ovviamente alle due più recenti Direttive che possiamo definire “generali”, la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e la CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive). La prima impone alle aziende l’obbligo di redigere e sottoporre a revisione il bilancio di sostenibilità (che di fatto racconta come siano stati conseguiti i risultati economici presenti nel bilancio di esercizio in termini di impatti e rischi di governance, ambientali e sociali, compresi i diritti umani, e quali siano gli obiettivi aziendali futuri). La seconda obbliga a raccogliere, verificare e valutare le informazioni sulla sostenibilità dei soggetti a monte e a valle della propria catena del valore (ad esempio fornitori e distributori). In altre parole, applica il concetto della “responsabilità estesa”, secondo cui le imprese sono responsabili anche delle proprie relazioni di business, in quanto esse concorrono alla creazione del valore. Per essere chiari, come azienda posso applicare al mio interno tutti i principi di sostenibilità che voglio ma se poi scelgo di acquistare da un fornitore che ad esempio non gestisce le proprie emissioni GHG o, peggio, non tutela la salute e la sicurezza dei lavoratori allora di fatto non sto contribuendo effettivamente alla transizione verso un modello socio-economico pienamente sostenibile e, soprattutto, non sto gestendo appieno i miei rischi aziendali. Entrambe le direttive hanno un aspetto fondamentale in comune: anche se si rivolgono a determinate imprese, individuate su base dimensionale, producono un effetto a cascata che porta anche tutte le altre a doversi attivare per mantenere e rafforzare le relazioni di business esistenti e rimanere sul mercato.
È bene che un’impresa abbracci la sostenibilità anche se per legge ancora potrebbe non farlo?
Assolutamente sì, per un duplice motivo: primo l’applicazione dei principi di sostenibilità riduce i rischi e migliora le performance aziendali, secondo tutela e rafforza la posizione dell’azienda sul mercato.
Sono molte le aziende oggi che si occupano di offrire servizi di sostenibilità in azienda. Perché un’impresa dovrebbe scegliere proprio B&ST?
Noi uniamo sostanza e forma. Ho fondato B&ST portando con me l’esperienza di oltre dieci anni nel settore manifatturiero italiano e la conoscenza di mercati esteri molto diversi tra loro. Quando anni fa la sostenibilità è letteralmente arrivata sulla mia scrivania ho colto la sfida, come amo fare, e ho ben presto riconosciuto nella gestione ESG una via estremamente concreta per migliorare le dinamiche di business delle PMI creando una situazione win-win sia per la proprietà che per i dipendenti. Se a questo unisci i vantaggi della comunicazione strategica, il gioco è fatto.
Ora parliamo di te, perché hai fondato B&ST? Qual è la Mission?
Ho fondato B&ST perché mi piace l’idea di poter contribuire nel mio piccolo a cambiare in meglio le cose. Intendo portare la “buona sostenibilità” in tutte le imprese. Quella concreta, quella che crea effettivamente valore per l’imprenditore e impatta positivamente la società, non quella che rimane solo sulla carta “tanto per”.
In che area territoriale ti rivolgi?
Sono partita dal mio territorio, quello della provincia di Varese, che conosco da quando sono nata e che mi sta particolarmente a cuore. Il mio focus rimane in primis quello di favorire la transizione sostenibile del tessuto imprenditoriale varesino per rendere la nostra provincia un esempio virtuoso a livello nazionale, ma non intendo fermarmi qui. Ho obiettivi di ampio raggio, lavoro con aziende di tutto il territorio italiano e con realtà estere. Credo nel valore delle sinergie tra realtà complementari, purché accomunate dagli stessi valori e principi a cui si ispira B&ST nel proprio operato: integrità e trasparenza, forte orientamento ai risultati, professionalità e competenza, rispetto e fiducia reciproca. Ho avviato collaborazioni strategiche con realtà del territorio di elevata competenza e professionalità al fine di dare ai clienti un supporto più ampio e coeso possibile, fornendo loro un unico interlocutore senza l’incombenza di dover cercare da soli professionisti per gestire le diverse attività o di dover affrontare le difficoltà tipiche dell’allineamento tra soggetti che non si conoscono e non sono abituati a lavorare insieme e che si trovano a collaborare su un progetto comune.
Chi può rivolgersi a B&ST?
Società private (quotate e non), società di investimento, enti pubblici, istituti bancari e assicurativi. Non solo assistiamo le imprese nel loro percorso di strutturazione, gestione strategica e comunicazione ESG, ma collaboriamo anche con chiunque necessiti di tracciare e valutare il profilo di sostenibilità delle imprese o di verificarne e promuoverne l’allineamento a specifici requisiti ambientali, sociali e di governance.
Quali sono le tendenze future che vedi nel campo della sostenibilità aziendale?
Ad oggi esistono diversi standard di rendicontazione e rating ESG proprietari che, di fatto, frammentano il mercato. La Direttiva CSRD, che rende obbligatoria per moltissime imprese la redazione del bilancio di sostenibilità secondo gli standard di rendicontazione europei (ESRS) va a uniformare la metodologia e i requisiti di redazione e getta le basi per un futuro sistema di valutazione ESG europeo. Mi aspetto quindi che, quando la rendicontazione europea sarà entrata a regime, vengano introdotti criteri di valutazione comuni che andranno ad uniformare anche la parte di rating. Per questo motivo, da azienda punterei strategicamente sull’allineamento agli obiettivi europei piuttosto che sulla soddisfazione dei requisiti di rating proprietari che, peraltro, presentano fee di “certificazione” decisamente elevate. Tanto vale investire tempo, energie e risorse per la sostanza e per una comunicazione efficace piuttosto che per un marchio proprietario. Quello è marketing, il resto è legge e buon senso.
Qual è il ruolo della tecnologia nell’implementazione delle strategie di sostenibilità? Tra i propri servizi B&ST offre anche un tool innovativo, SustainQuest, per la raccolta e la valutazione dei dati ESG dei fornitori. Come nasce questa soluzione?”
Ad oggi esistono diversi applicativi e piattaforme che facilitano, velocizzano e rendono più efficiente la raccolta e l’elaborazione di dati ESG per supportare processi decisionali e attività ma è bene tener presente che non possono essere intesi quali sostitutivi di un sistema di gestione della sostenibilità. A completamento dei servizi che offriamo, abbiamo sviluppato SustainQuest, una soluzione software che viene utilizzata dalle imprese sia per raccogliere internamente i dati necessari al calcolo dei KPI da inserire nel bilancio di sostenibilità, sia per ottenere agevolmente informazioni e documenti dai fornitori bypassando inutili scambi di e-mail che sottraggono tempo all’ufficio acquisti ed espongono al rischio di errori e dimenticanze. SustainQuest nasce dall’esperienza maturata sul campo e dall’orientamento alla massima concretezza: mi capita spesso di prendere in mano questionari ESG ricevuti dai clienti, che contengono domande davvero inutili ai fini del profiling di sostenibilità delle aziende, questionari che non sono chiari rispetto a cosa venga effettivamente chiesto e perché, che non danno la possibilità di contestualizzare le risposte (cosa che soprattutto in ambito ESG è fondamentale) e a cui non segue una verifica di quanto dichiarato. Ecco, tutto questo mette in difficoltà chi deve essere valutato ma anche chi sta valutando. Definire il profilo ESG significa valutare un’azienda rispetto a fattori che in passato non venivano presi in considerazione ma che sono fondamentali nel contesto attuale.
Quali consigli daresti agli imprenditori che stanno iniziando a considerare la sostenibilità come parte della loro strategia aziendale?
Come si suol dire “chi ben comincia è a metà dell’opera”. Procedete con metodo, affidandovi a professionisti provenienti dal mondo delle imprese, che vi facciano comprendere cosa sia effettivamente la sostenibilità aziendale, quale sia la vostra situazione e come i fattori ESG possano essere adeguatamente integrati nel vostro modello di business affinché possiate sfruttarne tutti i possibili vantaggi. Tenete presente che non è sufficiente dotarsi di un sistema di gestione della sostenibilità per rispondere ai requisiti normativi e di mercato, ma occorre dimostrare il suo buon funzionamento e il vostro impegno attraverso il miglioramento continuo di determinati KPI come, ad esempio, il tasso di turnover aziendale e l’intensità energetica. Considerate anche che la strutturazione di un buon sistema richiede tempo, dato che coinvolge molteplici processi e diverse funzioni aziendali. Non aspettate l’obbligo di legge, fatevi trovare già pronti e nel frattempo usate quello che state facendo come strategia per migliorare la vostra posizione di mercato e consolidare il vostro business: ciò che oggi è elemento distintivo entro qualche anno sarà requisito minimo.
Come porta la sostenibilità in azienda B&ST?
Offriamo quattro servizi fondamentali, che consentono alle aziende di integrare in modo efficace i fattori ESG nel proprio modello di business e di comunicare strategicamente il loro impegno. A questi se ne aggiungono poi altri che supportano la gestione operativa delle diverse tematiche di sostenibilità, come ad esempio la certificazione della parità di genere, il modello organizzativo 231 e il calcolo della carbon footprint.
L’analisi ESG rappresenta il punto di partenza fondamentale per strutturare un percorso di sostenibilità aziendale solido e strategico. Attraverso questo servizio scattiamo una fotografia della situazione del cliente in termini di modalità di gestione e performance ambientali, sociali e di governance e restituiamo un feedback rispetto alle integrazioni necessarie e alle possibili aree di miglioramento.
Il “Temporary Sustainability Manager” è una soluzione ad alto valore aggiunto che abbiamo pensato per supportare le imprese che, a seguito dell’analisi ESG, desiderino valorizzare le raccomandazioni emerse e concretizzare le azioni suggerite, senza la necessità di una risorsa interna dedicata.
Attraverso il bilancio di sostenibilità facciamo sì che le aziende comunichino agli stakeholder, in modo trasparente ed efficace, i propri impatti di tipo economico, sociale e ambientale. Ci occupiamo di tutto: dalla costruzione e revisione della matrice di materialità, all’identificazione delle informative di rendicontazione da impiegare, fino alla redazione dei testi e all’impaginazione grafica. Una soluzione “chiavi in mano” insomma.
Infine, il nostro servizio di comunicazione ESG è pensato per affiancare le imprese nell’intero processo di identificazione e divulgazione strategica delle informazioni di sostenibilità, garantendo che ogni messaggio sia conforme alla normativa contro il greenwashing e capace di rafforzare la reputazione aziendale.
Ci caliamo nella realtà dei nostri clienti e adottiamo un approccio strategico da “consulenti interni”, adattando i principi di sostenibilità alle specificità di ogni impresa.
B&ST – Business&Sustainability srl
Via della Brunella 1, Varese
Tel. 3519203760
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