L’esordio letterario di Nicola Campiotti è un inno alla scuola, alle relazioni, alla vita
Il regista con un forte legame varesino ha pubblicato il suo primo romanzo “Tutto tra noi è infinito” per Sperling & Kupfer. L'amore per il cinema si intreccia con la vita del protagonista Teo
“Una settimana dopo che i miei genitori si sposarono, dei ladri svaligiarono la loro casa portandosi via tutto. Non fu solo un furto ma molto di più: fu un segno degli Dei, un messaggio dell’universo”.
Un incipit che svela subito uno stile e un ritmo che ritroveremo in tutto il racconto. “Due mesi dopo quel furto profetico i miei si separarono. Io non ero ancora nato”. Teo si ritroverà così da subito a fare i conti con due giovani genitori tutti presi da una comune passione che più che un lavoro sembrava una “febbre”: il cinema.
“Tutto tra noi è infinito” per Sperling & Kupfer è un inno alla vita, alle relazioni, a partire dal titolo scelto dall’autore. Nicola Campiotti lo racconta bene: “A Roma quando si interrompe una relazione si dice che tutto è finito. Io credo invece che ogni storia abbia una diversa possibilità e che l’amore non si esaurisca in un tempo”.
Il romanzo è diviso in tre parti che accompagnano la vita di Teo. C’è un’infanzia serena, piena di stupore e ricchezza di esperienze. Nella quarta di copertina si possono leggere due brevi descrizioni. La prima è firmata da Wim Wenders. “Il primo romanzo di Nicola Campiotti vi condurrà in un viaggio sorprendente attraverso la vita e la morte, la gioventù e l’età adulta il dolore, la spiritualità, la filosofia e la violenza. Che esordio letterario!”.
Campiotti, nella presentazione a Varese nella libreria Ubik ha risposto a una domanda precisa su come fosse possibile avere un commento di un grande regista come Wenders. La risposta non si trova nelle pagine del romanzo perché l’autore non attinge solo dall’esperienza autobiografica, ma in questo caso si capisce la ricchezza di relazioni che quel bambino ha vissuto. Nicola/Teo era ancora nella pancia della mamma quando questa incontrò per la prima volta il popolare regista che in quel periodo ancora non era affermato. Da quel momento nacque una profonda amicizia che prosegue ancora oggi. Wender e tanti altri personaggi del cinema erano di casa per Nicola.
Nel libro sono presenti diversi protagonisti ed è una danza il loro apparire e intrecciare le vite con Teo. “Tutto tra noi è infinito” è anche un inno alla scuola, ai legami familiari ed emergono figure centrali per lo sviluppo e la maturità di un ragazzo. La professoressa Marini negli anni del liceo segnerà la vita di tanti studenti. La sua energia, l’amore per la letteratura per la cultura andranno di pari passo con la cura per i suoi giovani in classe e fuori. “Lo stupore che la professoressa sapeva far nascere in noi era l’effetto di un metodo, non il suo fine. Lei lavorava per creare un controcampo. Si sforzava di mostrarci che la macchina da presa dei nostri occhi poteva poggiarsi sul mondo rischiando molte più angolazioni di quante noi potessimo immaginare”.
Campiotti non si ferma mai alla superficie delle esperienze. Coglie ogni fase della vita e fa entrare il lettore nella storia avvolgendolo con parole di cura. C’è un alternarsi di scenari che sono ben rappresentati nei sottotitoli delle tre parti del romanzo. “I bambini sono tutti a giocare” dell’inizio diventa “I ragazzi si innamorano” del secondo periodo. E nascono le domande su questi momenti di passaggio. “Una volta spariti i bambini, sparì anche la parola attorno a cui ruotava quell’età sudata e scalza: il verbo giocare era il vero assente dell’adolescenza e gioco era la parola che ci avevano rubato”.
Ma in quell’età di mezzo accadono cose che segneranno per sempre le vite, come ben racconta Uhlman ne L’amico ritrovato. Teo non potrà sfuggire alle responsabilità che la vita gli aprirà. “Gli uomini cercano un senso al loro cammino” recita la descrizione della terza parte del romanzo.
Nicola Campiotti riesce a rendere circolari alcune esperienze e questo arricchisce il racconto e cattura il lettore fino alle ultime pagine che gli permetteranno di scoprire molto di più di quello che credevano fosse solo un passaggio nella vita del protagonista.
L’autore porta una carica di fiducia nella vita, una visione positiva che gli permette di raccontare tragedie e dolori profondi con uno sguardo sereno e sempre pieno di stupore.
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