Operazione contro la ‘ndrangheta da Brescia a Varese. Coinvolta una suora che portava le ambasciate

L'operazione che ha coinvolto diverse province ha portato all'arresto di otto persone mentre 25 sono gli indagati. Tra questi anche una suora che portava messaggi per gli affiliati all'interno del carcere

guardia di finanza dogana generiche

C’è anche una suora tra le persone coinvolte in una complessa indagine contro l’infiltrazione della ‘ndrangheta nel nord Italia e in particolare nella provincia di Brescia. La Guardia di Finanza della città della Leonessa, insieme alla Polizia di Stato, hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare del Gip del tribunale cittadino nei confronti di 25 persone e sequestrato beni per 21,8 milioni di euro nelle province di Brescia, Milano, Reggio Calabria, Como, Lecco, Varese, Viterbo e in Spagna.

Secondo la Direzione distrettuale antimafia in città era stata allestita una vera e propria locale di ‘ndrangheta che faceva capo alla cosca Alvaro attiva tra Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) e Sinopoli, residente da anni in questa provincia. Otto le misure cautelari di carattere penale eseguite per i reati di detenzione illegale di armi, riciclaggio, usura e ricettazione, aggravati dal metodo mafioso, oltre al reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’operazione congiunta delle Forze di Polizia ha portato alla luce un’organizzazione capace di replicare le dinamiche tipiche delle associazioni mafiose. Il sodalizio, strutturato come una “locale”, è accusato di aver gestito estorsioni, traffico di armi e droga, usura, ricettazione e scambio elettorale politico-mafioso coinvolgendo anche un personaggio di spicco della città.

Le indagini hanno rivelato legami tra il gruppo e altre consorterie criminali dell’hinterland bresciano, con rapporti di mutua assistenza per l’esecuzione di attività illecite. In particolare, è emersa la connessione con un individuo di rilievo pubblico, che avrebbe siglato un patto con il clan per scambi di favori elettorali in cambio di vantaggi economici.

La pervasività del gruppo è stata dimostrata dalla capacità di penetrare nelle carceri, utilizzando intermediari insospettabili, tra cui una religiosa, per portare le cosiddette “ambasciate” ad affiliati detenuti. L’organizzazione ha anche mostrato una sofisticata evoluzione economico-finanziaria, creando un sistema di società fittizie nel settore del commercio di rottami. Attraverso queste imprese, sono state emesse fatture false per circa 12 milioni di euro, facilitando il riciclaggio di denaro e l’abbattimento illecito del reddito di imprenditori compiacenti.

A seguito delle indagini, sono stati sequestrati beni per un valore di oltre 1,8 milioni di euro. L’operazione, che ha coinvolto 300 agenti delle Forze dell’Ordine e unità specializzate, si è estesa anche alle province di Bergamo, Verona e Treviso, impiegando tecnologie avanzate e unità cinofile per la ricerca di armi, droga e denaro contante.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Dicembre 2024
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