Per la Procura di Busto Arsizio fu premeditato l’omicidio di Andrea Bossi. Corte d’Assise per Carolo e Caglioni

Ad 11 mesi di distanza dal delitto di via Mascheroni, a Cairate, il pm ha chiuso le indagini sui due ventenni che ora rischiano l'ergastolo

douglas carolo michele caglioni

A undici mesi di distanza dal delitto e a 10 dall’arresto dei due unici sospettati (parzialmente confessato da entrambi) il sostituto procuratore di Busto Arsizio Francesca Parola ha depositato l’avviso di chiusura indagini per Douglas Carolo e Michele Caglioni.

Per i due ventenni si avvicina il processo per l’omicidio con l’aggravante della premeditazione di Andrea Bossi, 26 anni, ucciso con una coltellata al collo la sera del 26 gennaio di quest’anno nel suo appartamento di via Mascheroni a Cairate.

Le prove raccolte dal pubblico ministero e dalla Polizia Giudiziaria sono sufficienti per sostenere l’ipotesi che entrambi abbiano preso parte al delitto anche se, dai loro interrogatori, si sono puntati contro il dito a vicenda. Pacifico che Douglas Carolo avesse una relazione di tipo sessuale con Andrea Bossi (lo prova un sms) con la vittima innamorata del giovane italo-brasiliano il quale, invece, lo avrebbe frequentato solo per ottenere regali e denaro.

E i soldi sarebbero il movente dell’omicidio. Da quanto emerso durante le approfondite indagini Carolo era alla continua ricerca di denaro per finanziare la propria vita randagia tra abuso di sostanze e guai con la legge. In particolare il pm si sofferma sul disperato bisogno di 2 mila euro che Carolo, già sottoposto alla misura della messa alla prova per un reato commesso in precedenza, avrebbe dovuto restituire ad una donna di Roma che aveva truffato telefonicamente.

Caglioni invece, che si è sempre detto estraneo alll’omicidio e vittima delle minacce di Carolo, avrebbe partecipato ad un vero e proprio piano omicida con l’amico del quale sarebbe stata informata anche la sua ragazza. Sarebbe stata proprio lei, nei giorni successivi all’arrresto, a svelarlo agli inquirenti: l’idea sarebbe stata quella di torturare Bossi per farsi dare i codici di accesso del conto e poi bruciarlo all’interno di un camper.

I difensori di Carolo Vincenzo Sparaco e Gianmatteo Rona contestano la premeditazione che si basa solo sulle dichiarazioni della fidanzata di Caglioni che scarica tutto sul loro assistito. Con tutta probabilità i due non si faranno nuovamente interrogare e si giocheranno tutto nel processo davanti alla Corte d’Assise, inevitabile in casi in cui al reato di omicidio si aggiunge l’aggravante della premeditazione.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 27 Dicembre 2024
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