Scuola e addestramento militare: è questa l’educazione che vogliamo per i nostri ragazzi?
Un ex insegnante sottolinea l’importanza di formare cittadini critici e consapevoli, opponendosi alla diffusione di una cultura militarista e promuovendo valori di Pace, Rispetto e Solidarietà
Buongiorno Direttore.
Mi è capitato recentemente di vedere un manifesto propagandistico della Marina Militare: a Brindisi in una scuola suoi emissari hanno tenuto “una lezione di combattimento”, ovvero un addestramento alla guerra. Con buona pace (è il caso di dirlo) dell’art. 11 della nostra Costituzione che sancisce in modo chiaro e netto (si sperava definitivamente) che: “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
L’immagine sul manifesto mostra eroici fanti di marina che appena schizzati fuori dai mezzi da sbarco, stanno correndo, armati fino ai denti, alla conquista delle postazioni nemiche. Sguardo fiero e indomito coraggio, supremo sprezzo del pericolo, sono coadiuvati da elicotteri da battaglia (sicuramente prodotti dal genio italico che tanto si adopera per venderli a mezzo mondo). Influenzato per un momento dalla retorica dei film-Luce “di una volta”, stavo dimenticando che nell’immagine, a guardarla bene i “Nostri” non stanno difendendo le “sacre sponde della Patria dalle orde nemiche ecc…ecc… Nossignore. I Nostri stanno sbarcando su spiagge che dovrebbero essere “sacre sponde” di qualcun’altro. E allora, come la mettiamo?
Caro Direttore, tu sai che ho insegnato per 40 anni e che il principale obiettivo educativo a cui ho mirato è stato quello di contribuire a formare Cittadini consapevoli. Cittadini che, attraverso lo studio, hanno percorso i sentieri della Bellezza e quindi, quelli del Sapere. E quando parlo del Sapere, intendo quello Critico, non certo quello mnemonico che sciorina meccanicamente nozioni a “capocchia”. Parlo della capacità di creare le connessioni tra i fatti, mi riferisco al Sapere che fa approfondire gli argomenti e insegna a discuterli formulando giudizi, passando dal Cogito, al Dubito ergo sum. Solo così gli studenti di ieri, di oggi e di domani, hanno imparato ed impareranno la capacità a “far girare le rotelle”, dote prioritaria per essere attori e non figuranti.
“Quelle rotelle” sono la bussola che orienterà la loro vita: grazie ad essa saranno in grado di capire la differenza tra cosa è giusto e cosa no, dove stanno le ragioni e dove i torti e dulcis in fundo, la differenza tra ciò che è bene e ciò che bene non è. Alla fine del percorso di studio, dopo aver fatto tesoro delle “sudate carte”, la Scuola dovrebbe consegnare al Paese personalità armoniose in grado di inserirsi nel “mondo adulto” con la certezza di quali siano i loro Diritti e quali i loro Doveri. Essere capaci di dire Sì ed essere capaci di dire No dopo attenta valutazione dei fatti su cui devono esprimersi. Le legioni di indomiti guerrieri che con granitiche certezze, obbediscono ciecamente agli ordini dei Superiori sono modelli comportamentali di tempi passati o di film di fantascienza di quart’ordine. Piuttosto che esaltare e favorire una mentalità guerrafondaia marciando sulle cadenze del passo dell’oca, nel nostro Paese, in Europa e nel Mondo abbiamo bisogno di favorire un’educazione alla Pace fondata sui valori del Rispetto, della Tolleranza, dell’Accoglienza, della Solidarietà. Questo dovrebbe essere il fine a cui mira la Scuola.
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