Allo SciTech 2025 negli Usa con la maglia di “Anche Io”
Antonio Di Biase, di Cunardo, parteciperà a Orlando dal 6 al 10 gennaio al forum organizzato dall'Istituto Americano di Aeronautica ed Astronautica
Un evento così importante dal punto di vista dell’informazione, come SciTech 2025, non è facile da gestire. Si tratta del forum principale organizzato, ogni anno subito dopo le feste natalizie, dall’Istituto Americano di Aeronautica ed Astronautica, che per noi occidentali è la più importante organizzazione di ricerca aerospaziale del mondo, circa 30 mila membri appartenenti a quasi cento diversi paesi oltre agli Stati Uniti.
Va detto che, per quello che ne sappiamo russi e cinesi, soprattutto i secondi, potrebbero avere qualcosa di simile e magari anche di più grande, ma per la nostra cultura, senza alfabeto cirillico ed ideogrammi, è inutile andare troppo per il sottile: sono gli USA il centro del nostro mondo aerospaziale e tutti i principali paesi europei inviano scienziati, ingegneri ed esperti a SciTech, che costituisce una vetrina irrinunciabile per chiunque abbia qualcosa da dire, di autorevole, in tutte le branche dell’ingegneria aeronautica, spaziale e di difesa: dalle strutture all’aerodinamica, dalla combustione ai materiali e fino alla storia, che anche quest’anno ha in programma qualcosa di specificamente dedicato all’Italia ed alle relazioni tra Italia e USA. A sponsorizzare l’evento ci sono tutte le principali corporations statunitensi del settore aviazione-difesa-spazio: per conoscerne i nomi basta pensare alle più grandi e non si sbaglia.
Ho ricevuto un programma che prevede oltre mille sessioni tecniche: questo vuol dire che in cinque giorni ci saranno non meno di 4-5 mila esperti iscritti a parlare su argomenti innovativi nel loro settore.
Per la precisione l’evento si svolge dal 6 al 10 gennaio, per la seconda volta consecutiva allo Hyatt Regency di Orlando, un enorme Conference Center che si trova a due passi dai più famosi parchi acquatici della Florida, nonché non lontano dalle installazioni dello storico Kennedy Space Center di Cape Canaveral.
Quest’anno, come mio segno di appartenenza (almeno affettiva) al network VN2 che mi ha dato l’accredito stampa, porterò con me la maglia nera di “Anche Io” ed un cappellino all’italiana che in un contesto USA darà un po’ di colore.
Nelle prossime ore si entrerà in fibrillazione perché ci sarà così tanto da fare che il rischio reale sarà perdersi, mentre l’intenzione sarebbe quella di fare un genuino e buon lavoro di sintesi.
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