Cara Befana per il mio ospedale non ti chiedo dolci ma guanti, medicine, bende e anche un paio di forbici
Un infermiere "qualunque" racconta le sue difficoltà a reperire le strumentazioni di base per il lavoro quotidiano
Riceviamo e pubblicamo la lettera di un dipendente dell’Asst Sette Laghi che, pur firmandosi, chiede di non apparire e ne spiega il motivo. Una lettera indirizzata alla Befana perchè eviti dolci, giocattoli e caramelle ma porti strumenti di lavoro.
Cara Befana,
sono un infermiere qualunque dell’ASST Sette Laghi, ti scrivo con il cuore in mano e una lunga lista di desideri, Natale è già passato e non ho avuto il tempo di scrivere a Babbo, solo voi siete gli unici che possono risolvere i nostri problemi, oramai. Perdona l’anonimato, non voglio nascondermi dietro un dito…ma ho paura che chi denuncia disservizi dall’interno non trova poi vita facile e a me il lavoro serve come a tantissimi altri.
Qui non servono caramelle, calze o giocattoli: a noi basterebbero guanti, medicine, bende, siringhe di diverse misure, aghi e, magari, anche un paio di forbici che non dobbiamo condividere tra reparti.
Sai, cara vecchina, la situazione nel nostro ospedale è surreale. Se fosse un film, sarebbe una commedia dell’assurdo: ordiniamo materiali come se vivessimo in un mondo normale, ma le cose arrivano a spizzichi e bocconi. Chiediamo dieci cose, ne arrivano due (forse), e per le altre dobbiamo affidarci al potere della speranza.
Il magazzino, secondo me, è un luogo misterioso: sono convinto che contenga un portale verso un’altra dimensione, dove spariscono tutte le forniture mancanti. Ma anche la farmacia non se la passa bene…in una farmacia di paese i farmaci, se non disponibili, arrivano dalla mattina al pomeriggio dello stesso giorno, mentre in ospedale alcune tipologie di farmaci devono arrivare da casa dei pazienti, non hanno un particolare dosaggio per cui dobbiamo manipolare noi quelli disponibili con tutti i rischi connessi…
E così, quando la situazione si fa critica, ci trasformiamo in esploratori notturni. Abbandoniamo i reparti di notte, armati di una torcia e di un coraggio che nemmeno Indiana Jones, e ci inoltriamo nelle profondità dell’ospedale alla ricerca di garze, siringhe, aghi, deflussori, flaconi di soluzione fisiologica o farmaci. A volte troviamo qualcosa, altre volte torniamo a mani vuote, sconfitti e più stanchi di prima. Anche perché, a questo gioco giocano tutti i reparti, quindi…
Nel frattempo, i pazienti ci guardano mentre improvvisiamo con quello che troviamo. Siamo diventati maestri nell’arte dell’arrangiarsi: con un po’ di fantasia e molta disperazione, stiamo seriamente pensando di costruire un elettrocardiografo e dei misuratori di pressione con una graffetta e un elastico.
Per questo, cara Befana, ti chiediamo aiuto. Porta carbone a chi di dovere (e un po’ di buon senso, ché scarseggia anche quello), e a noi rifornimenti veri: guanti che non si strappano, cerotti, garze, materiale per fare prelievi, bende, siringhe e tutto quello che serve per fare il nostro lavoro come si deve. Se poi avanza spazio nel sacco, potresti lasciarci anche una briciola di efficienza per il magazzino e la farmacia, che sembrano averla finita da tempo.
Sicuramente ti scriverà qualcuno della direzione negando quanto affermo, che va tutto bene, tirerà in ballo numeri…chiedigli, per favore, di farsi un giro per i reparti, di chiederci se va tutto bene, se abbiamo abbastanza materiale. Perché a loro arriva ciò che vogliono vedere e sentirsi dire, non gliene faccio una colpa. Ci dicono che hanno aperto un contenzioso nei confronti di chi si occupa di rifornirci, ma questo oramai da diversi mesi e senza che ci sia un miglioramento nella qualità del servizio. Non possiamo aspettare ancora.
Spero in un 2025 ricco di materiale e personale.
Con affetto, ironia e un pizzico di esasperazione, un infermiere qualunque.
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