Claudio Bordin, l’ex portiere che ha scelto la fotografia e la natura
Trent’anni da compiere, l’ex numero uno del Varese ha detto addio per sempre al calcio e sogna di tornare a viaggiare per immortalare panorami e scorci in giro per il mondo
Una vita passata ad allenarsi e parare, poi lo stop e la scelta di dedicarsi a coltivare le sue vere passioni, la fotografia e la natura.
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Lui è Claudio Bordin, classe 1995, di Morazzone. Cresciuto nella squadra del suo paese, ha fatto il salto nelle giovanili del Milan a 11 anni, facendo tutta la trafila fino a 16 anni, quando è approdato al Varese. Allievi Nazionali e Primavera (con la ribalta ottenuta non solo per le parate, ma anche per i rigori tirati e segnati) prima di qualche panchina in serie B, la serie D e l’Eccellenza. Poi l’addio alla maglia biancorossa le esperienze a Sesto Calende e Baveno fino alla parola fine, irrevocabile, pronunciata nel 2020.
«Ero proprio arrivato, seppur ancora giovane, ho capito di non avere più niente da chiedere o da dare al calcio – racconta il quasi 30enne (li compie il 29 giugno) Bordin -. Il mio livello era quello, sapevo bene di non poter aspirare a diventare altro, ho preferito dire basta. Non ho mai legato molto con i miei compagni di squadra, ho sempre trovato difficoltà ad affrontare argomenti più profondi, arte, natura, lettura, quello che piace a me. Non ho più toccato un pallone dal 2020, al massimo vado a fare due tiri con qualche amico a basket, ma di calcio non ne voglio proprio più sentir parlare».
E così ha provato a seguire le sue passioni: «Amo la natura, mi piace camminare, arrampicare, viaggiare. Ho fatto il mio primo 4 mila a 15 anni. Già quando giocavo ho cominciato ad appassionarmi di fotografia, totalmente da autodidatta. Nel 2020 ho cominciato a collaborare con FotoCorsi, ho fatto qualche viaggio fotografico accompagnando tour e raccontando tecniche e modalità di fotografare. È durato un paio d’anni, ma tra il ritorno del Covid, la guerra in Ucraina che ha fatto schizzare i prezzi e un po’ di paura delle persone ho scelto di rinunciare e dedicarmi ad un lavoro “canonico”».
Così Bordin si è trovato in azienda, in produzione, non il posto ideale per chi ama i grandi spazi e la natura: «Sono uno che tiene i piedi per terra, fare il fotografo mi piacerebbe, ma so che non è facile. Il mio sogno? Sarebbe fare il fotografo del National Geografic, ma so che non è più “di moda”, che è complicato e che è un lavoro con un’impostazione vecchia, che non esiste più – spiega Bordin -. Mi piacerebbe anche solo tornare a fare corsi, viaggi guidati. Ho visto posti bellissimi, l’ultimo la Spagna del Nord, sulla costa cantabrica, prima anche Madeira, Norvegia, le Far Oer, le Svabard, le mie preferite, spazi immensi, natura incontaminata, il Polo Nord lì vicino, deserti artici unici e paesaggi fantastici. Amo viaggiare da solo, anche per gli orari che faccio io, a caccia di albe e tramonti. Quando viene con me la mia fidanzata la trascino a orari impossibili a fare la posta in attesa dello scatto perfetto. Mi considero un creativo, leggo tanto, amo Tolkien, mi piace anche scrivere i report dei miei viaggi. Le mie foto non sono foto naturalistiche punto e basta, ma cerco di creare uno scenario e un’atmosfera fantasy. Le mete dove vorrei andare prima o poi? Patagonia e Canada, ma anche le nostre zone sono bellissime. Le Alpi sono la terra di mezzo ideale, il mio panorama preferito».
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