Figlia porta a processo la madre: “Non mi compra da mangiare”. La replica: “Rifiuta cibi sani”
In tribunale il caso controverso di una mamma accusata dalla figlia di pesanti maltrattamenti fisici e psicologici. La donna si difende: "Rapporti tesi ingigantiti"
Una madre accusata di aver maltrattato la figlia appena maggiorenne e una figlia, con un vissuto di fragilità, che punta il dito e racconta di una vita fatta di umiliazioni e botte sin da quando era minore. In mezzo la perdita di un marito per una e un padre per l’altra.
Sarà il processo in tribunale a Busto Arsizio a chiarire se effettivamente la 52enne rinviata a giudizio questa mattina e difesa dall’avvocato Milena Ruffini, giovedì, ha messo in atto dei maltrattamenti nei confronti della ragazza (assistita dall’avvocato Simona Aspesi) oppure se la ragazza ha ingigantito un conflitto come ce ne potrebbero essere molti nelle famiglie italiane.
La fase più difficile di questo rapporto madre-figlia inizia proprio con la morte dell’uomo nel 2022. Il fragile equilibrio famigliare si sfalda e le liti tra le due si fanno sempre più accese fino a quando avviene effettivamente una colluttazione tra le due con la ragazza, all’epoca 18enne, che decide di sporgere denuncia ai Carabinieri raccontando di calci, bastonate inferte col manico della scopa, vessazioni e insulti per il suo stato di forma, privazioni di cibo e di energia elettrica o, addirittura, del riscaldamento. Uno dei moventi alla base di queste violenze sarebbe, secondo l’accusa, la non accettazione della madre dell’omosessualità della figlia.
Nella denuncia la ragazza descrive quella convivenza come un inferno fino al punto di decidere di allontanarsi da casa per andare a vivere col fratello. Le indagini partono immediatamente ma alla fine, a parte qualche confidenza ad alcune insegnanti della scuola superiore che frequentava, gran parte delle accuse si basa sulle parole della ragazza. Tanto basta al pm per chiedere il rinvio a giudizio.
La mamma, dal canto suo, non nega le tensioni e ammette che il rapporto tra le due era effettivamente difficile, ma nulla di più: «Le privazioni di cibo consistevano nel rifiuto sistematico della figlia di mangiare cibi sani al posto di hamburger e patatine – spiega l’avvocato Ruffini a margine dell’udienza -. Non è vero che non le comprava il cibo». Fino a che punto può una madre cercare di cambiare il regime alimentare di una ragazza in sovrappeso? È la domanda.
Agli atti ci sarebbe anche la documentazione relativa allo stato di fragilità psichica della giovane, elemento che però il gup non ha considerato, al momento, così importante da mettere in dubbio le dichiarazioni della ragazza. Sarà dunque il processo dibattimentale a stabilire se i maltrattamenti ci sono stati oppure no.
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