Fisica, educazione e fiammingo: il percorso di Erica da Malnate al Belgio
Erica Andreotti è partita da Malnate e si è trasferita in Belgio. Da oltre dieci anni vive nella tranquilla campagna belga, nella provincia di Anversa, dove insegna fisica e ricerca nuove metodologie didattiche
Nel 2009, dopo aver conseguito il dottorato in fisica all’Università dell’Insubria, Erica Andreotti è partita da Malnate e si è trasferita in Belgio per un’esperienza di ricerca al Joint Research Center di Geel.
Nonostante all’inizio non avesse mai considerato l’idea di vivere all’estero, la sua passione per la scienza e per l’Europa l’ha spinta ad accettare questa opportunità. Durante il suo postdoc, ha incontrato il suo futuro marito, un belga che lavora nell’industria della radiazione, e insieme hanno deciso di fare del Belgio la loro casa. Da lì, la sua carriera è proseguita come insegnante e ricercatrice nell’ambito dell’educazione scientifica, dove lavora tutt’oggi.
Da oltre dieci anni, Erica vive nella tranquilla campagna belga, nella provincia di Anversa, dove insegna fisica e ricerca nuove metodologie didattiche. La sua esperienza in Belgio è stata arricchita dall’apprendimento del fiammingo, che le ha permesso di immergersi nella cultura locale.
Nonostante le sfide iniziali, come la difficoltà nella lingua, ha trovato la sua dimensione in un paese che, pur mantenendo una forte identità nordica, conserva influenze culturali latine che le ricordano l’Italia. La nostalgia per le montagne e la famiglia è sempre presente, ma ogni anno trascorre il tempo libero esplorando il varesotto e il Ticino con il marito.
Ecco il suo racconto:
Mi sono trasferita in Belgio all’età di 30 anni, nel 2009, dopo aver conseguito laurea e dottorato in fisica all’università dell’Insubria di Como. In precedenza non avevo mai pensato di andare a vivere in un altro paese, anzi, non lo desideravo affatto. Avevo viaggiato molto sia in Italia che all’estero, soprattutto per partecipare a conferenze o meeting durante il dottorato di ricerca. Viaggiare ed entrare in contatto con altre culture mi affascinava, ma desideravo sempre tornare a casa, a Malnate, nella cara provincia di Varese.
Tuttavia dopo il conseguimento del dottorato si è presentata l’occasione di avere una posizione da postdoc di 3 anni presso il Joint Research Center. Si tratta dell’istituto di ricerca della Commissione Europea, situato nella cittadina di Geel in provincia di Anversa, nelle Fiandre. Per qualche motivo del destino l’occasione si è presentata al momento giusto. Cosí sono partita per questa nuova avventura. Per me questo nuovo lavoro significava anche poter lavorare per l’Europa in cui credo ancora vivamente.
In quei tre anni ho lavorato in un ambiente internazionale con persone provenienti da diverse nazioni europee e non. La lingua lavorativa era l’inglese, ma nel frattempo ho iniziato a studiare la lingua locale che, nel nord del Belgio, è il fiammingo (praticamente l’Olandese con un accento più dolce). Questo mi ha permesso di aprirmi nuove possibilità per il futuro.
Ci sono state esperienze interessanti, ma anche momenti molto impegnativi. Proprio grazie ad un progetto internazionale in cui ero coinvolta, ho conosciuto colui che è poi diventato il mio attuale marito: lui è belga e lavora in una ditta che produce rivelatori di radiazione, strumenti che noi ricercatori utilizzavamo per il nostro progetto.
Trascorsi gli anni del mio contratto postdoc, al momento di dover decidere per che strada proseguire, ho deciso di fare un salto nel nuovo, di cambiare rotta: diventare insegnante di fisica e restare in Belgio. Nel frattempo la mia conoscenza del fiammingo era migliorata, anche se certo non ancora sufficiente per poterla utilizzare a livello professionale.
Tuttavia mi sono iscritta al corso di tre anni che permette a persone già laureate o diplomate di acquisire le basi pedagogiche per diventare insegnante nelle scuole superiori. Nel frattempo ho iniziato a dare ripetizioni di fisica e matematica per guadagnare qualcosa, non smettendo di cercare un lavoro più stabile. Circa un anno dopo ho iniziato a lavorare in una università presso la cittadina di Hasselt, dove ancora oggi insegno ai futuri insegnanti di fisica e faccio ricerca dell’educazione.
Abbiamo un bel gruppo di ricerca in cui cerchiamo di tradurre aspetti meno noti o impegnativi della fisica in attività didattiche, come la fisica quantistica o le connessioni tra fisica e musica. Lavoro qui già da circa 10 anni. All’inizio è stata una sfida partecipare a riunioni e parlare sempre in lingia fiamminga, ma in questo modo sono molto migliorata fino ad ottenere il certificato di livello C1, il più alto dopo la madre lingua e necessario per poter insegnare.
La cosa bella del mio lavoro è che frequento molte persone diverse, che si occupano di educazione anche in altri ambiti (arte, filosofia, religione, lingua…), ma anche ricercatori universitari. Inoltre grazie a progetti europei frequento anche ambienti internazionali e capita tuttora di viaggiare per conferenze e meeting.
Nel frattempo io e mio marito ci siamo sposati un anno dopo esserci conosciuti. Viviamo in un paesino (Zandhoven) nella piatta, ma verde, campagna belga, sempre nella provincia di Anversa.
Le Fiandre mi hanno fin da subito affascinata per i paesaggi aperti e verdi, nonostante l’alta densità di popolazione. La regione dove vivo (chiamata Kempen) è sempre stata ricca di fattorie e piccoli paesi. Negli ultimi anni sta un po’ cambiando per il sempre crescente numero di case e gli allevamenti di cavalli che prendono il posto delle fattorie. Ma rimane pur sempre un ambiente molto tranquillo. Molte persone qui amano tenere casette con cibo per gli uccelli in giardino: cosi’ facciamo anche noi ed è un piacere osservare dalla finestra cinciallegre, pettirossi, picchi e altri uccelli fare visita ogni giorno.
Imparare la lingua locale, per me in precedenza sconosiuta, è stato per me un percorso affascinante e che mi ha permesso di capire meglio la cultura del posto. Il fiammingo (e cosí l’Olandese) è una lingua un po’ buffa, quasi un tedesco dolce. Il Belgio è un paese un po’ bizzarro, un po’ surreale: non per niente terra natía di René Magritte, pittore surrealista. Nonostante sia un paese del nord Europa, si sente l’influsso culturale ‘latino’: è un paese culturalmente un po’ a metà tra cultura germanica e latina. Per questo motivo mi sono sentita sempre un po’ a casa.
Ho imparato anche ad apprezzare alcune tradizioni e cibi: in Belgio si mangia bene e lo riconosce anche la mia famiglia quando viene in visita. Tuttavia non manco mai di portarmi la scorta di cibi e bevande italiane di ritorno da una vacanza in terra natía.
Quello che mi manca maggiormente dell’Italia sono le montagne e la famiglia. Per fortuna mio marito si è innamorato delle montagne e anche della nostra bella provincia di Varese. Cosi’ ogni vacanza la passiamo almeno in parte a Malnate e dintorni, con alcune ‘puntate’ verso le montagne del Verbano-Cusio-Ossola. Facciamo anche molte gite in bicicletta tra il varesotto e il Ticino. A volte pensiamo di trasferirci in Italia, ma per ora non ci sono piani concreti…
In un recente articolo abbiamo scritto di come siano oltre 70mila i varesini che si sono trasferiti all’estero. Proprio come con Sofia ci piacerebbe raccontare, per quanto possibile, chi siano, di cosa si occupano e dove si trovano là fuori nel mondo. Se vivete all’estero e vi piacerebbe mettervi in contatto con noi potete compilare questo modulo, vi contatteremo al più presto. Abbiamo anche aperto un gruppo Facebook per tenerci in contatto, lo trovate qui.
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