Gallarate pronta alla festa della gioeubia. E se c’è pioggia si rinvia
La Pro Loco pronta all'evento d'inverno, con immancabile risotto abbondante per tutti. I volontari arnatesi già al lavoro sul fantoccio che verrà bruciato al campo sportivo

È la settimana che chiude il mese gennaio e, all’ultimo giovedì (il 30, quest’anno), è il momento della gioeubia, la grande festa comunitaria in cui ci si trova intorno al falò.
A Gallarate come sempre organizza la Pro Loco, che anche quest’anno brucerà il fantoccio ad Arnate, al campo sportivo dell’oratorio, dove ad opera dei volontari del quartiere viene allestito il fantoccio della strega, che rappresenta i mali dell’inverno e dell’anno passato.
La festa, come sempre, sarà accompagnata dalla possibilità di mangiare insieme e il grande protagonista è il risotto con la luganega, cucinato nel pentolone del Guinness dei Primati del 1998, affidato come sempre al cuoco Norberto Rech (ma ci saranno anche patatine, salamelle e altre specialità cucinate dai volontari dell’oratorio). «Ci aspettiamo come sempre un migliaio di persone» dice il presidente della Pro Loco Vittorio Pizzolato.

L’appuntamento è per le 20.30.
Resta un po’ di incertezza legata al meteo: «Se c’è pioggia forte rinviamo a sabato sera».
Il problema non è solo ( non tanto) la sera, quanto le ore precedenti: se il fantoccio e la catasta di legna sottostante si impregnano d’acqua, infatti, il rogo diventa più complicato da accendere.
Dita incrociate dunque, guardando le previsioni del tempo.
La gioeubia e i riti della luce
La gioeubia, le cui origini sono incerte, festeggia la fine del periodo più duro dell’inverno e annuncia l’arrivo di un nuovo ciclo. Un rito antico di origine contadina, legato come altri al passaggio da un anno all’altro, riscoperto e oggi celebrato in tutta la zona della Lombardia occidentale, ma in particolare nella pianura a Nord di Milano e lungo il fiume Ticino.ù
Il rogo della gioeubia fa parte dei riti del fuoco e della luce che attraversano il mese di gennaio, in forme e con nomi diversi: l’altro esempio più famoso è il falò di Sant’Antonio a Varese, ma ci sono anche altre tradizioni, come quella dell’ultimo dell’anno a Germignana (“sa brusa ul vecc”).
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