Il cimitero vecchio di Viggiù diventerà un museo a cielo aperto
Il progetto dell’Università dell’Insubria prevede anche una App e degli scavi archeologici e indagini bioarcheologiche sui resti umani, per raccontare la storia delle persone sepolte
Un cimitero che si trasforma in museo a cielo aperto: succede a Viggiù, in provincia di Varese, grazie a un progetto dell’Università dell’Insubria sostenuto da Fondazione Cariplo con un contributo di 170mila euro nell’ambito del bando «Luoghi da rigenerare 2024».
Il cimitero vecchio del piccolo paese famoso per i suoi scalpellini, utilizzato per circa un secolo e chiuso nel 1910, si è conservato quasi integralmente, mantenendo intatto il suo fascino ottocentesco.
Il progetto «Vivi – Vivere il cimitero di Viggiù. Fruire diversamente gli spazi funerari» prevede non solo la musealizzazione del sito, con contenuti coinvolgenti e la possibilità di un’esperienza immersiva, ma anche scavi archeologici e indagini bioarcheologiche sui resti umani, per raccontare la storia delle persone sepolte.
Il progetto verrà presentato nei dettagli a fine marzo, quando prenderà il via per svilupparsi nei prossimi due anni e arrivare quindi alla musealizzazione del cimitero.
Varcando il cancello del cimitero vecchio si entra in un’atmosfera originale che rimanda al passato. Al suo interno sono sepolti alcuni dei numerosi artisti viggiutesi che con la propria attività nel campo della scultura, della pittura e dell’architettura, hanno contribuito alla diffusione in campo nazionale ed internazionale del nome del loro piccolo paese natale. Per conservare il sito, nel progetto sono previsti anche il consolidamento delle strutture murarie esistenti e la creazione di un nuovo ingresso.
Ad accompagnare i visitatori sarà la app «Vivi», che garantirà un’esperienza interattiva e coinvolgente, con percorsi che combinano punti di interesse segnalati da QR code, collegati a contenuti virtuali immersivi che raccontano la storia del luogo, dei suoi abitanti e dei personaggi più celebri nella storia della scultura. Inoltre, verrà realizzato un percorso gamificato che attraverso enigmi e indovinelli basati sull’osservazione dei monumenti e delle lapidi, svelerà progressivamente dati antropologici e storico-biografici, rendendo la visita un’avventura educativa e unica.
Responsabile scientifico di «Vivi – Vivere il cimitero di Viggiù» è Marta Licata, ricercatrice in Antropologia e docente di Archeobiologia del Dipartimento di Biotecnologie e scienze della vita dell’Insubria, che è l’ente capofila del progetto in partenariato con il Comune di Viggiù, l’associazione Naturalis Insubria Aps e l’associazione Amici dei Musei Civici Viggiutesi.
«Il cimitero di Viggiù – spiega Marta Licata – rappresenta un contesto davvero originale sotto il profilo scientifico. Per la prima volta il nostro gruppo di antropologi avrà la possibilità di confrontare i dati osteologici con le fonti archivistiche per ricostruire la storia delle persone sepolte. La possibilità di indagare l’area cimiteriale prima attraverso le prospezioni geologiche, poi con le indagini archeologiche, antropologiche e archivistiche ci permetterà di ottenere contenuti che andranno ad arricchire la visita del cimitero».
Un plauso da Flavia Marinelli, direttrice del Dipartimento di Biotecnologie e scienze della vita dell’Insubria: «Il progetto Vivi è un ulteriore consolidamento delle attività di ricerca nella bioarcheologia che negli anni si sono sviluppate a Varese e che hanno portato recentemente anche alla creazione di un nuovo laboratorio di antropologia nella sede di Busto Arsizio. Siamo orgogliosi di aver creduto nell’integrazione degli studi archeologici e antropologici con i percorsi di studio in biologia e biotecnologia erogati dal dipartimento: una scelta che sta dando i suoi frutti, come dimostra l’interesse dei nostri studenti e la capacità di attrarre contributi finanziari come quello ricevuto da Fondazione Cariplo».
Emanuela Quintiglio, sindaco di Viggiù: «Il cimitero vecchio di Viggiù, luogo del cuore dei viggiutesi ove sono ricordati anche i giovani del paese caduti nel primo conflitto mondiale, rappresenta un “luogo in attesa” pronto a una nuova funzione, ovvero quella museale, a coronamento delle strategie di valorizzazione e promozione del contesto territoriale e del patrimonio artistico fortemente sostenute dal Comune. L’obiettivo più ampio è quello di realizzare un museo diffuso, che comprende la riqualificazione di una cessata cava di pietra ora utilizzata per studi di geologia e per visite culturali e il Museo degli scalpellini, i Picasass, a Villa Borromeo».
Un ruolo importante quello dell’associazione Amici dei Musei Viggiutesi, con la presidente Carla Staffolani e il geometra Daniele Trentini, referente per il progetto: «La memoria storica è un valore aggiunto che necessita di valorizzazione e tutela: il nostro cimitero vecchio racconta uno spaccato sociale locale appartenente a circa due secoli fa. Con l’istituzione di un nuovo polo museale a cielo aperto si offre l’opportunità anche agli alunni delle nostre scuole di un ampliamento dell’offerta formativa attraverso ulteriori esperienze di didattica diffusa, per lo sviluppo di competenze non soltanto cognitive ma soprattutto sociali e civiche, sviluppando nei giovani un forte senso di identità ed appartenenza, consentendo loro di radicarsi nel contesto e amalgamandosi con esso. Gli Amici dei Musei Civici Viggiutesi, entrando nel consorzio, metteranno a disposizione le loro risorse umane, per coinvolgere la popolazione attraverso iniziative storico-culturali, eventi e visite guidate».
Francesca Curletto, presidente di Naturalis Insubria Aps: «Questo progetto rappresenta l’essenza della nostra missione: promuovere la cultura, stimolare la curiosità e offrire a tutti la possibilità di vivere e comprendere il nostro patrimonio in maniera innovativa. Siamo felici di collaborare con visite guidate, escursioni e programmi di educazione ambientale, contribuendo a rendere il nostro territorio ancora più accessibile e coinvolgente».
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