Il Processo alla mantide di Parabiago diventa un caso. L’Usigrai: “Limitato il diritto di cronaca”

La Corte d'Assise di Busto Arsizio ha recepito la richiesta delle difese di non diffondere le immagini del processo, precedentemente autorizzate dallo stesso tribunale, fino alla fine del dibattimento

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Il processo alla mantide di Parabiago e ai suoi sette complici scatena già la polemica attorno al tema del processo mediatico, sollevato dalle difese degli otto imputati per l’omicidio volontario del commerciante Fabio Ravasio.

Questa mattina, lunedì, nell’aula Falcone e Borsellino del tribunale di Busto Arsizio si è svolta la prima udienza del processo ad Adilma Pereira Carneiro, Massimo Ferretti, Marcello Trifone, Igor Benedito, Mirko Piazza, Fabio Oliva, Fabio Lavezzo e Mohamed Daibi con la gravissima accusa di aver organizzato e messo in atto l’investimento mortale del 52enne di Parabiago.

Le difese hanno chiesto ai giudici di vietare la diffusione delle immagini audio/video precedentemente autorizzate dallo stesso tribunale alla Rai e ad Antenna 3 fino alla fine del dibattimento. La richiesta è stata accolta dal presidente della Corte d’Assise Giuseppe Fazio dopo una breve camera di consiglio. La motivazione addotta è stata quella di non condizionare i testi che dovranno essere sentiti durante il dibattimento.

Immediata la reazione del comitato di redazione del Tgr Lombardia e del coordinamento Usigrai:

Ancora una volta diritto di cronaca limitato, per non dire annullato, all’interno di un tribunale. Succede a Busto Arsizio, dove alle troupe presenti in aula con regolare autorizzazione viene imposto di non utilizzare le immagini fino alla fine del processo. La motivazione: evitare che si possano influenzare i testimoni. Sarebbe come vietare le cronache politiche per non influenzare gli elettori, solo per fare un esempio.

Dopo l’errato recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza contenuto nella riforma Cartabia (approvata dal Governo Draghi) che di fatto ha messo il bavaglio a pm e forze di polizia, dopo il divieto di pubblicazione delle ordinanze approvato dal Governo Meloni, a quando il divieto completo di fare informazione?
Stupisce e rammarica poi che una disposizione del genere arrivi dalla magistratura, che all’inaugurazione dell’anno giudiziario citava Piero Calamandrei. “La libertà è come l’aria – diceva il grande padre costituente – ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”. Vale anche, e quanto, per la libertà di informazione e il diritto dei cittadini ad essere informati.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 27 Gennaio 2025
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