Integrazione e divertimento, a Casciago c’è una squadra con tante anime ed un solo colore
La Juniores dell’Asd San Michele guidata da mister Umberto Pace è un mix di ragazzi italiani che sognano di fare il proprio esordio in prima squadra e diversi stranieri, quattro dei quali ospitati da diverse comunità del territorio poiché arrivati nel nostro Paese come minori non accompagnati, da soli, senza famiglia

Superare le barriere e fare integrazione, tutto grazie ad un pallone che rotola e ad un gruppo di ragazzi che non guarda al colore della pelle, ma ai valori che esprime il campo di gioco.
Succede a Casciago, al centro sportivo di via Piave. Dalla stagione calcistica in corso la società di casa, l’Asd San Michele, è riuscita a formare una squadra Juniores con ragazzi nati tra il 2005 e il 2007. I risultati stanno premiando il progetto della società, la compagine guidata da mister Umberto Pace veleggia nei primi posti della classifica del campionato provinciale varesino, ma oltre ai punti incamerati c’è anche una bella storia di umanità da raccontare.
Al fianco di tanti ragazzi italiani che sognano di fare il proprio esordio in prima squadra ci sono diversi stranieri, quattro dei quali ospitati da diverse comunità del territorio poiché arrivati nel nostro Paese come minori non accompagnati, da soli, senza famiglia. Vivono tra Binago, Cassano Valcuvia, presso la Comunità Il Mappamondo della Cooperativa San Martino e Castelveccana presso la Comunità gestita dalla Coop Ballafon e nonostante le difficoltà di lingua, trasporti, distanze non mancano mai ad un allenamento e danno l’anima per ritagliarsi il loro angolo di felicità grazie al calcio.
Arrivano dal Gambia, dalla Costa d’Avorio, dalla Guinea. Hanno attraversato nazioni, deserti, mare per arrivare in Italia e cercare di coronare il proprio sogno di una vita migliore, magari riuscendo nell’impresa di giocare a calcio per davvero.
I loro racconti, in inglese o in un italiano che stanno migliorando a scuola, parlano di partenze dai loro paesi, passaggi attraverso il Mali, l’Algeria, la Tunisia, con soste lunghe e cariche di dubbi, fino all’ultimo step, la partenza in barca per arrivare in Italia, chi a Lampedusa, chi a Catania, chi a Pozzallo. E poi i trasferimenti nelle varie comunità che accolgono i minorenni non accompagnati fino all’approdo a Binago, Cassano Valcuvia e Castelveccana e da lì l’inizio dell’avventura calcistica al San Michele.
I loro compagni italiani li hanno accolti dal primo allenamento con grande apertura: «La difficoltà maggiore all’inizio è stata la lingua, poi piano piano abbiamo imparato a capirci. Si sono integrati bene con tutti – spiega Daniele Fumagalli, capitano della Juniores del San Michele -, giocando si superano tutte le differenze. Siamo uniti anche fuori dal campo, abbiamo un gruppo Whatsapp, ridiamo e scherziamo tutti i giorni, poi magari la domenica ci si trova per il calcetto. Alcuni di loro arrivano da lontano e non è semplice, ma proviamo a coinvolgerli con piacere».
A guidarli c’è mister Pace, 60 anni, genitore e nonno, navigato mestierante del pallone di provincia, che ha abbracciato l’idea del San Michele e fa di tutto per fare il bene dei suoi ragazzi, italiani o stranieri, bianchi o neri, forti e meno forti: «Siamo partiti al buio, da zero, ma abbiamo fatto davvero un miracolo. Sono arrivati tanti ragazzi bravi, alcuni dei quali con potenzialità per giocare anche a livelli più alti. Si sono inseriti alla grandissima in questa realtà sana e positiva e i risultati ci stanno dando ragione – spiega -. I ragazzi stranieri? Io sono cresciuto col l’esempio di un grande dirigente come Isidoro Martin, che mi ha sempre spiegato che è sui campi degli oratori che si possono scovare delle vere e proprie perle nascoste. Così ho trovato Ousainou Camara, si allenava da solo a Binago, l’ho avvicinato e l’ho convinto a venire a giocare con noi. Grazie a lui sono poi arrivati anche Oumar Awa Konate (15 gol nel girone d’andata), Alaj Jara, Soumalia Kiakite, Ousama Jbara: ragazzi d’oro, che sognano di diventare calciatori, vivono per il pallone, mi ricordano i miei tempi da ragazzino quando andavamo al campo con la palla sotto braccio e giocavamo per ore e ore, senza stancarci mai. I ragazzi italiani li hanno accolti alla grande, il gruppo ha fatto il lavoro più grosso: si ride, si scherza, ci si aiuta. C’è un bel clima ed è grazie all’atteggiamento e all’educazione che si riesce ad ottenere questi risultati».
Ci sono anche problemi, come in tutti i gruppi, ma si superano con la collaborazione e anche con la solidarietà: «I ragazzi stranieri arrivano da lontano, hanno problemi con i trasporti, ma li si aiuta li si va a prendere, li si porta, si prendono per loro i biglietti dei treni e dei bus – prosegue Pace -. E poi le scarpe, il materiale, nessuno si è mai tirato indietro per dare una mano e non è una cosa scontata. Devo ringraziare la società e il segretario Simone Ambrosetti in particolare che si è adoperato per il tesseramento dei ragazzi stranieri, cercando i documenti necessari in accordo con i rispettivi tutori. Ne erano arrivati anche altri, due che erano davvero bravi però sono stati trasferiti a Napoli per esigenze di comunità. Tecnicamente hanno bisogno di lavorare tanto, ma lo fanno volentieri e con grande disponibilità. Atleticamente sono eccezionali, non si fermerebbero mai».

Oumar, Alaj, Soumalia, Ousama, Ousainou, ma anche Vlad, Khaled e Ahmed si mescolano con Daniele, Giovanni, Davide, Giacomo, Tomaso, Lorenzo, Edoardo, Cristian, Tommaso, Francesco, Leonardo dimenticandosi i problemi ogni volta che il pallone viene liberato dalle reti e rotola sulla terra. Molti di loro hanno storie pesanti, sono arrivati in Italia dopo viaggi estenuanti, fatiche inimmaginabili per chi vive ed è nato in questa parte di mondo, hanno perso cari nel viaggio e non sanno nemmeno più dove sono genitori, fratelli, nonni. Per i ragazzi nati nel 2007 presto arriverà il 18esimo compleanno, una tappa chiave che significherà la perdita dello status di minore non accompagnato. Per loro si apriranno nuove prospettive cariche di incertezze, che però Oumar, Alaj e Soumalia affrontano senza paura e col sorriso sulle labbra, sicuri che la famiglia del San Michele saprà dar loro una mano anche in questa nuova tappa della loro giovane, anche se già molto vissuta, vita.
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
gokusayan123 su Anziano picchiato a Varese al trenino dei Giardini, “questa vicenda dice più di tutti noi che degli aggressori"
axelzzz85 su "La tassa della salute per i vecchi frontalieri potrebbe essere legale"
massimiliano_buzzi su Schianto di domenica notte a largo Flaiano: alla guida del Suv a Varese c’era un quindicenne
Felice su Schianto di domenica notte a largo Flaiano: alla guida del Suv a Varese c’era un quindicenne
carlito8 su Solo due medici di famiglia accettano di lavorare nelle case di comunità dell'Asst Sette Laghi
Felice su Super lavoro della polizia durante la sfida Como - Napoli
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.