Jovanotti è tornato con il nuovo album “Il corpo umano”. Ed è pronto a farci ballare
In copertina ha una versione personalizzata de "L'allegro chirurgo". Lorenzo Cherubini lo ha presentato in una serata che è sembrata l'anticipo del tour "Pala Jova"
Lorenzo Cherubini Jovanotti è tornato. L’energia è quella di sempre, forse lo è ancora di più. Sembra impossibile dirlo riferendosi a un artista che fa ballare la sua tribù da quarant’anni, riempiendo gli stadi e le spiagge di tutta Italia ma ieri sera (lunedì 27 gennaio), al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano, la sensazione era quella.
Per raccontare il suo ultimo album “Il corpo umano”, Jovanotti ha radunato giornalisti e fan per una presentazione al di fuori dall’ordinario. L’occasione era di quelle speciali: a distanza di otto anni da “Oh, Vita!” e di tre anni da “Il Disco Del Sole”, e soprattutto dopo un lungo periodo di convalescenza, il “ragazzo fortunato” è tornato con 15 nuove tracce.
«Questo disco ha un significato particolare. Per la prima volta, da quarant’anni a questa parte, ho pensato che potesse essere una cosa remota. Invece è successa», racconta ricordando quel femore rotto in bicicletta a Santo Domingo che l’ha bloccato a letto. «Ora sto bene, sono felice, sono contento, sono grato, sono pronto. Un disco per chi lo fa è un pezzo di vita». Ed ecco quindi che Jovanotti è tornato con nuove tracce che sembrano portarsi dietro viaggi sonori, immagini, tante contaminazioni e la solita voglia di sperimentare.
«Va benissimo, va benissimo», dice Lorenzo Cherubini Jovanotti muovendo la gamba che l’ha fatto dannare nell’ultimo periodo. «Le mie gambe stanno bene, una è al 100%, l’altra all’80%. Va bene. Ti rendi conto quanto ti manca una cosa quando non la ce l’hai più». E per uno che ha sempre usato il suo corpo come “un’antenna” del ritmo, non deve essere stato facile fermarsi fisicamente e mentalmente. «Per la prima volta nella mia carriera ho iniziato a lavorare a questo lavoro partendo dal titolo e ho deciso di chiamarlo, “Il corpo umano”. Sono partito proprio da lì. Poi è arrivata la copertina».
Una cover personalizzata de L’Allegro Chirurgo, il gioco degli anni Novanta (l’intero progetto grafico dell’album è stato realizzato da Lorenzo insieme a Sergio Pappalettera). «Nel primo bozzetto avevo i boxer di color rosso. È stata mia figlia Teresa a suggerito di metterli a strisce bianche e blu, proprio come quelle che indossavo in “Jovanotti for president”».
Jovanotti parla, parla tantissimo. «Sono logorroico, lo so». Si muove sul palco del Teatro Lirico dove c’è solo un tappeto, uno sgabello e un occhio di bue che lo segue. Molleggia, come Celentano. Si perde tra le parole, allunga la conversazione. Il pubblico lo ascolta, lo segue e nel frattempo si rende conto di quanto quell’energia dirompente sia mancata in questi anni. «Mi chiedono sempre come faccio ad essere ottimista. Ma io sono così. Certo, lo vedo il mondo in cui viviamo, ma vedo anche le cose belle». Come perdersi in Sud America pedalando. «Sì, tornerò presto a fare uno dei miei viaggi, lo farò». Tanto che nel frattempo ha organizzato un concerto raggiungibile solo in bicicletta (tra l’altro già sold out. Cinquemila biglietti volatilizzati in pochi giorni, a conferma che l’Italia sia un Paese di ciclisti fin da prima dei tempi di Coppi e Bartali).
«Come sto? Sto così, sto bene. Sono felice. Sono contento, sono grato, sono pieno di desiderio. Ho un pezzo di musica nuova da farvi sentire e un tour da raccontarvi. Ho voglia di tornare ad abbracciare la mia gente, di vederla davanti a me. Di vedere che si diverte, che ci emozioniamo». Più che la presentazione di un album, la serata è uno one man show dove Jovanotti risponde alle domande e lascia indizi per spiegare dove sta andando questa nuova avventura. L’album è prodotto da Dardust, da Michele Canova e Federico Nardelli andando a pescare in tre universi musicali, lasciando immaginare un disco che spazia tra suoni diversi. Sul palco presenta alcuni pezzi del nuovo disco, chiama una band di jazz manuche, i Four on Six sul palco per interpretare “Fuorionda”, salta e canta sulle note dei suoi nuovi brani.
Per il Pala Jova, già 26 i sold out in tutta Italia, racconta: «Abbiamo pensato ad uno show bello, dove i palazzetti verranno trasformati. Oggi pomeriggio ho incontrato un gruppo di ragazzi e ragazze che lavorano sui social. Mi interessa la loro visione». E l’anticipazione fa presagire uno show pieno di contaminazioni, di esperimenti, “di casino”, di sorprese, di festa, di sudore, di emozioni. «Mi sono messo in testa di rimettermi a camminare imparando il sirtaki ed è per questo che questa mia canzone inizia così, poi boh, è un casino», dice prima di iniziare a ballare sul “Il corpo umano”. Chiude la serata con un inchino alla platea, ringrazia nuovamente il pubblico in sala, chi lo segue da sempre, chi lo seguirà.
Infine si fa serio ricordando che la presentazione dell’album ha coinciso con la ricorrenza de Il Giorno della Memoria. Quanto sia importante celebrarla e quando la musica sia da sempre espressione di libertà. Tanto da essere stata bandita durante il nazifascismo. Poi si torna ai pezzi nuovi, Jovanotti salta fino a sudare. Saluta di nuovo il pubblico che lo ricambia con un lungo applauso. Era “solo” la presentazione di un album, dicevamo.
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