La formazione degli Stati Uniti: tra acquisti, annessioni e conquiste. E ora Trump.
Come si è formata la configurazione geografica degli Stati Uniti? Ripercorriamo brevemente questa storia, includendo i dettagli economici e politici delle acquisizioni territoriali
Stefano Stefanini, ambasciatore e analista di geopolitica internazionale, ha commentato il discorso di Donald Trump sulle sue presunte mire espansionistiche verso il Canale di Panama e la Groenlandia, definendole “sparate” ma avvertendo che vanno prese sul serio. “Trump ha i mezzi, la volontà e pochi controlli che gli permettono di perseguire i suoi obiettivi. Sembra di essere tornati nel 19° secolo,” ha dichiarato. Ma come si è formata la configurazione geografica degli Stati Uniti? Ripercorriamo brevemente questa storia, includendo i dettagli economici e politici delle acquisizioni territoriali.
Gli Stati Uniti nascono dalle Tredici Colonie britanniche lungo la costa atlantica. Nel 1776, queste colonie dichiararono la loro indipendenza dal Regno Unito, e con il Trattato di Parigi del 1783 ottennero il territorio tra l’Atlantico e il fiume Mississippi. Il nuovo Stato era molto piccolo rispetto alla vastità che avrebbe raggiunto in seguito.
Il primo grande passo verso l’espansione fu l’Acquisto della Louisiana. Gli Stati Uniti comprarono dalla Francia oltre 2 milioni di chilometri quadrati per 15 milioni di dollari. Napoleone Bonaparte, ai tempi leader della Francia, accettò l’accordo perché aveva bisogno di fondi per finanziare le guerre in Europa. Questo acquisto raddoppiò il territorio americano, comprendendo le vaste pianure fertili che divennero il cuore agricolo del Paese.
Con il Trattato Adams-Onís, la Spagna cedette la Florida agli Stati Uniti in cambio di 5 milioni di dollari, pagati sotto forma di rinuncia ai debiti spagnoli. Inoltre, gli Stati Uniti ottennero il controllo sulle future rivendicazioni territoriali in Oregon, consolidando i confini sud-orientali e aprendo la strada verso il Pacifico.
Il Texas, dopo essersi dichiarato indipendente dal Messico nel 1836 e aver vissuto come Repubblica del Texas per nove anni, venne annesso agli Stati Uniti nel 1845. Questo portò a un aumento delle tensioni con il Messico, che si rifiutava di riconoscere l’indipendenza texana. L’annessione fu uno dei fattori scatenanti della Guerra Messicano-Americana. A seguito della vittoria nella guerra, il Trattato di Guadalupe Hidalgo portò alla Cessione Messicana, una vasta area di 1,36 milioni di chilometri quadrati acquistata per 15 milioni di dollari. Questa cessione comprendeva la California, il Nevada, l’Utah, l’Arizona e parti di Colorado, Wyoming, New Mexico e Texas. La scoperta dell’oro in California nel 1849 accelerò l’insediamento e lo sviluppo della regione.
Per completare una linea ferroviaria strategica verso il Pacifico, gli Stati Uniti acquistarono dal Messico una porzione di territorio oggi parte dell’Arizona e del New Mexico meridionale. L’accordo, noto come Acquisto Gadsden, costò 10 milioni di dollari.
L’Alaska venne acquistata dalla Russia per 7,2 milioni di dollari. Sebbene inizialmente considerato uno spreco, l’acquisto si rivelò strategico per la scoperta di oro e, più tardi, per le ricche riserve di petrolio e gas naturale. La regione aggiunse oltre 1,5 milioni di chilometri quadrati al territorio americano.
Le Hawaii, un arcipelago strategico nel Pacifico, furono annesse dopo un colpo di stato orchestrato da interessi americani contro la monarchia locale. Nello stesso anno, la vittoria nella Guerra Ispano-Americana portò agli Stati Uniti Porto Rico, Guam e le Filippine, ceduti dalla Spagna per 20 milioni di dollari. Con l’ingresso dell’Arizona nel 1912, il territorio continentale americano fu completato. Nel 1959, Alaska e Hawaii divennero rispettivamente il 49° e il 50° stato, segnando la fine dell’espansione territoriale formale.
La formazione degli Stati Uniti è stata resa possibile da trattative, acquisti, guerre e dalla violazione dei diritti delle popolazioni indigene. Le dichiarazioni di Trump, che evocano scenari di conquista territoriale, sembrano lontane dalla realtà contemporanea, ma risvegliano un passato in cui l’espansionismo era la norma, non solo per gli Stati Uniti. Oggi possono sembrare provocatorie, ma, come ha sottolineato Stefanini, meritano attenzione per il loro potenziale destabilizzante. Nel mondo attuale, la sovranità e la cooperazione internazionale rappresentano limiti invalicabili, come dimostrano le ferme risposte dei Paesi coinvolti. L’espansionismo, che una volta era simbolo di forza, oggi potrebbe isolare gli Stati Uniti sulla scena globale.
“Il leone usa tutta la sua forza anche per uccidere un coniglio”, Sun Tzu.
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