L’amicizia che ha portato alla follia: la storia tra Van Gogh e Paul Gauguin raccontata a Taino

Amicizia, solitudine e arte sono ciò che ha contraddistinto le due personalità che hanno caratterizzato l’arte dell’Ottocento. Se ne è parlato al Centro Bielli domenica 26 gennaio

Taino Van Gogh

A Gauguin aveva dato la casa, i soldi, tutto quello che aveva eppure anche lui era scappato. Cosa restava a Vincent per convincerlo a tornare? Non denaro, non dipinti, non parole, ma solo un pezzo del suo corpo. Non aveva altro da dare

Domenica 26 gennaio, alle 15 al Centro Bielli di Taino si è tenuto un incontro per ricordare due figure che hanno caratterizzato l’arte dell’Ottocento. Si tratta di Vincent Van Gogh e Paul Gauguin, due pittori che per una serie di interessi e favori si sono ritrovati a dover affrontare una difficile convivenza ad Arles, motivo del contorto stato d’animo di Van Gogh.

A condurre l’incontro, organizzato da Laura Tirelli, è stata Lorella Giudici, storica dell’arte e insegnante all’Accademia di Brera di Milano, che attraverso la proiezione di alcune delle opere simboliche dei due pittori ha raccontato il difficile rapporto tra i due. Inoltre, a fare da supporto è stato presentato anche il libro Lettere (1887-1890) pubblicato nel 2003, in cui all’interno sono stati raccolti gli scambi epistolari tra  Van Gogh e Gauguin.

«Tutto parte dal desiderio di Van Gogh di fondare una scuola d’arte, e per questo motivo inizia a scrivere lettere ad alcuni artisti per avere un loro supporto. L’unico a rispondergli è stato Gauguin, che accettò non tanto per amicizia ma per motivi pratici e opportunismo», spiega Lorella Giudici. Gauguin infatti era malato di malaria e aveva poco denaro, e l’unico motivo che lo ha spinto ad accettare è stato l’accordo fatto con per il fratello Theo Van Gogh, il fratello di Vincent, che gli aveva promesso di coprire tutte le spese per i materiali durante il periodo di lavoro ad Arles.

Prima di incontrarsi, i due artisti, Vincent e Gauguin, si scambiarono un autoritratto, come ha spiegato Giudici: «Van Gogh si rappresentò come un monaco, riflettendo la sua vita austera e interiore. Gauguin, invece, inviò un autoritratto – ispirato a Victor Hugo – con uno sfondo decorato con motivi orientali che richiamano l’arte giapponese. Un dettaglio che sottolineava le personalità opposte».

Ma non è stato l’unico scambio tra i due. Infatti successivamente si scambiarono opere di sedie. Ancora una volta emersero differenze di personalità.

 

La convivenza ad Arles fu da subito piuttosto difficile: «Nonostante il tentativo di collaborare, come accadde per i dipinti del caffè notturno, le differenze tra i due divennero insormontabili. La convivenza si deteriorò e culminò il 23 dicembre 1888, quando Gauguin lasciò la casa e si rifugiò in un albergo» – ha spiegato Lorella Giudici – «Questo fatto ha segnato profondamente Vincent Van Gogh e lo ha portato a tagliarsi il lobo dell’orecchio, che portò a Rachel, una prostituta, come un oggetto da custodire. Questo gesto spaventò ulteriormente Gauguin che fuggì definitivamente», ha concluso.

Da quel momento in avanti Van Gogh si fece ricoverare all’interno di un ospedale psichiatrico e morì pochi anni dopo.

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Pubblicato il 28 Gennaio 2025
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