L’arrivo, la svolta con Caja, i rinnovi: “Ecco perché Giancarlo Ferrero è diventato il simbolo di Varese”
Intervista con Fabrizio Fiorini, ex dirigente del Consorzio e di Pallacanestro Varese negli anni biancorossi dell'ex capitano. Sabato 25 la prima volta di Giancarlo da avversario a Masnago
Sabato 25 gennaio, in occasione di Openjobmetis-Germani, tornerà per la prima volta a Varese da avversario un giocatore per il quale non è sprecato il termine “simbolo”, accostandolo alla Pallacanestro Varese. Giancarlo Ferrero, 36 anni, ha vestito la maglia biancorossa per otto stagioni senza interruzioni, è stato capitano ed è tuttora amatissimo da tutto il pubblico di Masnago. Tanto che il trust dei tifosi (Il basket siamo noi) ha organizzato nel dopogara una cena a numero chiuso tutta dedicata al Gianca.
La parabola di Ferrero a Varese è iniziata nell’ormai lontano 2015 per terminare nell’estate 2023, un periodo che merita di essere raccontato. E per questo ci siamo affidati a un ex dirigente che, in pratica, ha compiuto un percorso quasi sovrapponibile a quello del giocatore nato a Bra. Fabrizio Fiorini è entrato nell’orbita biancorossa nel settembre 2013 restando – con diversi incarichi, compreso quello di amministratore delegato – sino all’avvento di Scola tra il 2021 e il 2022. Un periodo in cui le vicende di Ferrero e Fiorini si sono giocoforza intrecciate, anche in modo decisivo.
L’ARRIVO – «Giancarlo arrivò a Varese nel primo anno di coach Paolo Moretti e con Bruno Arrigoni direttore sportivo. Con Ferrero venne a Varese anche Molinaro: l’idea era di impiegarli in Fiba Europe Cup anche perché in Serie A per loro non fu così facile. Per qualche settimana, addirittura, Giancarlo venne dato in partenza da Varese: mi capitò di incontrarlo al bar del palazzetto, allora gestito da Massimo Longo, e sulle prime non mi stette neppure così simpatico, perché appunto si sentiva un po’ sull’orlo della cessione. Poi però seppe crearsi spazio in quella bella annata in cui sfiorammo la coppa a Chalon; restò all’Openjobmetis però più per via del contratto biennale che per una scelta tecnica di Moretti che lo utilizzava molto poco».
LA SVOLTA – Dopo l’arrivo del nuovo gm, Claudio Coldebella, e in seguito a diverse sconfitte pesanti, Moretti venne esonerato (dicembre 2016) e Varese richiamò Attilio Caja. «Giancarlo aveva qualche problema fisico, non grave, e durante un colloquio Attilio gli chiese di giocare da ala forte e non più da ala piccola. Questo per lui fu un passo decisivo: ci fu per esempio la sfuriata di Caja dopo la sconfitta di Cremona in cui Ferrero fu portato ad esempio davanti agli americani che il coach voleva spedire in Cina (QUI l’audio pubblicato in esclusiva da VareseNews). Ecco: credo che in quei mesi Ferrero sia davvero diventato “l’uomo di Varese” così come lo intendiamo noi. Anche perché a fine anno Cavaliero lasciò la squadra e la fascia di capitano che passò sulla maglia numero 21».
IL RISCHIO DI ADDIO – Ma il matrimonio Varese-Ferrero non è stato così solido, anzi: per qualche giorno nell’estate 2017 si fu vicini all’addio. «I tifosi lo adoravano, i compagni lo apprezzavano ma in società non c’era tutta questa convinzione tanto che tra il club e l’agente Max Raseni calò il freddo. Mi permisi, quella volta, di forzare la mano parlando con Coldebella e Alberto Castelli, presidente del consorzio: mi ascoltarono, fissarono un appuntamento e a quel punto tutto filò liscio anche con Raseni. La firma fu questione di poche ore».
IL NUOVO RINNOVO – «Un altro momento critico arrivò nell’estate in cui Varese sostituì Bulleri con Vertemati in panchina. Il contratto di Ferrero era in scadenza, Coldebella era stato sostituito da Conti e per qualche tempo sembrava che il rinnovo non sarebbe arrivato. Io non occupavo più incarichi, ero un semplice socio del Consorzio e quindi mi affidai ai buoni uffici di Andrea Crocella, una persona che è sempre apparsa poco ma che ha lavorato con grande impegno in “Varese nel Cuore”. Anche in quel caso la vicenda si sbloccò e per Ferrero iniziò un nuovo biennio in Pallacanestro Varese, una storia che si è purtroppo interrotta nell’estate 2023».
Fiorini e Ferrero con Massimo Longo e Max Ferraiuolo e con il pallone della semifinale di ChalonVIA DA VARESE – «Devo dire – spiega ancora Fiorini – che anche nel momento dell’addio Giancarlo ha gestito il distacco con grande stile: io sono comunque certo che se fosse dipeso da lui non si sarebbe mai mosso da Varese però, ripeto, è stato corretto ed elegante anche nell’uscita di scena. E a me, come a tutti, resta il ricordo di un buon giocatore che è anche una grande persona. E un capitano vero: tutti quelli che hanno indossato la fascia dopo di lui, se ne sono andati alla prima occasione». Per la cronaca: Hanlan, McDermott, Mannion.
UN PERIODO BELLISSIMO – Fabrizio Fiorini da qualche stagione è al di fuori dal mondo biancorosso, pur continuando a interessarsi delle vicende della squadra e, per ragioni lavorative, incrociare saltuariamente la società. Entrato nel consorzio sotto la presidenza Lo Nero (2013), il manager milanese è diventato vicepresidente di “Varese nel cuore” nel giugno 2014 per poi entrare nel CdA di Pallacanestro Varese con il ruolo di amministratore delegato con Vittorelli presidente e Coldebella gm (da maggio 2016 a settembre 2017). Poi Fiorini è tornato nel Consorzio prima come vicepresidente (sino al 2019) poi come semplice socio (a inizio 2022).
«Parlare della parabola di Giancarlo e, di conseguenza, ripercorrere quelle stagioni mi permette di ricordare un periodo bellissimo. Non facile, perché senza dubbio sul piano finanziario abbiamo dovuto affrontare momenti complicati e gestire una situazione debitoria, però lo abbiamo fatto con una grande coesione interna. E con una grande attenzione e rispetto verso le persone che facevano parte del club. E in tutto questo, il percorso insieme a Ferrero è stato un ulteriore piacere».
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