Quanto costa all’Italia la fuga di cervelli?
Si stima che il capitale umano emigrato dall’Italia tra il 2011 e il 2023 abbia comportato un costo per l’economia nazionale di circa 134 miliardi di euro
Questo articolo è a cura di Giulio Cattaneo (@giuliocattaneoo) dello Starting Finance club dell’Università Liuc di Castellanza
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La “fuga di cervelli”, ovvero l’emigrazione di talenti altamente qualificati dall’Italia, rappresenta una grave perdita per il Paese, che negli ultimi dieci anni ha visto partire oltre 1,3 milioni di giovani. Questo esodo non solo sottrae risorse umane preziose ma comporta anche significative perdite economiche, mettendo a repentaglio il futuro del Paese. Per contrastare efficacemente questo fenomeno, è fondamentale comprenderne le dimensioni, le motivazioni e l’impatto.
Dimensione e Motivazioni del Fenomeno
Negli ultimi 10 anni, l’Italia ha perso 1,3 milioni di persone che sono emigrate per lavorare e vivere all’estero. Una larga parte di questi emigrati sono giovani tra i 25 e i 34 anni, molti dei quali altamente qualificati, come ricercatori, ingegneri e medici. Questa emigrazione di talenti è particolarmente preoccupante, considerando la già bassa percentuale di laureati in Italia: solo il 18,5%, contro una media europea del 31,5%. È importante sottolineare come questo fenomeno sia strettamente legato alla scarsa capacità del nostro Paese di attrarre i talenti dall’estero. Nonostante le eccellenze italiane, come il clima temperato, le bellezze naturali e il patrimonio socio-culturale, l’Italia riesce ad attrarre solo il 6% dei giovani europei qualificati che si trasferiscono per lavoro, rispetto al 43% della Svizzera o al 32% della Spagna. Si pensi che, per ogni giovane straniero che si stabilisce in Italia, quasi nove giovani se ne vanno. Le ragioni dietro la fuga di cervelli sono molteplici e complesse, ma sono generalmente legate ai problemi strutturali del mercato del lavoro italiano, il quale è caratterizzato da un tessuto imprenditoriale di piccole-medie imprese, che faticano a competere su scala internazionale. Inoltre, i limitati investimenti in innovazione e formazione contribuiscono ad una produttività stagnante, che rende i salari fermi, le opportunità di crescita professionale ridotte e un mercato del lavoro poco dinamico. La mancanza di dinamicità impedisce al sistema di adattarsi alle esigenze di mercato, con la conseguenza che le aziende assumono poco e i dipendenti cambiano raramente lavoro, anche se insoddisfatti e con poche opportunità di carriera o di aumenti salariali. Questo ambiente stagnante si riflette anche nella precarietà dei contratti, nella scarsa meritocrazia e nei tassi elevati di disoccupazione giovanile, che in italia raggiungono il 17,7% superando la media europea del 15,2%. A ciò si aggiunge il fatto che gli stipendi in Italia non crescono da oltre 20 anni e non sono competitivi rispetto a quelli esteri. Un giovane laureato che va all’estero a lavorare guadagna, ad un anno dalla laurea, uno stipendio netto mensile di 1963 euro netti, contro i 1384 netti di chi resta in Italia. Inoltre, il vantaggio economico della laurea in Italia è minore: il premio salariale tra laureati e diplomati è solo del 30%, significativamente inferiore al 48% della media europea.
Conseguenze e misure per contrastare il problema
Si stima che il capitale umano emigrato dall’Italia tra il 2011 e il 2023 abbia comportato un costo per l’economia nazionale di circa 134 miliardi di euro. Questo costo è legato principalmente al mancato recupero delle tasse: i giovani si formano nelle istituzioni italiane, ma poi contribuiscono fiscalmente nei paesi esteri. Inoltre, la perdita di capacità innovativa e competitiva delle imprese italiane, dovuta alla mancanza di giovani specializzati, aggrava ulteriormente la situazione. Ancora più allarmante è l’impatto a lungo termine della fuga di cervelli. Oltre al danno economico, si verifica un declino demografico, poiché questi giovani formeranno famiglie all’estero, accelerando l’invecchiamento della popolazione italiana. Nel tentativo di invertire questa tendenza, negli ultimi anni il governo italiano ha introdotto alcuni incentivi fiscali per favorire il rientro dei lavoratori italiani qualificati che vivono all’estero. Tuttavia, queste misure si sono dimostrate inefficaci, in quanto l’emigrazione non solo è continuata, ma è addirittura aumentata, mentre i rientri sono rimasti stabili. È dunque necessario ripensare agli incentivi fiscali per rendere l’Italia più attraente sia per i talenti emigrati sia per quelli esteri. Allo stesso tempo, è fondamentale introdurre incentivi che prevengano la fuga di cervelli, come sgravi fiscali nei primi anni di lavoro anche per i giovani che scelgono di restare in Italia e per i professionisti qualificati provenienti dall’estero. Un altro aspetto cruciale è l’investimento nella ricerca. È necessario aumentare i fondi e le borse di studio, che attualmente non riescono a competere con quelle estere, contribuendo così alla migrazione dei dottorandi. Si pensi che l’Italia investe solo lo 0,9% del PIL nell’istruzione universitaria, contro una media OCSE dell’1,45%, un divario che equivale a circa 10 miliardi di euro in meno. Infine, per contrastare questo fenomeno sarà essenziale semplificare la burocrazia e facilitare l’accesso ai capitali per le startup, incentivando i giovani a fondare nuove imprese innovative.
Conclusioni
La situazione in Italia è critica: il Paese sta perdendo non solo la sua gioventù, ma anche il potenziale per un futuro prospero e competitivo. È fondamentale adottare un approccio più strutturato per affrontare le cause di questo fenomeno. Tuttavia, al momento, non sembrano esserci proposte concrete, né un’adeguata attenzione politica su questo problema. È rilevante notare che l’87% degli espatriati valuta positivamente la propria esperienza all’estero, principalmente a causa della mancanza di opportunità lavorative in Italia, ma anche per la percezioni di una limitata apertura culturale e internazionale del Paese, oltre che a una qualità della vita percepita superiore all’estero.
FONTI:
Forbes Italia. (2024). La fuga di cervelli è costata all’Italia 134 miliardi in 13 anni. Disponibile su https://forbes.it (Consultato il 23/01/2025)
Corriere.it. (2024). Giovani e cervelli in fuga: 4,5 miliardi all’anno per istruirli. E poi regaliamo i benefici all’estero | Milena Gabanelli. Disponibile su https://www.corriere.it (Consultato il 23/01/2025)
Euronews. (2024). Qual è il Paese europeo più istruito?. Disponibile su https://it.euronews.com (Consultato il 23/01/2025)
YouTube. (2024). Rientro dei cervelli: Opportunità e sfide. [Video]. Disponibile su https://www.youtube.com/watch?v=rGjExIRxO7g (Consultato il 23/01/2025)
YouTube. (2024). Fuga di cervelli dall’Italia: Perché e come invertire la tendenza. [Video]. Disponibile su https://www.youtube.com/watch?v=GqpMqeggXzY&t=883s (Consultato il 23/01/2025)
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