Rocco Perla, dai Mastini alla leva in Finlandia. “In tre giorni è cambiato tutto. Amo Varese, vorrei tornare”
Il portiere giallonero ha doppio passaporto ed è stato richiamato dall'esercito finlandese per sei mesi di militare. "Ringrazio tutti, mi avete ricoperto d'affetto fin dal primo giorno"
Nell’hockey su ghiaccio, forse più che in altri sport di squadra che ne prevedono uno, il portiere ha un significato molto particolare. È facile affezionarsi ad un estremo difensore e Varese ne sa qualcosa, avendo avuto la fortuna di avere a difesa della propria gabbia portieri che sono entrati nel mito. Rocco Perla è molto giovane, e con Varese ha giocato “solo” tre anni e forse dovrà trascorrere ancora qualche stagione per ricavarsi uno spazio tra i grandi che hanno giocato all’ombra del Sacro Monte, ma di sicuro un posto speciale nel cuore dei tifosi se lo è ricavato eccome. Lo abbiamo raggiunto al telefono qualche ora prima che entrasse in caserma a Upinniemi, villaggio nel comune di Kirkkonummi, nel sud della Finlandia, dove scambierà la sua maglia numero 2 dei Mastini con l’uniforme di una sorta di “marines” dei Navy Command finlandesi.
Rocco, prima di tutto come si sente e quali sensazioni sta provando in questo momento?
«Onestamente trovo tutto molto surreale, forse perché è capitato nel giro di pochissimo tempo: credo servano ancora giorni per elaborare del tutto le emozioni. Però sì, sto bene».
Quando ha saputo di questa speciale convocazione? Quella del Suomen maavoimat, l’esercito finlandese.
«Venerdi scorso (3 gennaio n.d.r.) mi è arrivata la comunciazione ufficiale, che ho inoltrato alla squadra preparandomi per lasciare l’Italia alla volta della Finlandia, sono partito domenica pomeriggio e oggi, 6 gennaio, entrerò in caserma a Upinniemi».
Va a fare il militare in un momento geopoliticamente complesso per la Finlandia: la sua nazione confina per 1400 chilometri con la Russia.
«Sicuramente è un periodo molto delicato quello che stiamo attraversando in questo momento, e credo che anche per questo motivo sia arrivata la chiamata al servizio di leva. Lo affronto con estrema tranquillità ma una certa tensione qui la si percepisce».
Ha voluto fortemente la cittadinanza finlandese, la preferisce all’Italia?
«No, ho sempre avuto due passaporti, mi sento al 50% italiano e al 50% finlandese, e credo sia una situazione perfetta perché sono due paesi stupendi e unici a loro modo».
Come funziona la leva? Vivrà in caserma per tutti i sei mesi?
«In Finlandia il servizio militare funziona in maniera alternata: si fanno dei periodi di addestramento e dei periodi di vacanza fuori dalla caserma. Upinniemi, dove presterò servizio, è vicino a casa mia, dista solo una cinquantina di chilometri».
La Finlandia per il settimo anno consecutivo è stato eletto come il Paese più felice al mondo, sembra si viva molto bene da quelle parti. Cosa farà dopo i prossimi sei mesi?
«Vero, è un Paese stupendo! Ma anche l’Italia lo è ed anche per questo vale la regola del 50 e 50. Ho un contratto con Varese, e naturalmente vorrei tornarci, per tutta una serie di motivi naturalmente, tra cui l’incredibile pubblico dell’Acinque Ice Arena».
A proposito di Finlandia, ci parli dell’arte magica del Sisu, molto adatta per lei come filosofia in questo momento.
«Esatto: mai come ora metterò in pratica il Sisu che, tradotto in modo molto approssimativo, vuol dire “coraggio estremo di fronte a ostacoli insormontabili”. Questa cosa dell’affrontare con coraggio tutte le situazioni particolari fa parte di me, e sono certo che vivrò questo periodo in questa modalità!».
Quindi non è semplice lasciare l’Italia e i Mastini…
«No, per nulla, è stata una cosa davvero surreale ricevere la chiamata e sapere che dopo 72 ore la mia vita sarebbe cambiata radicalmente. Un pochino di paura l’ho provata, lo ammetto, anche perché lasciare i miei compagni di squadra in questo periodo è stato davvero difficile. È un gruppo stupendo, una vera e propria seconda famiglia, una delle cose che mi mancherà parecchio».
Perché ha scelto proprio l’hockey su ghiaccio e perché proprio il ruolo di portiere?
«L’hockey mi è sempre piaciuto, ho cominciato a pattinare a 5 anni ma all’inizio non giocavo in porta: con il mio pattinaggio molto pulito e veloce mi dividevo tra attacco e difesa. Poi però l’attrezzatura del portiere mi affascinava: gambali, scudo, pinza… ho quindi deciso di giocare in porta!».
HJK, Karhu-Kissat, Koovee poi Varese. Come mai l’Italia e perché Varese?
«L’Italia per i motivi di cui parlavo, la amo alla follia, Varese molto semplicemente perché ho ricevuto un’offerta dai Mastini che ho accettato molto volentieri. Scelta assolutamente ripagata in termini di soddisfazioni e crescita».
Quest’anno si è alternato con Filippo Matonti, giovane e promettente portiere giallonero. Come vede il suo futuro da Mastino?
«Pippo è un gran portiere, ha un enorme talento ed è una bellissima persona. Tra le cose che non ho potuto fare prima di partire e di cui mi rammarico è stato non poterlo abbracciare, visto che era in nazionale. Ci siamo solo scritti, farà molto bene a Varese ne sono certo».
QUI SOTTO la clamorosa rete di Perla contro il Caldaro, il gol che ha dato il 2-0 ai Mastini nella partita decisiva della finale IHL 2023
Quali sono i ricordi più importanti a Varese?
«L’affetto dei tifosi è qualcosa di incredibile, questo l’ho provato sin dal primo istante quando ero solo un cognome ed un numero sulla maglia. Poi il rapporto è cresciuto in maniera costante, diventando – mi ripeto – qualcosa di incredibile. A livello sportivo la prima coppa è stato qualcosa di bello almeno quanto inaspettato, ricordi che rimarranno indelebili».
A proposito di tifosi, lei ha sempre avuto un rapporto particolare con loro tanto che ci danza assieme a fine partita. C’è un messaggio che vuole dare loro?
«Prima di tutto li voglio ringraziare tutti quelli che in queste ore mi hanno scritto, ho ricevuto un numero incredibile di messaggi e di attestati di affetto puri e sinceri. E’ successo tutto molto in fretta e non ho potuto salutare come avrei voluto. So che a Varese hanno giocato portieri di altissimo livello, ma la sensazione che mi hanno fatto provare in questi anni è stata davvero unica. Ho in mente tutte le belle emozioni, le urla di incitamento, le facce dei ragazzi della curva e tutto il bene che mi hanno riservato. È stata un esperienza unica, che vorrei tornare a vivere molto presto. Quindi colgo l’occasione per ringraziare e salutare tutti, uno per uno! Forza Varese!».
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