Bradford da frizzante a sgasato, non è tempo per Kao. Si salva solo Assui
L'ultimo arrivato spreca l'occasione di scavalcare Gray nelle gerarchie, il pivot mostra sempre gli stessi difetti. Hands tra i meno peggio ma non basta, Sykes ancora troppo indietro

AKOBUNDU-EHIOGU 4,5 – In area va a farfalle spesso e volentieri. Dopo oltre mezzo campionato, continua a commettere gli stessi errori, le stesse ingenuità (e anche le stesse cose buone) dell’estate. Salta sulle finte, sta giù quando invece potrebbe saltare, non fa tagliafuori e di conseguenza viene divorato a rimbalzo con Caruso che gliene prende cinque sulla testa. Non è tempo per lui, «e forse non lo sarà mai».
ALVITI 5 – Quando raddrizza la mano, ovvero dopo l’intervallo, è troppo tardi per aiutare Varese a non scivolare verso il basso. Le percentuali che più contano sono quelle del primo tempo in cui trova una sola tripla e sbaglia anche con i piedi per terra. Non pensiamo che la partita sarebbe cambiata granché, ma forse la OJM con il solito Alviti avrebbe messo il naso davanti.
BRADFORD 4,5 – Da quasi salvatore della patria a peggiore in campo: Desonta aveva l’occasione di staccare Gray nella corsa al posto in squadra e invece si ritrova con la catena caduta. Era arrivato frizzantissimo, ora sembra sgasato.
TYUS 5 – Da queste parti la sua figura fa venire ancora i brividi a qualche tifoso che lo ricorda pivot del Maccabi che eliminò Milano per andare poi a vincere l’Eurolega, qualche anno fa. E appena sceso sul parquet, per qualche minuto, sembra quello vestito di giallo. Poi però viene a galla l’età e con quella la difficoltà totale a rimbalzo: i lunghi milanesi gli mangiano in testa, lui non trova il modo di cambiare marcia.
SYKES 4,5 – Non ci si attendevano magie da un già scarico e fermo da un mese e mezzo. Però un minimo di vivacità, quella sì: invece non segna, non difende, commette falli evitabili e salva il salvabile solo alla voce assist. Speriamo almeno che i minuti nelle gambe servano in futuro, ma da parte sua è necessaria una risalita rapida, altrimenti sono guai.
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LIBRIZZI 5 – Mette corpo, fiato e gambe per inseguire Mannion, e la cosa gli riesce abbastanza. Poi però in attacco ha troppo poco spazio per infilarsi: l’Olimpia è troppo per lui sotto il profilo fisico e Libro non riesce a incidere. Tragico -31 di plus-minus, anche se è in “buona” compagnia.
ASSUI 6,5 – Perdere per perdere, crollare per crollare, allora meglio farlo con Big Eli in campo. Non ha paura a prendersi tiri da lontano (3 su 3), non ha timore reverenziale nel prendere a spallate qualche avversario che passa dalle sue parti, non balla sulle punte come i compagni quando serve ripiegare in difesa. Ma se l’esempio arriva dallo “stagista” – lo diciamo ovviamente con tutto l’affetto possibile – significa che il resto della squadra è da licenziamento.
HANDS 5,5 – Mettiamolo nella categoria dei “meno peggio” che non significa certo salvarlo dalla insufficienza. Una sua fiammata ridà vita a una partita che LeDay aveva provato a spegnere nei primi 5′ e nel complesso mette insieme cifre decenti in attacco (21 punti, 9 assist). Quel che non va è la difesa, che troppo spesso si limita allo sguardo, come pure le forzature quando il cronometro dei 24” (o del singolo quarto) si avvicinano allo zero. Sotto pressione non ne azzecca una.
JOHNSON 5 – Come Hands, arrotonda un po’ le cifre a “buoi scappati”. A parziale discolpa gli tocca il cliente più difficile, quel LeDay che spesso bullizza i difensori anche in Eurolega, ma è chiaro che Nino dovrebbe portare a questa Openjobmetis un apporto ben superiore anche in termini di comando. Invece va un po’ dove lo porta l’onda.
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