Crisi Beko, Ferrara (M5S): “Il Governo intervenga o sarà complice della crisi”
Il deputato pentastellato critica l’assenza di soluzioni concrete mentre l’industria varesina soffre

Continua la crisi di Beko e il futuro dell’industria italiana rimane incerto. Durante l’ultimo incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, l’azienda ha annunciato una riduzione degli esuberi negli enti di staff e ricerca, da 678 a 600 unità. Un taglio ancora significativo, mentre in Turchia la stessa società prevede nuove assunzioni.
Il deputato Antonio Ferrara (M5S) attacca il Governo per la mancanza di una strategia industriale: “Non possiamo accettare che mentre qui si licenziano centinaia di lavoratori, altrove la stessa azienda espanda la sua forza lavoro. Il Governo finge di negoziare ma non ha il coraggio di difendere il nostro sistema produttivo.”
Cassinetta e Siena: due stabilimenti a rischio
Anche il futuro del sito di Siena resta incerto, con la mancanza di un piano di reindustrializzazione che rischia di compromettere un presidio produttivo storico. A Cassinetta di Biandronno, nonostante investimenti per 136 milioni di euro, restano 350 esuberi e il passaggio ai turni diurni unici, con un’inevitabile riduzione della capacità produttiva.
“In una provincia come Varese, dove l’industria fatica a riprendersi, perdere altri posti di lavoro significherebbe aggravare una crisi già pesante” – avverte Ferrara.
Sindacati in prima linea, ma da soli non bastano
Il deputato pentastellato elogia il lavoro di Fim, Fiom, Uilm e Uglm, ma ribadisce la necessità di un intervento governativo: “I sindacati stanno facendo il possibile, ma senza il sostegno delle istituzioni non possono ottenere risultati concreti. Servono strumenti di tutela per i lavoratori e un piano industriale credibile per garantire il futuro della produzione in Italia.”
L’appello delle parti sociali è chiaro: una soluzione complessiva per tutti gli stabilimenti e un piano sostenibile per la gestione degli esuberi.
Prossimi passi
Il 14 marzo è previsto un nuovo incontro al Ministero, ma senza un cambio di rotta, il rischio è che la crisi si trasformi in una perdita irreversibile per il settore industriale italiano.
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