Dalla quarta vittoria di una donna alla rivelazione della vera stronza di Fedez: le ultime pillole di Sanremo 2025

Le ultime considerazioni a conclusione della maratona musicale di Sanremo

sanremo 2025, la serata finale

Cari lettori,
Pernettetemi, dopo 5 nottate passate a guardare e a scrivere di Sanremo 2025, di cui tre vissute insieme a voi a Materia, un articolo scritto in prima persona: non potevo fare altrimenti, perchè queste righe non sono una cronaca, ma i miei “pensierini” a conclusione della lunga maratona del Festival. Lo so già, non piaceranno a tutti.
Ma spero che ci sorridiate su e passate oltre: tanto, sono solo canzonette….

IN UNA CINQUINA DI SOLI UOMINI HA VINTO UNA DONNA

L’impressione iniziale è impietosa: a Sanremo, ancora una volta, non è arrivata in finale nemmeno una donna. Olly, Lucio Corsi, Brunori SAS, Simone Cristicchi, Fedez: una lista che fa subito pensare all’ingiustizia nei confronti di Giorgia e alle possibilità che avrebbero dovuto avere Noemi, o Elodie, o altre delle 12 in gara su 29 totali. Una ingiustizia di quelle che fanno pensare al soffitto di cristallo, all’impossibilità delle donne di raggiungere i veri apici, sempre di più.
Ma l’indignazione forse si spezza se si tiene presente che la vittoria del giovane Olly è in realtà la quarta vittoria in 5 anni per la sua potentissima e brillantissima manager, Marta Donà: che ha fatto vincere i Mäneskin nel 2021, Marco Mengoni per la seconda volta (la prima era nel 2013, ed era comunque ancora merito suo) nel 2023, Angelina Mango nel 2024 e infine Olly nel 2025.
Mi ci ha fatto riflettere Massimo Soncini, che ha sottolineato questa curiosità tra i commenti sempre sagaci del gruppo facebook Divano & Sanremo, che dal 2009 sono onorata di guidare ma che è alimentato da grandi esperti e grandi appassionati, capaci sempre di dare una lettura laterale in più a questo grande fenomeno sociologico (ma da prendere con la leggerezza che gli deve competere) che è il Festival della canzone italiana.
Messa così, alla faccia dell’indignazione, mi sale una punta di orgoglio di genere: di vincitori di Sanremo è pieno il mondo, ma di Cardinal Richelieu (O di Enrico Cuccia, come preferite) dell’industria musicale ne nascono molti meno, e che il fatto che ora sia una donna mi fa ben sperare.

SANREMO VINCE SEMPRE

Probabilmente sono stata anch’io tra le centinaia di migliaia (o milioni?) di persone che ha detto o pensato “Dopo Amadeus il diluvio”, “Sanremo belli cosi non ne vedremo per molto tempo”, “Il festival non lo seguirà più nessuno” immemori delle enormi ronfate che ci siamo fatti sul divano per tanti anni e con conduttori di tutti i generi.

Intanto, il festivàl continuava a vivere, più grazie alle sue critiche che ai suoi pregi. Onestamente, non mi è piaciuto sto granchè la versione ingessata di Conti, ma l’ho visto dal primo all’ultimo minuto. E con me un numero di italiani persino superiore all’anno scorso.

LA VERA “STRONZA” DI FEDEZ

Mentre mezza Italia, me compresa, si baloccava a cercare di capire a chi era dedicata la sua “Battito” – tra la sua ormai ex moglie e la sua amante, svelata da Fabrizio Corona – Un battaglione di persone che l’hanno provata e cercano di combatterla hanno capito benissimo a quale compagnia Fedez faceva riferimento, compagnia che lui peraltro combatte da anni sia per sè che in iniziative di promozione e benefiche: la depressione.
E per me che grazie al cielo la depressione non l’ho vissuta mai ma di amori tormentati ne ho avuti più di uno, è stata un elemento di comprensione ed empatia fortissimo con chi invece la depressione la sta patendo: se è così dura come avere a che fare perennemente con un amore che ti fa male, deve essere dura assai.
Così, mentre Simone Cristicchi prendeva il plauso per il suo racconto “alla mulino bianco” dell’Alzheimer, Fedez entrava direttamente nella pancia di chi soffriva (Per amore o per malattia) facendo capire – non con le parole ma con l’interpretazione – che anche lui lo sta facendo con loro. Un messaggio che dal particolare si insinua a gamba tesa nel malessere universale, senza sprecare una parola, e per questo merita molto di più delle superficiali cattiverie degli haters.

I CUORICINI “TRADITORI”

I Coma_Cose sono dei gran furboni, di quelli che ci stanno proprio simpatici: hanno fatto una canzoncina che resta istantaneamente in testa, e i cuoricini protagonisti fin dal titolo sottolineati con le dita, hanno fatto – e faranno per un bel po’ – cantare e ballare l’Italia. All’insegna del più superficiale buonismo da social? Eh no, lì sta la “fregatura” che amiamo: «Che dovrei dire io che ti parlavo, E tu nemmeno ti mettevi ad ascoltare… Tu mettevi solo Cuoricini, cuoricini. Pensavi solo ai cuoricini, cuoricini Stramaledetti cuoricini, cuoricini».

Un inno contro l’eccesso da social costruito come la foto di un buongiornissimo è una esercitazione di ironia potente, perchè – come dice il testo – «Un divano e due telefoni è la tomba dell’amore» e qui invece si mettono «Cuoricini, cuoricini, Persino sotto alla notizia “Crolla il mondo”».

Zitti zitti, tra un cuoricino e l’altro, le legioni di bambini e mamme che ora ballano magari inciamperanno nel loro testo e saranno costretti a pensarci su…

OLLY COME GEOLIER (MA GLI È ANDATA MEGLIO)

E’ il secondo anno di fila che vengo presa in contropiede, ritrovandomi in finale un cantante di cui non so praticamente nulla. L’anno scorso si è trattato di Geolier, arrivato secondo per un soffio, quest’anno è stato Olly.
Ma alla domanda “come mai arrivano degli sconosciuti in finale?” purtroppo la risposta, che sa tanto di esame di coscienza, è «Perchè sei invecchiato troppo per conoscerli».

A parlar di loro a un ragazzo infatti si ottengono risposte articolate, che mostrano come loro li conoscano invece benissimo.
Morale: il problema non è che loro che sono degli sconosciuti, ma che gli “adulti” hanno tracciato un fossato fin troppo profondo con il mondo dei “ragazzi”.  E se per Geolier siamo stati “salvati” dalla sua mancata vittoria, quest’anno noi boomer non abbiamo scuse: ci tocca studiare.

SANREMO È MEGLIO GUARDATO INSIEME

Dicevo che non ho apprezzato il Sanremo di Conti: l’ho trovato ingessato, freddo non spontaneo, poco empatico e tutto sommato noioso. Se non ho perso un minuto non è stato perciò merito suo, ma della comunità virtuale che ho il piacere di coordinare da anni, quella del gruppo facebook Divano & Sanremo, e quella fisica che è nata con i tre giorni di Divano & Sanremo a Materia. Serate in cui si è cantato, votato, giudicato e sbadigliato insieme e dove ho visto tanta condivisione e un energia che ha contagiato tutti.

Per questo devo un grande grazie, su Facebook, a tutta la comunità di “Divano&Sanremo” e per le serate a Stefano RedaelliStefano Loste MorandiniAnna Botter (e, guest star del giovedì, Andrea Chiodi) che sono rimasti incollati al divano di Materia Spazio Libero per tutti i tre giorni finali del Festival di Sanremo e a Luca Piazza e a Silvio Vettorazzo per la straordinaria partecipazione con la Sanremo Gang Band che ha reso la finalissima del divano ancora più bella. E infine anche a tutti i lettori eroi che sono arrivati fino in fondo a questa pazzesca maratona.

Ci rivediamo l’anno prossimo, o magari all’Eurofestival.

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Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

Il web è meraviglioso finchè menti appassionate lo aggiornano di contenuti interessanti, piacevoli, utili. Io, con i miei colleghi di VareseNews, ci provo ogni giorno. Ci sosterrai? 

Pubblicato il 16 Febbraio 2025
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