Furti a raffica a Varese e dintorni: “Era per comprarsi la droga”, condanna a tre anni
Nei guai un ragazzo nato nel 1992 già in carcere perché in regime di custodia cautelare. Presi di mira esercizi pubblici fra la primavera e l’autunno del 2024

Dei primi due capi d’imputazione, furto aggravato a Vedano Olona il 10 marzo 2024 e a Varese il 26 aprile dello stesso anno, non c’è prova che sia stato lui. Ma per gli altri episodi contestati a un ragazzo di 33 anni, finito in carcere per furto aggravato, è arrivata oggi, mercoledì, la condanna: 3 anni e 6 mesi, oltre a una multa di 500 euro.
L’imputato era in aula, difeso dall’avvocato Massimiliano Carnelli. I fatti si riferiscono a quella raffica di furti che avevano preso di mira esercizi pubblici tra la primavera e l’autunno del 2024. Fatte salve le uniche due contestazioni che hanno portato al «non doversi procedere» per la remissione di querela e all’assoluzione, la colpevolezza è stata valutata dal giudice Rossana Basile per almeno quattro delle contestazioni mosse al giovane.
Per esempio, il furto con scasso (quindi aggravato poiché esercitata violenza sulle cose) al bar Milano di Bisuschio il 27 aprile 2024: mille euro di bottino e colpo con volto travisato. Oppure al negozio di acconciature “For Men” di Caronno Varesino il 2 giugno dello stesso anno: in questo caso, il furto è andato a vuoto grazie ad alcuni residenti che hanno fatto desistere il ragazzo dal compiere il colpo.
Gli altri due capi d’imputazione si riferiscono all’effrazione con l’obiettivo di rubare nella macelleria “Bismillah” di Varese (che però non aveva contanti nel registratore di cassa) il 24 settembre e al colpo, la sera stessa, da 300 euro in contanti al bar pizzeria Cairoli, sempre nel capoluogo, con conseguente rottura della vetrata.
Fatti che, letti singolarmente, sembrano illeciti di poco conto, ma che in realtà producono un forte allarme sociale e un senso di insicurezza tra i cittadini, specialmente se perpetrati a distanza di giorni, a volte di ore, e nella stessa località.
L’uomo è stato arrestato per questi fatti e risulta tuttora in carcere. Il difensore ha fatto appello al giudice, spiegando le motivazioni di questi furti, legate alla continua assunzione di sostanze stupefacenti del suo cliente: un vizio trasformatosi in una dipendenza assidua che gli costerà caro.
A tradire l’imputato sono state alcune tracce lasciate sul luogo dei colpi, raccolte e confrontate dal Ris di Parma con il corredo biologico del sospettato: elementi che, in alcuni casi, combaciavano. Il giudice ha dato ragione alle richieste del PM Marco Brunoldi.
Fondamentali, per risolvere il caso, sono state le immagini della videosorveglianza e l’attività investigativa dell’Arma.
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