Il verde torna protagonista nel centro storico di Gallarate, ma Legambiente chiede di più
L’Amministrazione comunale ha annunciato l’avvio del progetto "Salotto Green&Smart", finanziato dalla Regione Lombardia ma gli ambientalisti sollevano dubbi sull’effettiva portata dell’iniziativa, chiedendo un piano di riforestazione più ampio
L’Amministrazione comunale ha annunciato nei giorni scorsi l’avvio dei lavori di riqualificazione green del centro storico, un intervento presentato dall’Assessore e Vicesindaco Rocco Longobardi come parte della pianificazione urbanistica della città. Il progetto, denominato “Salotto Green&Smart”, ha ottenuto un cospicuo finanziamento da parte di Regione Lombardia e punta a rendere il centro cittadino più vivibile e sostenibile.
La proposta non convince del tutto Legambiente Gallarate, che ha sollevato alcune perplessità attraverso una lettera aperta indirizzata al sindaco
“L’Assessore Longobardi ha dichiarato: “Esplode la rivoluzione in centro: grandi alberi al posto dei vasoni”, sottolineando che l’iniziativa rappresenta un passo avanti verso una Gallarate più accogliente e verde- scrive in una nota Il Circolo “Ercole Ferrario”, guidato dal Presidente Francesco Torreggiani -. Osserviamo, come associazione ambientalista, che l’auspicio di una città più vivibile debba riguardare non solo il Centro Storico, ma tutto il territorio comunale, periferie incluse”.
“Ebbene , all’indomani del nefasto intervento di distruzione del bosco perpetrarto in via Curtatone, nelle frazioni Cajello e Cascinetta, un Progetto Green che riguarda la nostra città, dovrebbe comportare interventi molto più massicci e significativi, laddove si volesse, se pur parzialmente, rimediare al “vulnus” arrecato al patrimonio pubblico col taglio del verde in via Curtatone”.
“Legambiente, con tutta evidenza vuole affermare che, viceversa, si dovrebbe procedere, in Gallarate, ad un’operazione massiccia di riforestazione dove al posto degli alberi che sono stati abbattuti bisognerebbe mettere a dimora una quantità di piante in grado di compensare il danno dovuto alla sparizione degli alberi andati distrutti“.”E questo se si vogliono o debbono, ripristinare o compensare i benefici andati persi con la distruzione del verde, vale a dire ombreggiamento con riduzione della temperatura del suolo; limitazione dell’effetto serra dovuto all’abbattimento di anidride carbonica; produzione di ossigeno..e cosi via…, benefici riassumibili in un generale innalzamento della qualità della salute e della vita e di una migliore vivibilità del territorio”, continua la lettera.”Se poi si considera la differente capacità produttiva degli alberi scomparsi, tutti in avanzata età di vita, rispetto alla ridotta capacità delle nuove essenze da impiantare ( che richiederanno un periodo di tempo di almeno 25-30anni, se non per raggiungere, quantomeno presentare una capacità produttiva paragonabile a quella degli alberi abbattuti), non solo si dovrebbe riforestare una superficie pari a quella distrutta, ma si dovrebbe arrivare ad impiantare un numero di essenze dell’ordine di almeno 10 (dieci) volte rispetto a quelle abbattute…creando nuove aree boscate, recuperando aree incolte, reliquati stradali, alberando vie e soprattutto viali, in particolare quelli particolarmente trafficati (vecchio e nuovo Sempione, raccordi autostradali, tangenziali, ecc..”
“In tal senso l’Amministrazione comunale dovrebbe predisporre un piano generale di forestazione urbana, eventualmente di durata pluriennale (ma con inizio a breve di una prima “tranche” ) che quantifichi tutti gli interventi da eseguire, magari in accordo e con il contributo del Parco Ticino”, conclude la lettera.
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