Intorno a Malpensa nuove aree logistiche per mezzo milione di metri quadri. “Una crescita disordinata”

Sono diversi i progetti allo studio, che intaccano aree non edificate, di boschi, campi e prati. "Non sarebbe meglio sfruttare queste zone dismesse, ormai già compromesse dal punto di vista ambientale?" si chiede UniCoMal

logistica capannoni

Intorno a Malpensa si fa i conti con una «crescita disordinata» che «comporta un continuo consumo di suolo». Lo dice l’Unicomal (Unione dei Comitati di Malpensa) che fa riferimento ai diversi progetti avviati o allo studio intorno allo scalo aeroportuale più importante del cargo italiano, che gestisce il 62% delle merci per via aerea.

L’UniCoMal ricorda il progetto controverso del maxipolo logistico di Tornavento di 312.000 mq (equivalente a 40 campi di calcio), in una delle zone più preziose del Parco del Ticino, il progetto di 90.000 mq a Cairate, il polo logistico di Ferno di 66.000 mq, di cui peraltro non si parla più da qualche anno. O ancora l’area logistica di Robecchetto con Induno, 48 “baie” per il carico e scarico merci su un’area di 94mila metri quadri su terreni naturali.

Ma si possono citare anche altri interventi in fase di avvio, come quello previsto a Besnate. O – allargando di poco lo sguardo – il raddoppio dello scalo intermodale di Sacconago.

Tutti progetti che sono accomunati dall’idea di intervenire su aree non edificate, oggi fertili e che invece finirebbero erose dall’espansione di asfalto e cemento. «Non sarebbe meglio sfruttare queste zone dismesse, ormai già compromesse dal punto di vista ambientale, piuttosto che impermeabilizzare sempre più suolo i cui servizi ecosistemici sono ancora preziosi?» si chiede l’UniCoMal, segnalando anche come ci siano casi di piattaforme logistiche che sono state abbandonate dopo alcuni anni perché considerate non profittevoli.

La Lombardia è la regione italiana più esposta al consumo di suolo: i dati più aggiornati di Ispra (l’istituto nazionale di studi ambientali) riguardano l’anno 2023, che ha segnato un avanzamento della cementificazione della Lombardia di ben 7,3 km quadrati, un incremento annuo che è secondo, sia pur di pochissimo, solo a quello altrettanto negativo della Emilia-Romagna. In Italia complessivamente l’erosione di 6439 ettari di terreno fertile, pari a più di 64 km quadrati.

Stiamo bruciando la “pelle” della Terra. Ed è un grosso problema, soprattutto in Lombardia

Di seguito l’intervento completo di UniCoMal

 

CONSUMO NON FA RIMA CON BENESSERE
Il continuo sorgere e diffondersi nella nostra provincia e in quelle vicine dei progetti di poli logistici e commerciali è allarmante, basti pensare al maxipolo logistico di Tornavento di 312.000 mq (equivalente a 40 campi di calcio), al progetto di 90.000 mq a Cairate, al polo logistico di Ferno di 66.000 mq, all’area logistica di Robecchetto 94.000 mq, all’area produttiva logistica di Besnate. Per il momento solo il progetto di 80.000 mq di Pernate sembra sospeso.

E’ evidente che siamo circondati sempre più da luoghi a vocazione trasportistica il cui epicentro è l’aeroporto di Malpensa. Si tratta di una crescita disordinata che comporta un continuo consumo di suolo (consultare il rapporto I.S.P.R.A. 2024), tragica conseguenza della mancanza di una legge che limiti questo dannoso fenomeno. I sindaci dei comuni coinvolti sono ben felici di riscuotere gli oneri di urbanizzazione di queste aree, anche se il nostro territorio, in particolare l’intorno aeroportuale, è già pieno di zone cementificate e dismesse che potrebbero svolgere tale funzione.
Non sarebbe meglio sfruttare queste zone dismesse, ormai già compromesse dal punto di vista ambientale, piuttosto che impermeabilizzare sempre più suolo i cui servizi ecosistemici sono ancora preziosi?

Basti pensare al contrasto al riscaldamento climatico, all’assorbimento idrico in caso di maltempo, allo scambio gassoso atmosferico etc. per capire che il suolo è un nostro alleato in termini di sicurezza e di salute ambientale e deve perciò essere risparmiato, rispettato e tutelato, affinché possa garantirci una vita sana. E non dimentichiamo che il traffico su gomma
prodotto attorno a questi poli si aggiungerebbe a quello già poco sostenibile esistente, aumentando l’inquinamento atmosferico e i problemi alla circolazione.

Ricordiamo inoltre che molte zone logistiche nel nostro paese solo pochi anni dopo la loro costruzione sono state abbandonate e ridotte ad aree dismesse proprio da chi vi ha investito, perché non le ha più ritenute redditizie, con buona pace di chi vi lavorava. E, sempre a proposito di occupazione, ricordiamoci che quella offerta da queste aree è troppo spesso precaria e di scarsa qualità. In conclusione questa espansione selvaggia della logistica comporterebbe benefici irrisori alla maggior parte della popolazione e accontenterebbe solo una minoranza di soggetti che hanno interesse a portare avanti una politica industriale e trasportistica ai danni dell’ambiente e del territorio. Una situazione, dunque, che evidenzia l’urgenza di una legge nazionale sul consumo di suolo, dove enti e istituzioni comunali, regionali e parchi regionali e nazionali ne garantiscano il rispetto e l’applicazione.

IL DIRETTIVO Di Uni.Co.Mal.
Massimo Uboldi
Massimo Ferrario

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Febbraio 2025
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