La requisitoria a Varese nel processo Casti Group: “Evase imposte per 1,4 miliardi”
La pm Contaldo ha chiesto un totale di 46 anni di carcere per i sei imputati nel procedimento che riguarda la ex holding varesina

Il computo degli anni chiesti dalla pm Marialina Contaldo per i sei imputati del processo Casti Group si ferma ad oltre 40 di reclusione (46 per l’esattezza), imputabili agli amministratori delle società del gruppo crollate una ad una dopo le indagini che portarono a scoprire, secondo l’accusa, una maxi evasione di imposte che ammonta a «1,4 miliardi».
LE INDAGINI
Il processo in corso a Varese riguarda l’accusa a vario titolo ai sei imputati di bancarotta fraudolenta e frode fiscale; tutto partí dalle indagini della Guardia di Finanza di Perugia nel 2012 per incongruenze emerse dall’Agenzia delle entrate sull’Iva di una società controllata dal gruppo, la Isotta Fraschini, che aveva la sede legale a Spoleto.
Un vero e proprio bubbone che, scoppiando, mise in evidenza ipotesi investigative legate ad una maxi frode di IVA (per l’importo a nove zeri) che portò – dopo lo spostamento delle indagini a Varese – a ben quattro misure di custodia cautelare e al fallimento del gruppo. L’indagine venne battezzata “Golden Lake”, dal nome del programma informatico impiegato dalle società per gestire il sistema contestato dalla Procura.
IL PROCESSO
Il processo si è aperto dinanzi al Collegio di Varese nel 2021, frutto di unificazioni di numerosi procedimenti, e tre anni dopo sono arrivate le prime archiviazioni per prescrizione, legate alle posizioni fiscali più datate e per l’ipotesi accusatoria di associazione a delinquere. Un procedimento lungo, minuzioso, che si è celebrato ampiamente sul piano documentale con parecchi consulenti e testimoni ascoltati nel corso del dibattimento.
La discussione come di consueto si è aperta con la requisitoria durata ore, pronunciata dalla pm, cui seguiranno le discussioni delle altre parti. La pm ha parlato di “natura distrattiva” delle pratiche di gestione delle società, con “contabilità falsata” per una società familiare descritta come tra le principali a livello italiano (e che diede lustro all’industria locale anche con sponsorizzazioni sportive di altissimo livello, una fra tutte la proprietà per un decennio della Pallacanestro Varese), che ha «beneficiato per anni di rimborsi IVA inesistenti», come ha specificato l’accusa. Le altre parti del processo parleranno il prossimo 11 marzo.
LE RICHIESTE DI PENA
Come si accennava risultano pesanti le richieste di pena per le posizioni principali. In capo al «braccio destro» del dominus Gianfranco Castiglioni (anch’egli imputato e deceduto nelle more del procedimento che comporta l’estinzione del reato), ossia l’imputata Affri, sono stati chiesti dalla Procura 14 anni e 6 mesi (riconosciuta la continuazione dei reati a fronte di recidiva specifica), confisca per bancarotta e reati fiscali per oltre 80 milioni e non doversi procedere per una ventina di capi di imputazione per sopravvenuta prescrizione. La pm ha inoltre chiesto: otto anni e tre mesi per Claudio M. Castiglioni, confisca (2,6 milioni) e non doversi procedere per die capi; nove anni e nove mesi per suo fratello Davide Castiglioni (confisca per reati fiscali e bancarotta a sfiorare complessivamente i 18 milioni).
A fronte delle precedenti richieste risultano residuali le ulteriori prospettazioni di pena per le figure restanti: Giacometti, 3 anni di pena e assoluzione per parte dei reati contestati; Sebastianelli, 7 anni più pene accessorie di legge; Gambino, 3 anni e 8 mesi più pene accessorie.
Quelle appena citate risultano richieste di pena che dovranno venire successivamente valutate dal giudice e che rispondono, in caso di condanna, all’esito di primo grado di giudizio; e quindi gli imputati sono da considerarsi come soggetti innocenti fino a prova contraria.
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