Richiedenti asilo a Fornasette, in prefettura a Varese un tavolo di lavoro permanente
È il bilancio della riunione che si è tenuta venerdì mattina nell’ufficio del Governo a Varese. Presenti sindaci e istituzioni coinvolte. Il punto sulla struttura, “priva di allacciamenti fognari"
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C’è un tavolo di lavoro condiviso sulla questione legata alla sistemazione nell’ex caserma dei carabinieri di Fornasette – Luino – da destinare ai migranti che, se arriveranno, saranno al massimo 16 unità, e non 30 come ipotizzato in un primo momento.
Perché molti dei ragionamenti sorti durante la riunione di confronto voluta dal prefetto di Varese Salvatore Pasqauriello sono gravitati appunto intorno a questo «se», cioè al fatto che l’arrivo dei richiedenti protezione internazionale è legata ad un fattore prevalentemente non ancora definito. In pratica i lavori di ristrutturazione della ex caserma verranno fatti, anche a beneficio dei finanziamenti ad essa destinati. Ma non è ancora chiaro se qui vi troveranno ricovero gli asillanti; in una prima ipotesi si è parlato di una collocazione di nuclei famigliari allargati divisi su due appartamenti, uno al piano inferiore e uno a quello superiore.
La prossima data in cui il tavolo si riunirà sarà da prevedersi per marzo, sarà un tavolo permanente, aperto ai vicini di casa della Confederazione. Nel frattempo rimane aperta la dialettica politica, intesa come decisione della destinazione del bene pubblico, fra le parti in causa, che alla fine sono tre.
Ci sono le minoranze consiliari del comune di Luino che si oppongono all’idea della seconda vita della caserma legata all’ospitalità dei migranti, e che anzi rilanciano proponendo un centro operativo del Cacciatori (carabinieri “eliportati“, reparti speciali) contro lo spaccio nei boschi: hanno proposto sul tema una mozione in ordine del giorno nel prossimo consiglio comunale previsto a Luino per il 24 febbraio; rappresentante delle opposizioni è stato nominato il consigliere comunale luinese Furio Artoni che ha rappresentato al prefetto alcune carenze tecniche della struttura («assenza di fognature»).
Poi c’è la maggioranza consiliare che sul punto non vede invece alcuna preclusione (anche alla luce del fatto che, come spiegato a Varesenews dal sindaco Enrico Bianchi, la decisione è stata presentata come necessità imposta da una decisione del Viminale). I presenti alla riunione hanno riferito di aver assistito ad una lamentale da parte del primo cittadino circa il clima che si è creato in città intorno a questo tema.
E, non convitato di pietra bensì in carne ed ossa, anche il Canton Ticino, invitato dal prefetto di Varese e presente con un suo alto rappresentante, il consigliere di Stato (Governo) Norman Gobbi, pure esponente politico della Lega dei Ticinesi che insieme al sindaco di Tresa Piero Marchesi ha specificato le riserve sulla destinazione della struttura che è in prossimità del confine di Stato. Alla riunione, oltre alle forze dell’ordine erano presenti anche delegati della Provincia e delle istituzioni della partita.
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