80 anni di Resistenza, i Modena City Ramblers fanno cantare Milano
È iniziato al District272 di Milano il tour dei Modena City Ramblers, che con i loro "Appunti Resistenti" vogliono ricordare gli 80 anni dalla Resistenza

Ci sono anniversari che vale la pena festeggiare. Giravolte di calendari che arrivano con la cifra tonda a chiedere di fermarsi a ricordare cosa avvenne un tempo. Così hanno deciso di fare i Modena City Ramblers che, in questo 2025, ha scelto di celebrare gli ottant’anni dalla Liberazione e i venti dall’album Appunti Partigiani.
Parlare di Resistenza e Partigiani, di libertà e diritti: questa la missione della band nata nel ’91 che ha sempre cercato di far sentire, grazie alla propria musica, la voce degli ultimi e di chi lottò –anche a costo della vita –per la democrazia.
Il nuovo tour “Appunti Resistenti” è iniziato ieri, 6 marzo, al District272 di Milano, proseguirà questa sera per un secondo concerto nel capoluogo lombardo e poi attraverserà lo Stivale, portando con sé fisarmonica, violino, flauto, chitarre, basso, batterie e gli altri strumenti che trasformano le parole dei loro brani in evocazioni di musica folk, capace di prendere spunto da suoni e melodie variegate, soprattutto dal folk irlandese.

La scaletta scelta dalla band ha fortemente sentito di questa necessità di riprendere fra le mani la storia del nostro Paese e attualizzarla, puntando lo sguardo verso tutto ciò che mina la libertà e i diritti ancora oggi.
Il brano che accende la serata è “Oltre il Ponte”, ma poi non tardano ad arrivare “Il sentiero dei nidi di ragno”, “La legge giusta”, “Al diavel”, l’appassionata “Mediterranea” (registrata nell’album Altomare, nato con un crowfunding che ha doppiato la cifra prefissata, grazie all’amore dei fans), fino ai cavalli di battaglia intramontabili come “Mia dolce rivoluzionaria”, “Contessa” e quella “Bella ciao” che ha chiuso il concerto, ma che era stata anticipata da una spontanea esibizione della sala che aveva intonato il brano spontaneamente. Un momento in cui gli occhi di ciascun membro della band si è illuminato, trasformandoli da performers in ascoltatori e spostando il microfono dal palco alla pista.

Il concerto è andato così, fra musica e parole. Con voce ferma e gli occhi puntati verso il pubblico, Dudu Morandi, frontman del gruppo, ha parlato di Ddl Sicurezza e invocato il diritto di manifestare, ma anche riannodato i fili della storia raccontando di migrazione, di persone tratte in salvo in mare e di guerre dimenticate.
Davanti a lui, davanti a tutti i musicisti, un insieme di gente di tutte le età: con presenza di sessant’anni che hanno visto nascere la band all’inizio degli anni ’90, quarantenni che hanno magari lasciato i figli ancora piccoli a casa per concedersi una serata a saltare e cantare, ma soprattutto la prevalenza di ventenni. I giovanissimi, magari ad uno dei loro primi concerti dei Modena, sono stati capaci di ascoltare convinti e scandire forte slogan come “Resistenza”, fieri di ciò che quella parola rappresenti.

Una schiera di ventenni consapevoli e forti dei valori in cui riconoscersi, dunque, che vuole essere libera di manifestare, esprimere dissenso e difendere i propri compagni di scuola nati e cresciuti in Italia, ma non meritevoli dei diritti di cittadinanza: una semplice serata musicale nella periferia milanese può forse essere motivo di riflessione per la “Politica” con “P” maiuscola, dinanzi a sfide future come il Referendum sulla Cittadinanza.
In tutto questo, loro, i Modena City Ramblers hanno cantato, ancora una volta, di un’Italia diversa in cui riconoscersi.
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