Alla Lagozza di Besnate viene alla luce la passerella preistorica di accesso al villaggio di palafitte
L'ultima campagna di scavi, svoltasi in inverno e in condizioni non sempre facili, ha fornito dati interessanti, con l'ipotesi di un possibile accesso. Ora si vuole ripartire con nuove ricerche. Per arrivare ad una mostra nel 2027, a centocinquant'anni dalla prima scoperta del sito
Le ricerche archeologiche all’area della Lagozza, a Besnate, offrono nuove prospettive su uno dei siti preistorici di più “antico” studio: i nuovi scavi hanno infatti svelato le tracce di una probabile passerella di accesso al villaggio di palafitte individuato già a metà Ottocento.
Sono nuovi elementi interessati, che dovranno essere indagati in futuro ma che costituiscono anche una base per ottenere fondi per una più ampia e completa indagine che aggiorni la conoscenza del sito.
«La Lagozza è uno dei più importanti siti preistorici italiani: scoperto a fine Ottocento, ha quasi centocinquant’anni di storia di studio alle spalle» spiega Stefano Rossi, funzionario archeologico della Soprintendenza. Le prime scoperte risalgono al 1877, per opera del proprietario della zona, il conte Ottavio Cornaggia Castiglioni, che voleva bonificare l’area, rimasta poi a prati umidi. Successive campagne negli anni Trenta approfondirono lo studio del sito, l’ultimo scavo risale invece al 1953-54 (che coinvolse il nipote di Ottavio Cornaggia Castiglioni, suo omonimo) e consentì di analizzare l’area di una palafitta di circa 16 metri quadri.
Dopo quello studio, più niente fino ai “saggi” dello scorso anno che hanno consentito di individuare nuove tracce, pali infissi cinquemila e più anni fa nel terreno paludoso.
La nuova fase di ricerca è stata avviata a dicembre 2024 e si è prolungata fino a questa fine inverno, anche a causa delle condizioni climatiche – pioggia in diversi fasi – che ha reso complesso lo scavo, gestito da ArcheoSolutions di Sabrina Luglietti, che ha operato con i colleghi archeologi Matilde Vanetti, Federica Pruneri, Alice Faccin, Jacopo Solmi, e con il contributo importante della Protezione Civile di Besnate, che con le sue pompe ha garantito il prosciugamento dello scavo dopo ogni fase di pioggia.
«Nel 2023 abbiamo voluto controllare che l’informazione sul residuo di strato archeologico fosse corretta e lo strato potesse restituire altro materiale organico» aggiunge Daniela Locatelli, funzionaria archeologica della Soprintendenza per la Lombardia occidentale. «Il sondaggio di quest’anno volutamente ha scelto un’area periferica, teoricamente fuori dall’abitato».

Il terreno si trova infatti a Ovest dell’area principale: lo scavo ha restituito le «strutture lignee dei pali e la traccia dei pali rimossi nell’Ottocento», spiega l’archeologa Sabrina Luglietti. I nuovi rinvenimento hanno fatto ipotizzare che appartengono a «un’area periferica laterale al villaggio, forse una passerella d’accesso», anche se allo stato attuale è una ipotesi che richiede più approfondimento.
«La campionatura dei pali servirà per analisi per dare l’età dell’albero, delle fasi evolutive e del posizionamento dei pali».
Rispetto agli studi dell’Ottocento e anche degli anni Cinquanta del Novecento le tecnologie hanno fatto grandi passi avanti, «oggi le analisi ci consentono di risalire addirittura alla stagione di abbattimento dell’albero con cui sono stati realizzati i pali», dettaglia Stefano Rossi.

Le novità emerse nei saggi 2023 e in quest’ultimo scavo consentono di rilanciare le ricerche. « Per rispondere a queste domande la sovrintendenza ha iniziato una campagna per rispondere a queste domande» continua la dottoressa Locatelli. Consentirà di «avviare uno scavo più ampio nell’area dell’abitato, con il ricorso anche a pompe idrauliche. Vorremmo recuperare dati nuovi con metodi d’analisi più avanzate che non esistevano negli anni Cinquanta».
«Abbiamo ancora molte domande a cui si deve rispondere: come era fatto e organizzato questo abitato palafitticolo? Che vita si svolgeva?». Il terreno umido consente di recuperare qui elementi che in contesto di terreno secco vanno perduti e che – analizzati oggi – danno molte informazioni, come tessuti, manufatti in legno, semi. L’ultima campagna, confrontandosi con condizioni ambientali non facili, ha fornito anche elementi tecnici interessanti per un futuro, più ampio, cantiere di scavo. da destra a sinistra: Stefano Rossi, Daniela Locatelli e le archeologhe di ArcheoSolutions
Nel quadro della nuova campagna d’indagine archeologica si pensa anche ad una mostra «che riunisca i dati nuovi e i materiali già emersi e conservati in musei» a Milano e Como, a Gallarate, ad Arsago Seprio. L’orizzonte è quello del 2027, quando ricorreranno i centocinquant’anni delle prime scoperte da parte del conte Cornaggia.
«Siamo particolarmente grati alla Sovrintendenza per questa indagine archeologica che stanno portando avanti con una società di archeologia, che ha posto in luce interessanti scoperte, la possibilità che ci siano presenze in un’area che non era nota» aggiunge il sindaco di Besnate Giovanni Corbo, che segue con interesse la campagna di scavo ed è particolarmente interessato all’idea della mostra del 2027. Che probabilmente avrà il suo “cuore” in una città (Como, Varese, Milano?) ma che la Sovrintendenza pensa anche come esposizione diffusa sul territorio.
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