Battibecco tra Astuti e Monti sulla legge per incentivare chi lavora nella sanità nelle aree di confine
Il consigliere regionale della Lega e Presidente della Commissione Welfare di Regione Lombardia commenta che la questione fa parte di una trattativa con lo Stato, il Dem puntualizza: "La nostra proposta concreta e immediata"

«A un anno e mezzo dalla presentazione, finalmente la nostra proposta sarà esaminata e discussa» così il consigliere del partito democratico Samuele Astuti commentava la decisione di discutere in commissione Welfare la sua proposta dedicata alla sanità nelle aree di confine.
Risponde consigliere regionale della Lega e Presidente della Commissione Welfare di Regione Lombardia Emanuele Monti: « Dopo un anno e mezzo di attesa, il PD esulta per la trattazione in Commissione Sanità al Pirellone della proposta sull’indennità al personale sanitario che lavora in aree di confine, ma i fondi proposti da Astuti sono del tutto inadeguati: con queste risorse si copre appena l’1% del personale sanitario necessario per le aree di confine con l’estero, mentre le aree infraregionali vengono completamente escluse».
«La sanità di confine è un problema reale, che va affrontato con risorse concrete e una programmazione efficace. Servono misure strutturali per rendere competitivo il nostro sistema sanitario e trattenere i professionisti, non interventi spot che non risolvono il problema e alimentano solo la frustrazione degli operatori in prima linea».
«Il centrodestra lo ha fatto già da molti anni introducendo un’indennità specifica per chi lavora in montagna e la Lega a Roma sta portando avanti un lungo negoziato con lo Stato centrale per avere in modo definitivo un’indennità di confine per il personale sanitario» conclude Monti.
Non si fa attendere la replica del consigliere dei democratici Samuele Astuti primo firmatario della legge discussa in commissione: « Ritengo che il Presidente Monti sia stato poco attento durante la presentazione. Abbiamo chiarito che la nota finanziaria non è stata scritta in quanto prima vanno definiti alcuni criteri tra cui quali sono le aree di confine o marginali, se solo quelle dell’area insubrica o anche quelle prossime a Veneto o Emilia o le aree di montagna. Incontro si deve discutere collegialmente se l’indennità vada ricompresa nella contrattazione di secondo livello».
Quanto alla normativa sulle aree di montagna, Astuti ricorda: « Se quella misura avesse funzionato non ci sarebbe stata la fuga di sanitari verso la Svizzera. Vogliamo capire se c’è una reale volontà di affrontare il tema e come rispondere alle legittime proteste degli infermieri che anche questa mattina hanno manifestato sotto il palazzo della regione».
Astuti, durante la presentazione, ha comunicato qualche numero per dare un’idea di quanto sia sproporzionato il trattamento economico del personale sanitario che lavora in Svizzera, rispetto a quello che lavora in Italia: «A parità di condizioni, lo stipendio base di un infermiere che lavora in Svizzera è due volte e mezzo, se non tre, quello di uno stipendio italiano. Per i medici arriviamo anche al 60% in più. Secondo i dati del 2021, invece, sono circa 400 gli infermieri che dalle province di Varese e Como si sono spostati in Svizzera e che ogni anno dovrebbero essere diventati circa 600, una emorragia senza fine e che deve essere fermata. Il nostro progetto di legge prevede una misura concreta e immediata per attrarre e trattenere il personale sanitario in queste aree svantaggiate, cercando di affrontare almeno uno dei numerosi problemi che ne causano l’allontanamento e con un meccanismo di monitoraggio annuale per valutarne l’efficacia».
«Spiace che non ci sia, da parte del presidente Monti, la volontà di lavorare a un progetto comune – conclude il consigliere dem -volontà e interesse che abbiamo invece riscontrato negli altri colleghi con cui mi auguro di iniziare a lavorare al più presto».
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