Flash mob a Brescia: associazioni in piazza per chiedere “Ecogiustizia subito” per il S.I.N. di Caffaro

A Brescia la quinta tappa della campagna nazionale promossa da ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera

Generico 10 Mar 2025

“Ecogiustizia subito per il Sito d’Interesse Nazionale (S.I.N) di Brescia–Caffaro”: è quanto hanno reclamato a gran voce questa mattina a Brescia, ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica, Legambiente e Libera, in occasione del flash mob organizzato presso Corso Zanardelli, nell’ambito della quinta tappa della campagna nazionale “Ecogiustizia: In nome del popolo inquinato”, realizzata con il patrocinio del Comune di Brescia.

“Oltre vent’anni di stallo. Così si può definire lo stato della bonifica e messa in sicurezza delle aree private, sia residenziali che agricole, sia interne che esterne, del S.I.N di Brescia-Caffaro – spiegano le associazioni promotrici –. Finalmente avviato il progetto di bonifica/messa in sicurezza del Sito Industriale ma attualmente risultano bonificati appena l’1,9% dei 262 ettari di suolo (le aree pubbliche) e lo 0% dei 2.109 ettari di acque sotterranee (dati MASE del giugno 2024). Una questione che, anziché promesse mancate, fondi bloccati e ritardi burocratici, avrebbe dovuto essere prioritaria, vista soprattutto l’emergenza sanitaria che interessa oltre 11mila residenti, esposti alla contaminazione da policlorobifenili (PCB) e diossine (PCDF-PCDD), sversate nell’ordine di migliaia di tonnellate dalle attività industriali dello stabilimento Caffaro. Sostanze considerate cancerogene per l’uomo dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, rinvenute nei prodotti alimentari e nel sangue dei cittadini, trasmesse per contatto diretto con il terreno contaminato o attraverso la catena alimentare (dunque interessando anche i consumatori delle produzioni animali e vegetali della zona), che possono a causare patologie certificate come il melanoma, i linfomi non Hodgkin (LNH) e i tumori della mammella”.

Una situazione di immobilismo che, secondo le associazioni, “deve essere superata speditamente investendo in primo luogo i 250 milioni di euro che la LivaNova dovrà versare al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (MASE) a seguito della condanna del 2024 della Corte di Giustizia Europea per responsabilità per disastro ambientale; colpevolezza stabilita già nel 2021 dalla Corte di Appello e confermata a febbraio 2025 dalla Cassazione”.

Sono 9 le azioni prioritarie, non più procrastinabili, individuate dal cartello associativo e contenute nel Patto di comunità che sarà presentato in serata presso il Teatro Comunale di Brescia alla presenza, tra gli altri, di Stefano Ciafani (Presidente Legambiente) e Francesco Scoppola (Presidente AGESCI):

  • L’istituzione di un tavolo di lavoro che includa MASE, Regione e Comuni per individuare risorse e modalità per la messa in sicurezza/recupero delle aree private agricole e residenziali. In particolare, per le aree agricole, seguendo lo studio ERSAF del 2019, è utile valutare l’acquisto dei terreni da parte del Comune o di altro soggetto pubblico o privato per attivare “Soluzioni basate sulla natura” (NBS). Per le aree residenziali, una volta definiti i siti contaminati, urgente un intervento economico diretto del MASE come per l’area industriale Caffaro.
  • La caratterizzazione ex novo di tutti i suoli residenziali di ogni proprietà (orti, giardini, cortili) e di tutte le aree agricole del S.I.N e FUORI S.I.N (come previsto dal DM 1° marzo 2019) in entrambi i casi da sottoporre a Valutazione di Rischio per determinare le Concentrazione Rischio di Soglia (CSR) e, ove necessario, programmare le necessarie azioni di bonifica e/o messa in sicurezza
  • L’intervento normativo del MASE per sgravare il cittadino incolpevole (andando oltre quanto previsto dall’art. 253 del D. Lgs. 152/2006) dagli oneri della bonifica/messa in sicurezza, garantendo un’assistenza tecnica e gestionale e coprendo i costi (attingendo ai rimborsi di LivaNova).
  • Un rigoroso controllo della catena alimentare attraverso il monitoraggio costante dei prodotti animali e vegetali e delle modalità di coltivazione previste nell’Ordinanza Sindacale (prevista dal 2002 su proposta della ASL di Brescia e reiterata ogni anno).
  • Il censimento di chi coltiva il proprio orto, come e che cosa, chi ne consuma i prodotti ed un piano di analisi dei prodotti (compresi quelli degli alberi da frutto).
  • Una nuova campagna di monitoraggio biologico della popolazione per confermare il decadimento dei PCB nel sangue, includendo nel campione i nati dopo il 2002 (post la prima ordinanza sindacale) e chi ha consumato per 4 anni i prodotti del proprio orto per rilevare/escludere segni di un assorbimento recente.
  • L’immediata e completa bonifica dell’ex cava Vallosa di Passirano.
  • Un piano strategico per la riqualificazione urbanistica eco-compatibile ed economica delle aree contaminate.
  • La supervisione, attraverso forme e modalità di monitoraggio civico, della concreta attuazione degli impegni assunti dalle istituzioni (tempi e modalità delle bonifiche, corretto uso delle risorse, ecc..), promuovendo attraverso la costituzione di una commissione costituita dagli stakeholders, la partecipazione attiva di cittadine e cittadini, associazioni e imprese affinché la comunità sia protagonista di tutte le attività di risanamento ambientale e tutela della salute, nell’ottica della transizione ecologica e di una ripartenza sociale ed economica.

L’impatto sanitario.
Nel novembre 2003 la ASL di Brescia ha pubblicato la Relazione finale del Comitato Tecnico Scientifico in cui ha evidenziato una forte dispersione dei valori di PCB nel sangue dei residenti, riscontrando un modesto aumento legato all’età e valori tre volte superiori per gli abitanti a sud della Caffaro, a causa del consumo di alimenti, soprattutto di origine animale, provenienti dalle aziende ubicate nell’area. Il follow-up è proseguito fino al 2018 (relazione ATS Brescia marzo 2022) evidenziando – grazie agli interventi che hanno interrotto la trasmissione degli inquinanti tramite la catena alimentare – un dimezzamento delle concentrazioni, con una media di – 4% per anno. Nel gennaio 2018, ATS Brescia ha pubblicato uno studio di coorte su malattie croniche e PCB, analizzando i partecipanti delle indagini del 2003, 2013 e 2014. Attraverso l’incrocio di dati sanitari e anamnestici, è emersa una correlazione significativa tra livelli di PCB e rischio di ipertensione, cardiopatie e dislipidemie. Sono stati osservati legami con vasculopatie e demenze, ma con dati limitati, mentre non è stata riscontrata una correlazione con malattie endocrine, tiroidee, diabete e Parkinson.

Il S.I.N di Brescia-Caffaro è stato istituito con la legge n. 179 del 31 luglio 2002 e perimetrato dal decreto del 24 febbraio 2003, sulla base delle indagini dell’ARPA Lombardia per conto del Comune di Brescia. Per la matrice suolo comprende lo stabilimento industriale della Caffaro Industrie S.p.A., le aree agricole a sud, le aree residenziali del quartiere Primo Maggio, le aree pubbliche (Parco di via Passo Gavia, Aiuola di via Nullo, Pista Ciclabile di via Milano, Campo sportivo Calvesi, l’area della scuola Materna Passo Gavia e della scuola Elementare Divisione Acqui), due discariche in via Caprera, le discariche di Pianera e Pianerino (Comune di Castegnato), l’ex cava Vallosa (Comune di Passirano), le aree dell’ex Comparto Milano, Bruschi & Muller, ex CamPetroli, ex Pietra. La matrice falda si estende dagli Ospedali Civili al confine sud di Brescia. Tuttavia, secondo un’indagine effettuata, ad essere contaminati sarebbero anche altri 700 ettari di suoli agricoli e residenziali (tra cui il quartiere Chiesanuova-Noce, le aree agricole dei comuni di Castelmella, Flero e Capriano del Colle) a causa dell’attraversamento delle rogge (sistema di canali naturali e artificiali utilizzati per l’irrigazione dei campi, che si sviluppano per circa 45 km lineari nell’area).

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Pubblicato il 12 Marzo 2025
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