Il basket perde una leggenda: è morto Sandro Galleani
Il celebre fisioterapista se n'è andato pochi giorni dopo aver compiuto 81 anni. Ha curato per decenni i muscoli dei giocatori della Pallacanestro Varese e della Nazionale

Una leggenda della pallacanestro varesina, italiana ed europea se n’è andata. Una leggenda del basket che in vita sua non aveva mai segnato neppure un punto, eppure è stato più importante, longevo e decisivo di tanti giocatori. Oggi – sabato 8 marzo – è morto Sandro Galleani, l’uomo che per decenni è stato il fisioterapista della Pallacanestro Varese e della Nazionale italiana.
Sandro – che prima di essere un fenomeno nel suo lavoro era una persona squisita – aveva appena compiuto 81 anni (il 3 marzo). Veniva dalla Brianza e dal ciclismo, era stato un buon corridore al servizio di un campione come Gianni Motta e proprio con lui aveva intrapreso il mestiere di masseur. Quando – era il ’71 – a Varese si disputarono i Mondiali su pista (quelli su strada erano a Mendrisio dove non c’era il velodromo) Sandro venne a contatto stretto con la Città Giardino e non la lasciò più.
Entrato nello staff della Ignis, affiancò un’altra figura storica, quella di Marino Cappellini, e poi diventò sempre più l’uomo dei muscoli di quei campioni che iniziò a seguire anche in Nazionale. Due militanze – quella varesina e quella azzurra – lunghissime, fruttuose e premiate con tanti trofei su ambo i fronti. E curiosamente diede vita a tanti derby con il fratello Terenzio: stesso ruolo, ma per Cantù.
Dopo aver concluso l’esperienza lavorativa ha ricoperto per qualche tempo il ruolo di dirigente addetto agli arbitri per la Pallacanestro Varese: una funzione perfetta per lui che conosceva tutti i volti del basket italiano e aveva le qualità umane e le competenze sportive per capire i momenti, gli umori, gli interventi da eseguire.
Da anni Sandro combatteva con un tumore, a tratti tenuto a bada: negli ultimi mesi erano intervenute alcune complicazioni delle quali è inutile stare a scrivere. Lo avevamo incontrato a novembre, al Panathlon per il premio Anni Verdi, quando ricevette il premio alla carriera. Meritato, come tutti gli altri raccolti durante la sua vita e la sua attività.
Sandro Galleani lascia l‘amatissima moglie Egidia, i figli Claudio (che ne ha raccolto il testimone professionale) e Gabriele, i nipoti. E lascia soprattutto il suo grande esempio, di persona capace di calarsi perfettamente nella propria realtà professionale e sportiva, capace di aggiornarsi continuamente (quando internet non c’era, si faceva raccontare le novità dai giocatori americani e le “importava” così in Italia) e di costruire rapporti umani più saldi ancora delle sue – già perfette – fasciature.
Mancherà a tutti. Ciao Sandro, e grazie.
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Grande Sandro è stato tutto quello che raccontano e anche di più.Ma in quegli anni dove lui non era solo il massaggiatore della squadra MA il confessore di tutti NOI. Quando qualcosa non tornava anche nella vita privata/ Medica si andava da lui confidando l’inconfessabile, sapendo che lui era sempre all’ altezza della risposta.Persona Meravigliosamente disponibile.Fabrizio F.