Il cappellano don Ernesto Mandelli scrive al nuovo Cda del Molina
Auguri per il nuovo impegno, ma anche proposte concrete dedicate alla condizione dei lavoratori più esposti al costo della vita: “Perché non dividere il premio di produzione con loro?"

Pubblichiamo per intero la lettera rivolta al Cda del Molina che don Ernesto Mandelli, cappellano nella struttura di assistenza agli anziani, ha inviato a Varesenews
Anzitutto buon lavoro al nuovo Presidente e al nuovo Direttore Generale. Il Molina ha una lunga storia di solidarietà nata dalla comunità cristiana e dalla società civile (vedi cenni storici in Famiglia Bosina 1977). Quando una persona anziana deve lasciare la sua abitazione, lo fa a malincuore e spera di trovare un ambiente accogliente, familiare. Ecco perché al Molina si parla non di reparti ma di nuclei famiglia. Mi permetto allora di richiamare alcuni suggerimenti che nascono da una sapienza antica: “VEDERE, GIUDICARE, AGIRE”
VEDERE: il primo passo indispensabile per arrivare ad una decisione è la conoscenza di persona della realtà, dei problemi. Non affidatevi alla conoscenza del sentito dire, ma a quella diretta della vita di nucleo.
GIUDICARE: a questo punto si può giudicare se l’assistenza alla persona viene effettuata secondo criteri di etica, rispetto, uguaglianza e umanizzazione, cortesia, servizio, amore.
AGIRE: dopo questo percorso di conoscenza si può esprimere un giudizio circa il personale di servizio e sull’intero nucleo. Passando tra i vari nuclei capita di ascoltare delle lamentele da parte del personale: “che ne sanno di noi quelli del quinto piano?” E’ un invito a non fermarsi alle sole carte e documenti, ma a conoscere direttamente le persone e i nuclei.
Un altro interrogativo circola tra il personale: “il nostro stipendio di ausiliari (ASA e OSS) è conosciuto, perché gli altri stipendi non sono resi noti? In fondo siamo tutti dipendenti della stessa famiglia”. Lo scorso anno avevo formulato una semplice proposta: il premio di produzione annuale perché non può essere suddiviso tra gli stipendi più bassi?
Le motivazioni sono note: aumento del costo della vita, affitti…..non è stato preso in considerazione. Eppure sarebbe un riconoscimento non solo concreto ma soprattutto morale ed un incoraggiamento per un lavoro prezioso e diventato con il tempo più faticoso. Sarebbe anche un messaggio forte e chiaro alla società a ripensare formulazioni o contratti superati, in nome della dignità e della uguaglianza di ogni persona. Esprimo il mio augurio più sincero di buon lavoro nella speranza che questo CdA sappia conoscere bene la realtà del Molina e con coraggio individuare le scelte più opportune nello spirito della storia di questa bella opera umanitaria. Con stima
Don Ernesto Mandelli cappellano
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