“Il gioco d’azzardo rovina l’Italia”: a Materia una serata per raccontare i rischi di una dipendenza invisibile
Nel nuovo spazio di VareseNews a Castronno la presentazione del libro di Daniela Capitanucci, che ha dialogato col Generale Crescenzio Sciaraffa della Guardia di Finanza su un tema spesso sottovalutato

Una serata intensa e partecipata quella che si è svolta nello spazio Materia, il nuovo luogo di incontro e riflessione di VareseNews a Castronno, dedicata a un tema ancora troppo spesso sottovalutato: il gioco d’azzardo. Protagonista dell’incontro Daniela Capitanucci, psicologa e fondatrice di Azzardo e Nuove Dipendenze, che ha presentato il suo ultimo libro: “Il gioco d’azzardo rovina l’Italia”, in dialogo con il Generale Crescenzio Sciaraffa, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Varese. A moderare l’incontro è stato Tomaso Bassani, caporedattore di VareseNews.
Dall’eccezione alla normalità: l’azzardo nella vita quotidiana
Capitanucci ha raccontato come la sua attenzione per il fenomeno sia nata in un’epoca in cui il gioco d’azzardo non era ancora così diffuso: «Quando ero adolescente – ha ricordato – bisognava andare al casinò per giocare. Oggi invece l’azzardo è entrato nella nostra quotidianità, in particolare attraverso l’online».
Negli ultimi decenni, spiega l’autrice, il gioco è stato normalizzato, promosso come forma di intrattenimento “responsabile”, ma senza mai mettere in discussione la sua natura pericolosa. Con il 2003, l’azzardo lecito è stato di fatto trasformato in un prodotto di mercato, con pubblicità mirate, segmentazione dell’offerta e target precisi per ogni tipologia di gioco. Da un semplice Gratta e Vinci si può passare in breve tempo a una spirale distruttiva.
Una dipendenza trasversale e in crescita
I dati dell’Istituto Superiore di Sanità, riferiti al 2018, parlano chiaro: in Italia si stimano 1 milione e 500mila giocatori patologici e 1 milione e 400mila giocatori a rischio. Ma il problema non si esaurisce nei numeri. Capitanucci, attiva anche all’interno del Ser.D. (Servizio per le dipendenze), ha sottolineato che chi cade nella ludopatia spesso si ritrova a chiedere prestiti, vendere beni personali e perfino a impegnare l’abitazione per saldare i debiti di gioco. Una forma di dipendenza che non distrugge solo il giocatore, ma anche chi gli sta intorno.
Il punto di vista della Guardia di Finanza
Il Generale Crescenzio Sciaraffa ha portato l’esperienza del corpo nel contrasto alle attività illegali legate all’azzardo: «Solo nel nostro territorio – ha detto – sono stati individuati oltre 10.000 siti online abusivi». Ha poi evidenziato il ruolo dello Stato regolatore, dove da una parte si combattono le irregolarità e dall’altra lo Stato stesso trae profitto dalle concessioni sui giochi.
Il generale ha parlato anche dei meccanismi tecnologici che facilitano l’abuso, come il sistema “ticket-in ticket-out”, che consente di ricaricare e scaricare denaro in modo rapido, spesso senza rendersi conto delle perdite accumulate.
Scommesse, modelli culturali e nuovi giocatori
Durante la serata si è discusso anche del cambiamento del profilo dei giocatori: se trent’anni fa il giocatore tipo era un uomo di mezza età, oggi l’azzardo coinvolge persone di ogni fascia sociale ed età, comprese le nuove generazioni. Una recente ricerca mostra come molti ragazzi si siano avvicinati al gioco già da bambini, attraverso scommesse sportive fatte in famiglia, spesso con leggerezza, ma con effetti duraturi.
Capitanucci ha fatto un parallelo significativo con la comunicazione sul tabacco: «Le sigarette tradizionali non si pubblicizzano più, ma quelle elettroniche sì, e con fragranze attraenti. Lo stesso vale per il gioco d’azzardo: lo si presenta in modo positivo, quasi come un passatempo innocuo».

Il peso nascosto della ludopatia
Il tema più delicato affrontato durante la serata è stato quello del suicidio: «Chi sviluppa una dipendenza dal gioco – ha spiegato Capitanucci – arriva spesso a perdere ogni riferimento, non sa più come uscirne. Il senso di vergogna, i debiti, la solitudine possono portare a gesti estremi». Una realtà sommersa, ancora poco raccontata, che rende necessario parlare apertamente di questo fenomeno.
Un libro, un impegno civile
Il libro “Il gioco d’azzardo rovina l’Italia” è molto più di un saggio: è un atto di denuncia, ma anche uno strumento di consapevolezza, rivolto a cittadini, amministratori, educatori. Daniela Capitanucci invita tutti a non sottovalutare il fenomeno, a osservare con attenzione i segnali e ad agire per prevenire una delle dipendenze più silenziose e devastanti del nostro tempo.
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